I giornalisti cattolici si schierano con Magdi Cristiano Allam finito sotto processo per una serie di articoli pubblicati su Il Giornale tra il 22 aprile e il 5 dicembre del 2011. «Ad accusarlo non sono gli islamici – scrive il quotidiano dove Allam è opinionista (29 agosto) – che pure gliel’hanno giurata dopo la conversione al cattolicesimo.
No, a trascinarlo alla sbarra sono gli italianissimi colleghi dell’Ordine nazionale dei giornalisti, che hanno deciso di sottoporlo a procedimento disciplinare». Allam rischia fino alla radiazione dall’albo dei professionisti.
Ma cosa aveva scritto di così grave? Frasi del tipo: «l’Islam ci assedia: abbiamo il dovere di difendere la nostra cultura. Subiamo ogni giorno gli abusi dei predicatori d’odio che si annidano in quasi tutte le 900 moschee italiane» (26 aprile 2011); oppure «Milano si inchina alle moschee ma vieta le chiese» (27 giugno 2011). E ancora, 3 maggio 2011: «Ha ragione il cardinale bolognese Giacomo Biffi quando mi dice che il nostro vero nemico non sono gli islamici bombaroli, ma i cosiddetti islamici moderati che ci impongono moschee e scuole coraniche».
GLI ATTACCHI ALLA CHIESA CATTOLICA
Sulla presunta “islamofobia” di Magdi Allam, Aleteia ha ascoltato alcune autorevoli voci del giornalismo cattolico. Spiega Riccardo Cascioli, direttore della Nuova Bussola Quotidiano: «Si sono registrati numerosi eccessi giornalistici nei confronti della Chiesa cattolica con accuse gravi e tendenziose. Penso, ad esempio, a sacerdoti accusati di pedofilia e risultati poi innocenti. Si è registrato spesso un atteggiamento sbagliato e immorale con chiare violazioni dell’etica professionale. Casi in cui era necessario intervenire e non si è intervenuto».
ISLAM E DIRITTO DI CRONACA
Due pesi e due misure. «La realtà islamica è invece un argomento che non si tocca. E’ come se si avesse paura persino di esprimere una critica. L’accusa a Magdi Allam è ridicola – sentenzia Cascioli – già sull’omofobia, prima che sull’islamofobia, l’Ordine dei Giornalisti aveva assunto posizioni discutibili. La libertà di espressione e il diritto di cronaca sono fondamentali. Qui non si vuol diffamare nessuno, ma non si possono limitare questi diritti sacrosanti altrimenti succederà come in Inghilterra, dove per paura di essere tacciati di razzismo, non si denunciano crimini pazzeschi».
ARGINE CONTRO GLI ESTREMISTI
Il direttore della Nuova Bussola sgombra il campo da «manovre intimidatorie». «E’ assurdo non poter dire che ci sono imam che predicano violenza o denunciare cellule terroristiche. Non si può tacere di fronte a situazioni pericolose per il bene comune e trasformare la Chiesa cattolica nel nemico della nostra convivenza. Oltretutto – conclude Cascioli – la Chiesa dovrebbe essere vista come un punto di resistenza contro le derive fondamentaliste e non, come fa certa stampa laica, colpendola con accuse spesso risibili, chiudendo gli occhi su altre realtà realmente pericolose».
CORRETTEZZA DELL’INFORMAZIONE
Giorgio Bernardelli della rivista Mondo e Missione, esperto di Medio Oriente, riporta l’attenzione sulla correttezza dell’informazione. Notizie, affermazioni, analisi sull’Islam devono essere liberamente divulgate purché suffragate da fonti e documentazione certa. «Ci sono episodi legati ad un Islam fanatico che devono essere riportati – osserva Bernardelli – ma continuare a scrivere che il vero Islam è quello degli estremisti è sbagliato».
EMARGINARE L’ISLAM FANATICO
Secondo il giornalista di Mondo e Missione bisogna compiere delle distinzioni nette. «I musulmani non esistono come blocco monolitico. I fanatici ci sono e vanno emarginati anche mediaticamente per dar voce a chi nelle comunità islamiche ne prende le distanze. L’informazione non può fare di tutta l’erba un fascio come spesso accade. Se le affermazioni di Allam sono documentate possono essere sicuramente preziose. Purchè non si metta sullo stesso piano l’Islam dei fondamentalisti, una minoranza, dall’Islam reale, che è tutt’altro».
NO AGLI STEREOTIPI
Sui provvedimenti disciplinari dell’ordine Bernardelli resta «scettico». «Lasciano il tempo che trovano – taglia corto – piuttosto il giornalismo italiano deve studiare bene l’Islam senza generalizzazione. E’ solo in questo modo che l’informazione può migliorare, ma appigliarsi a stereotipi resta l’errore peggiore che si possa fare».
Fonte: Aleteia