E’ arrivata in Vaticano la statua della Madonna di Nagasaki, scampata alla devastazione del 1945

Accompagnata da una delegazione, è arrivata a Cagliari direttamente dal Giappone il 28 dicembre scorso. Dopo l’accoglienza presso la Basilica della Madonna di Bonaria è stata trasferita in altre parrocchie della Diocesi cagliaritana, fra cui quella di Gospini (vedi foto a lato) per essere venerata come simbolo di pace. Oggi ha lasciato la Sardegna per approdare in Vaticano e da lì essere poi portata alla sede dell’ONU.

 

La statua lignea raffigurante l’Immacolata Concezione, ispirata ad una raffigurazione del Murillo, secondo la tradizione era stata donata da S. Massimiliano Kolbe alla comunità cristiana di Nagasaki ed era stata posta nel 1929 su un altare, anch’esso in legno, nella Cattedrale di Urakami a Nagasaki, costruita nel 1914.

Il 9 agosto 1945  alle ore 11:02 nella chiesa di Urakami, erano presenti 30 fedeli e 2 preti impegnati nelle confessioni. In seguito allo sgancio della “Fat man” – come è stata soprannominata questa bomba al plutonio – che scoppiò a 500 metri dalla cattedrale, morirono tutti e l’edificio bruciò per l’intensità del calore sprigionato.

 

Kaemon Noguchi, un soldato giapponese congedato nonchè prete cattolico, entra tra le rovine della Cattedrale di Urakami per pregare. Spera di trovare un ricordo tangibile della chiesa della sua giovinezza da portare nel suo Monastero Trappista di Hokkaido.

Dopo più di un’ora di ricerca tra le macerie, Noguchi si siede e si rimette a pregare. E, improvvisamente, nota le fattezze senza occhi della Madonna, che lo fissavano cieche in mezzo alla polvere. Si tratta della testa di una statua lignea della Vergine sopravvissuta all’atomica e delle cui radiazioni porta ancora segni evidenti, del corpo non è rimasta traccia.

 

L’aspetto dell’icona religiosa, devastata dalla guerra, è impressionante: gli occhi della Madonna sono due cavita’ bruciacchiate, gli occhi di vetro sciogliendosi  Le hanno solcato il viso come delle lacrime. Per molti fedeli quella testa è sopravvissuta in modo miracoloso; per tutti è un simbolo religioso di speranza. Turbato, Noguchi porta l’immagine bruciacchiata nel suo convento, dove la tiene per 30 anni.

 

Nel 1975 Kaemon Noguchi ritorna a Nagasaki per restituire l’immagine della Madonna. La consegna al Professor Yakichi Kataoka, che la custodisce nel Junshin Women’s College per 15 anni. Nel 1990 Takeshi Kawazoe, parroco della Chiesa di Urakami, esprime il desiderio di scoprire il nome di questo soldato che ritrovò la statua, Padre Noguchi scrive una lettera alla chiesa raccontando che cosa era successo. Il Professor Kataoka venutolo a sapere, restituisce la reliquia alla chiesa, che la espone nel museo della bomba atomica.

 

Nel 1998 Mr. Yasuhiko Sata legge la storia della Madonna e visita Nagasaki per vedere la statua, che trova inaspettatamente esposta tra altri cimeli nel museo della bomba atomica. Cerca allora di convincere i responsabili della Chiesa di Urakami che la Madonna non è un semplice ricordo dell’olocausto nucleare, bensì un oggetto sacro che deve essere riportato sull’altare. Il giorno di Pasqua, il 23 aprile 2000, gli sforzi di Mr. Sata danno finalmente il loro frutto: Padre Mimura, della Chiesa di Urakami, gli assicura che la Madonna sarà posta nella Cattedrale in maggio, il mese a Lei dedicato.

 

Da quel momento, in una cappella costruita per l’occasione, è esposta ai fedeli la cosiddetta “Madonna bombardata“, che viene periodicamente portata in varie parti del mondo come simbolo di pace e strumento di dissuasione dalla costruzione e uso delle più bombe atomiche.

Redazione La Madre della Chiesa

 

Fonte per le notizie in Giappone: Viaggi spirituali