Roma, (Zenit.org) Papa Francesco parla spesso della discriminazione e dei crimini commessi in nome della cultura dello scarto. A questo proposito proprio ieri si è aperta a Firenze, al Palagio di Parte Guelfa, la mostra “Dall’eugenetica allo sterminio nazista – Perché non accada mai più Ricordiamo” promossa dall’Associazione Nazionale di Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale (Anffas) in collaborazione con l’assessorato al welfare del vicesindaco Dario Nardella.
La mostra è nata sulla scia della ricorrenza della Giornata della Memoria, e mostra un aspetto meno noto ma non per questo meno terribile dello sterminio nazista, ovvero il programma di uccisione dei disabili e dei malati mentali.
La parte concettuale della teoria discriminatoria e razziale che si realizzò con il regime nazista, fu in gran parte sviluppata da Francis Galton, cugino di Charles Darwin.
Partendo dal darwinismo sociale Galton, diede fondamento alle teorie ed alle politiche di miglioramento della razza su basi eugenetiche.
La mostra si sofferma sulle politiche di sterilizzazione coatta praticate in Germania dal 1933 e sulla realizzazione del progetto Lebensborn,
Sotto la guida di Heinrich Luitpold Himmler, comandante della polizia dal 1936 e delle forze di sicurezza del regìme nazista (SS), il progetto Lebensborn (Sorgente di Vita) prevedeva la salvaguardia e continuazione della razza ariana.
Vennero istituite delle cliniche dove giovani donne scelte per le loro caratteristiche genetiche si accoppiavano con soldati che partivano per il fronte.
I bambini che nascevano venivano selezionati secondo rigidi criteri eugenetici. Quelli che presentavano caratteristiche non confacenti con la razza ariana venivano soppressi.
Gli altri diventavano proprietà del regime nazista per il miglioramento della razza.
Con il progetto Lebensborn Himmler pensava di organizzare un vero e proprio Ordine delle SS in stile medievale, consacrato alla tutela della purezza razziale.
Il progetto ebbe inizio il 10 dicembre 1935 con la Lebensborn e.V. che venne fondata a Berlino e amministrata dall’”Ufficio centrale della razza e del Popolamento”.
Il 1 gennaio del 1938 la società divenne Amt L (Ufficio L, dove “L” sta per Lebensborn) e passò sotto il controllo diretto dello Stato maggiore delle SS, cioè dello stesso Himmler. La direzione fu trasferita da Berlino a Monaco, nell’ ex sede del Centro comunitario ebraico e nella casa requisita dalle SS a Thomas Mann.
Nel 1948 dopo la fine della Seconda Guerra mondiale al Processo di Norimberga i membri dell’Ufficio centrale della Razza e del Popolamento e del Progetto Lebensborn vennero processati e condannati per crimini contro l’umanità.
La mostra racconta del dibattito che si scatenò in Germania sull’opportunità di lasciare in vita o sopprimere i bambini nati con malformazioni, disabilità o caratteri genetici non perfetti.
Il regime produsse cortometraggi, manifesti, opuscoli che evidenziavano il costo del mantenimento di soggetti bollati come non produttivi.
Fu così che nel 1939 prese avvio il programma di eutanasia infantile.
Nello stesso anno si promosse il programma Aktion T4 per l’ “eutanasia” degli adulti, ed in particolare anziani affetti da demenza senile, schizofrenia, alcolismo, paralisi, ed altri disabilità fisiche.
Tra le opposizioni si levò forte la voce dell’arcivescovo di Munster, August von Galen, che condannò con forza questi omicidi di massa.
Nel 1941 Hitler ordinò la fine dell’operazione Aktion T4 per gli adulti, mentre mantenne quella per bambini.
Obbiettivo della mostra è quello di proporre alle giovani generazioni pagine di storia spesso poco conosciute en spiegare dove possa giungere un’ideologia con finalità eugenetiche.
La mostra è di grande attualità perché di eutanasia e di come il mondo moderno pensa di risolvere il problema dei malati gravi, siano essi anziani o giovani, è oggetto di dibattito e proposte legislative in Europa, negli Stati Uniti e in Canada.
L’esposizione sarà aperta fino a sabato 1 marzo.
Fonte: sito della Città di Firenze