E il Vaticano benedice il Napolitano bis – di Giacomo Galeazzi

La Cei, alla rielezione di Giorgio Napolitano, esprime le sue «felicitazioni». «Nel farLe sentire la nostra vicinanza e partecipazione avvertiamo il peso della responsabilità che l’incarico conferitoLe porta con sé, specialmente in quest’ora della storia», scrive in un messaggio la presidenza della Conferenza Episcopale Italiana. Le esprimiamo di cuore le nostre felicitazioni nel momento in cui Lei, avendo dato la Sua esemplare disponibilità da molti richiesta, è stato confermato Capo dello Stato», scrive la presidenza della Cei.

 

«Nel farLe sentire la nostra vicinanza e partecipazione avvertiamo il peso della responsabilità che l’incarico conferitoLe porta con sé, specialmente in quest’ora della storia. Sono, infatti, molteplici gli elementi che sembrano oggi indebolire il riconoscimento del senso della comune appartenenza», prosegue.

 

Nel messaggio si ricorda che «la gente e le famiglie vivono la crisi economica che, a sua volta, rimanda a una crisi più profonda e generale; essa tocca le radici stesse dell’uomo. È crisi sociale ed è crisi politica, che emerge in contrapposizioni radicali, nella scarsa partecipazione e nella fatica a raggiungere consenso». «Tutto ciò fa di questo un tempo di scelte impegnative, che richiedono la consapevolezza e la capacità di cogliere le risorse e le reali opportunità per sviluppare una rapida e incisiva ripresa – osserva la presidenza Cei.

 

Del resto, la misura dell’autentica politica si riconosce nella sua capacità di interpretare la società e di ragionare in termini di sviluppo storico e non all’insegna della contingenza, restituendo priorità alla riflessione pacata, al confronto, alla mediazione alta; nell’affrontare seriamente quanto ha a che fare con la vita quotidiana della nostra gente».

La risposta migliore «alla stanchezza e alla disillusione passa dal rispetto della democrazia e, quindi, dalla fedeltà ai principi della Costituzione, che ha il suo cardine nella centralità della persona e impegna a garantire a tutti lavoro, speranza e dignità».

 

La Cei ricorda anche che «l’esperienza cristiana ha sempre avuto una dimensione e una valenza pubblica», e che all’uomo «è diretto il servizio della Chiesa come quello dello Stato, nella piena distinzione e autonomia, nonché nella reciproca e leale collaborazione per il bene dell’intero Paese».

 

«Il nostro cordiale augurio – aggiunge – è che, sotto la Sua rinnovata Presidenza, il Paese possa crescere nell’autentico progresso, in una stagione di effettiva e corale disponibilità, avendo come supremo obiettivo quello di servire il bene comune». «Le siamo vicini con la nostra preghiera – conclude il messaggio -, confermando il leale e generoso contributo della Chiesa che vive nell’amata Italia».

Così l’Osservatore Romano ha accolto l’accordo sulla rielezione di Napolitano: «È ancora una volta Giorgio Napolitano la vera risorsa della Repubblica, quella necessaria per tirare fuori l’Italia da una crisi politica e istituzionale senza precedenti che ora dopo ora si stava sempre più complicando».

«Il nodo che è apparso a un tratto quasi irrisolvibile sembra dunque finalmente sciolto soltanto grazie alla disponibilità di Napolitano, il quale ha accettato di tornare sulla sua decisione di non ricandidarsi dopo la richiesta quasi unanime delle forze politiche», sottolinea il quotidiano della Santa Sede.

«Ma a dimostrazione del clima difficile che sta caratterizzando la vita politica italiana basti tener conto della notizia, fatta trapelare dal Pd, secondo la quale, al fine di evitare il ripetersi del sabotaggio da parte dei franchi tiratori, i voti espressi dal partito al sesto scrutinio – che si svolge mentre andiamo in stampa e che dovrebbe sancire la rielezione di Napolitano – saranno riconoscibili», osserva ancora il giornale vaticano.

«Sarebbe infatti catastrofico per la credibilità anche delle stesse istituzioni, come del resto la nota del Quirinale fa capire, se, dopo aver richiamato in campo l’attuale capo dello Stato, le forze politiche ne bocciassero la candidatura nel segreto dell’urna», aggiunge l’Osservatore Romano.

