«Dory», in Disney debutta una coppia gay. Come previsto, la via Lgbt per i bambini passa dai cartoni

Cartone DorySono bastati tre secondi nel nuovo trailer di Alla ricerca di Dory, il sequel del film premio Oscar con protagonista il pesciolino pagliaccio Nemo, per accendere il dibattito: è una famiglia arcobaleno quella che si vede nelle nuove immagini del film di Andrew Stanton e Angus MacLane? Secondo molti osservatori sembrerebbe proprio di sì. Hank, il polipo amico di Dory, al parco si imbatte infatti in una bambina i cui genitori sarebbero due donne.

Non più di tre inquadrature, il tweet di Matthew Gottula che si definisce un appassionato di parchi a tema, e in poche ore la notizia fa il giro del mondo.

Nessuno per il momento commenta ufficialmente da Disney, neppure Ellen DeGeneres, storica doppiatrice della pesciolina Dory e appassionata sostenitrice delle battaglie LGBT che è stata la prima a condividere il trailer. Se la cosa fosse confermata, sarebbe un passo enorme per la casa di Topolino.

Da tempo infatti la comunità sta facendo pressione attraverso i social network perché Disney mandi un segnale in quel senso.

Poche settimane fa con l’ashtag #GiveElsaaGirlfriend era stata lanciata su Twitter la campagna per dare una fidanzata a Elsa, la protagonista del cartoon campione di incassi (record mondiale per un film d’animazione) Frozen.

L’idea è venuta a una diciassettenne messicana ma nel giro di poco è rimbalzata su tutti i social tanto che la doppiatrice e cantante Idina Menzel, ormai famosa in tutto il mondo per la sua Let it go, intervistata in occasione dei Billboard Music Awards, aveva commentato: “Penso che sarebbe bellissimo. Disney dovrebbe confrontarsi con questo, è un tema da affrontare”.

La questione che lega le tematiche LGBT ai cartoon è considerata da sempre delicata dagli esperti del settore. Si contano sulle dita di una mano i personaggi di film d’animazione americani definiti omosessuali: a parte le serie “irriverenti” come South Park e i Simpsons (destinate a un pubblico non di piccolissimi) nel 2012 il primo personaggio cartoon gay è arrivato con Paranorman, un film di zombie il cui obiettivo era quello di affrontare temi come il bullismo e l’intolleranza.

Al muscoloso Mitch Downe è seguito poi il coming out di Skaracchio, addestratore di giovani vichinghi al combattimento coi draghi in Dragon Trainer 2. È stato lo stesso regista Dean DeBlois, dichiaratamente gay, a rivelare due anni fa al festival di Cannes che la frase “è per questo che non mi sono mai sposato” pronunciato da Skaracchio era un riferimento al fatto che in molti parti del mondo il matrimonio omosessuale non era consentito.

Ultimi della (breve) lista, la coppia composta da Bucky e Pronk nel film Zootropolis: sono un kudu e un orice, vicini di casa della coniglietta Judy. Sono stati interpretati come una coppia di sposi dello stesso sesso.

Ma il passo più importante nell’accettazione del proprio orientamento sessuale e di famiglie diverse da quella tradizionale in realtà lo ha fatto un cartoon che non aveva nessun personaggio gay e alcun riferimento nella trama.

Si tratta del film in stop motion Boxtrolls il cui slogan all’epoca dell’uscita recitava: “A volte c’è una madre, a volte c’è un padre. A volte ci sono due padri o due madri”, mentre sulla locandina compariva la scritta “le famiglie sono di ogni forma e dimensione, perfino a triangolo”, un chiaro invito ad accettare anche le famiglie gay.

Presenti alla Mostra del cinema di Venezia i registi avevano accettato di commentare questa scelta: “Forse può aiutare gli adulti, perché per quanto riguarda i bambini non c’è nessun lavoro da fare”, aveva detto Anthony Stacchi. “Io ho un figlio nella cui classe c’è un bambino figlio di due padri e un altro figlio di due madri e per lui non c’è alcuna differenza”.

Chiara Ugolini, da Repubblica.it