 

Anche nel 2006 fu l’Osservatore Romano ad auspicare l’elezione al Colle di Giorgio Napolitano. E oggi pure la Cei benedice il bis. «Questa grande figura – che il Signore gli dia veramente salute, forza – possa prendere il mano le situazioni, per consapevolizzare in maniera adeguata il mondo politico per una scelta di vera dignità e di grande responsabilità», aveva sottolineato stamattina, riferendosi a Giorgio Napolitano, monsignor Giancarlo Bregantini, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei, in un’intervista alla Radio Vaticana.

«Sentiamo sempre più necessario rivolgere un disperato appello alla serietà e alla capacità di cogliere il gusto del bene comune: che siano capaci di responsabilità e di dignità!», aggiungeva monsignor Bregantini. «Soprattutto -osservava- si sente la differenza abissale tra i problemi veri della gente e il gridare di qualcuno o l’essere muro a muro.

Le parole che sono state usate, in questi giorni, sono incapaci di cogliere il dramma che sale dalla gente comune, dal Paese. Non si può giocare così! Non ci sono colpevoli qua o là, ma è la mentalità: cioè la politica non coglie il senso di responsabilità; la politica che non sa dire «stringiamoci perché il bene di tutti, viene prima del bene mio».

 

La dottrina sociale della Chiesa dice con chiarezza: prima viene il nostro, poi viene il mio; solo difendendo il nostro, io difendo il mio. Stamattina abbiamo a lungo pregato nelle Lodi, recitando il Cantico del Libro della Sapienza: «Dammi la sapienza che siede accanto a Te e non mi escludere dal numero dei tuoi figli». La abbiamo dedicata espressamente al Parlamento italiano».

 

Stessi toni sui media della Cei.”Quirinale, come una guerra” Il quotidiano dei vescovi non usa mezzi termini e, riferendosi alle elezioni per il nuovo capo dello Stato, denuncia come «anche la strada per il Quirinale» sia «diventata un percorso di guerra». Da qui l’appello ad andare «via dal peggio». In un editoriale in prima pagina, il direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio, rileva: «In appena due giorni nell’Assemblea dei grandi elettori del nuovo capo dello Stato si è riusciti a mettere in scena tutto il peggio dei riti e dei passaggi parlamentari della Prima e Seconda Repubblica: franchi tiratori e congiure ribaltonesche di palazzo».

Il direttore del quotidiano della Cei non può fare a meno di evidenziare che «anche se ormai si spara sulla Croce Rossa e da ribaltare politicamente c’è ben poco, il danno alle Istituzioni è, invece, assai grave. Grave almeno quanto la crisi di fiducia nei partiti. Grave almeno quanto la sfrontata pesantezza dei giochi di prestigio e di interdizione dei vecchi e nuovi `potenti´ che possono approfittare della impressionante debolezza e mancanza di visione di questa classe dirigente».

«Naturalmente – è il ragionamento del quotidiano della Cei – chi ha più ruolo ha più responsabilità. E le dimissioni annunciate da Pier Luigi Bersani lo dimostrano. Il Partito Democratico, forza di maggioranza relativa, ha prima fallito la prova della `larga intesa´ attorno ad una figura di riconosciuto equilibrio di Franco Marini e ora, assieme ai suoi alleati, ha trasformato in devastante boomerang anche la prova di compattezza attorno a Romano Prodi, personalità di statura internazionale e uomo-simbolo del centrosinistra secondo repubblicano».

 

Il risultato è, denuncia il quotidiano dei Vescovi, che «anche la strada per il Quirinale è diventata un percorso di guerra costellato di stendardi spezzati e di bandiere sbrindellate». Non tutto però è perduto: «Il guasto non è irreparabile, purché si sappia tornare, con un soprassalto di saggezza politica e istituzionale, sulla via maestra».

Nello «stallo incomprensibile e inaccettabile» che impedisce la formazione di un governo e tra le incognite dell’elezione del nuovo capo dello Stato, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, aveva lanciato martedì un forte richiamo alla politica perché si esca degli «indugi immotivati» e si trovino soluzioni «stabili» per il governo e «di grande livello e onestà”, riconosciuto in campo «internazionale», per il Quirinale.

 

«La politica si decida a finirla con ogni indugio, spesso immotivato, e ad affrontare seriamente e decisamente i problemi della gente che non ne può più”, ha detto l’arcivescovo di Genova, che oggi ha celebrato una messa nello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente e una in Ansaldo Sts.

 

Fonte: Vatican Insider