Dalla Polonia di Wojtyla due miracoli eucaristici che sono un clamoroso monito per Bergoglio – di Antonio Socci

Miracolo eucaristico PoloniaE’ accaduto in una città polacca della Slesia, Legnica, che prende il nome dalle sue miniere di lignite. E’ un evento enorme, ma si è verificato in sordina. Il 25 dicembre del 2013, nella chiesa parrocchiale di San Jacek, durante la Messa di Natale, il sacerdote distribuisce la comunione e un’ostia consacrata cade inavvertitamente per terra. Secondo le norme in questi casi si raccoglie la particola e la si pone dentro il tabernacolo in un bicchiere d’acqua dove di lì a poco si dissolverà.

Così hanno fatto. Ma dieci giorni dopo, il 5 gennaio del 2014, uno dei sacerdoti si accorge che l’ostia c’è ancora e, in una sua parte, è diventata rosso sangue. Viene avvertito il vescovo che – passate due settimane – istituisce una commissione di studio.

Si prelevano alcuni campioni dalla zona rossa della particola e si sottopongono a rigorose analisi del Dipartimento di Medicina Legale che – alla fine degli esami di laboratorio – trae queste conclusioni: “Nell’indagine istopatologica si è scoperto che i frammenti di tessuto contengono parti frammentate di muscolo striato. L’insieme assomiglia molto al muscolo cardiaco, con le alterazioni che appaiono di frequente durante l’agonia. Gli studi genetici indicano l’origine umana del tessuto”.

 

FATTI CLAMOROSI

Com’è noto la Chiesa – sulla base delle parole di Gesù – riconosce che il pane e il vino consacrati dal sacerdote durante la messa diventano realmente il corpo e il sangue di Cristo, pur conservando l’apparenza del pane e del vino.

Ma da secoli si verificano miracoli in cui quelle apparenze spariscono e il pane e il vino consacrati mostrano, anche scientificamente, di essere diventati davvero carne e sangue umani.

In questo caso addirittura carne di un cuore vivo che sta soffrendo nell’agonia: la sofferenza del Salvatore che viene rifiutato dal mondo.

Il vescovo mons. Zbigniew Kiernikowski, il 17 aprile scorso, dopo aver ottenuto a Roma il placet della Congregazione per la dottrina della fede, ha firmato il riconoscimento ufficiale del miracolo e ha fatto esporre la reliquia.

La diocesi ha convocato una conferenza stampa per dare tutte le informazioni sull’accaduto e sulle analisi mediche che sono state così accurate da fornire un’assoluta certezza morale.

Prodigi simili si sono verificati anche in passato. Per esempio il miracolo eucaristico di Lanciano avvenne in quella cittadina abruzzese nell’VIII secolo e la reliquia è tuttora lì conservata.

Il clamoroso miracolo eucaristico di Bolsena data al XIII secolo. Si potrebbe sospettare che per quei tempi così lontani non sia garantita la veridicità delle testimonianze.

Ma il miracolo eucaristico di Siena – avvenuto nel XVIII secolo – dura ancora oggi, contro tutte le leggi naturali e proprio nei mesi scorsi è stato nuovamente analizzato dagli scienziati e riconosciuto come evento inspiegabile.

Soprattutto però è significativo che i miracoli eucaristici continuino a verificarsi anche ai giorni nostri.

Non si sono dissolti davanti al tribunale dell’analisi scientifica. Anzi, accadono addirittura con una frequenza superiore al passato. E sembra quasi che il buon Dio faccia le cose in modo da spazzar via ogni sospetto di imbroglio.

 

DIO AL MICROSCOPIO

Consideriamo un altro recente caso, accaduto sempre in Polonia, nel 2008, a Sokolka, nella chiesa di S. Antonio.

I fatti sono praticamente identici a quelli di Legnica. Il grumo rosso dell’ostia è stato analizzato da specialisti della facoltà di medicina dell’università di Bialystok, Maria Elzbieta Sobaniec-Lotowska e Stanislaw Sulkowski, i quali hanno rilevato che il fenomeno non si è prodotto per l’azione di batteri: una quantità di indicatori inducono a identificare il campione come proveniente da muscolo cardiaco e si tratta di fibre non necrotiche. In pratica tessuto vivente.

Oltretutto la lunga permanenza in acqua avrebbe dovuto avviare un processo di autodistruzione dovuto agli enzimi intracellulari, ma nulla di tutto questo si è verificato.

Sui giornali polacchi qualcuno ha insinuato che quella sostanza rossa potesse in realtà provenire dal cuore di un cadavere per essere posta appositamente sull’ostia.

Ma la particola è sempre stata sotto chiave, nessuno ha potuto manipolarla. E soprattutto i medici legali hanno escluso quella manipolazione perché hanno rilevato un dettaglio impressionante: i tessuti della particola sono inestricabilmente interconnessi con il tessuto cardiaco umano, tanto compenetrati che le particelle dell’ostia a un certo punto si trasformano in tessuto cardiaco.

Cose mai viste. Nessuno sulla terra è in grado di fare questo. La professoressa Sobaniec-Lotowska ha dichiarato: “Nemmeno gli scienziati della Nasa, che pure dispongono delle più moderne tecnologie, sarebbero in grado di riprodurre artificialmente una cosa del genere”.

 

SCIENZA E MIRACOLI

Paradossalmente nella modernità i miracoli eucaristici, anziché sparire (come avrebbero immaginato gli scettici), si sono moltiplicati e sono divenuti ancora più credibili, proprio grazie al vaglio della scienza. Essa ha finito col diventare – di fatto – la migliore alleata della Chiesa Cattolica.

Perché la Chiesa – diversamente da quanto credono i disinformati e i faziosi – dà un posto d’onore alla ragione e riconosce il ruolo fondamentale della conoscenza scientifica.

E’ proprio alla scienza che la Chiesa chiede il primo responso sui presunti miracoli, sia quelli analizzati nelle cause dei santi, sia quelli che si verificano a Lourdes o di altri santuari (perlopiù miracoli di guarigioni straordinarie).

Solo se e quando la scienza attesta che il fatto è scientificamente inspiegabile la Chiesa lo prende in considerazione e lo studia per riconoscere l’eventuale sua origine soprannaturale.

Così – volente o nolente – il mondo scientifico di fatto fornisce la sua autorevole convalida a quei fenomeni che superano la nostra ragione, sovvertono le leggi naturali e sono infine chiamati “miracoli”.

 

MESSAGGIO DAL CIELO

Ma perché il Cielo dovrebbe volere dei miracoli eucaristici? La Chiesa risponde: per confermare la fede dei cristiani e suscitare domande ragionevoli nella mente dei non credenti.

Ma anche per esaltare la presenza viva di Gesù fra i suoi. Papa Benedetto sempre sottolinea la centralità dell’eucarestia: “senza l’Eucaristia la Chiesa non esisterebbe”.

Nulla è casuale, anche in questi due miracoli eucaristici che sono avvenuti nella patria di Giovanni Paolo II.

Proprio lui istituì la diocesi di Legnica nel 1992 e la visitò cinque anni dopo. E’ nella sua memoria che la Chiesa polacca, nei recenti Sinodi, si è battuta contro la “rivoluzione” bergogliana sull’eucaristia.

E sempre nel ricordo di papa Wojtyla la Chiesa polacca ha accolto i due miracoli ricordando le parole di Gesù alla mistica di Cracovia S. Faustina Kowalska: “onora il mio Cuore che nel SS.mo Sacramento è pieno di Misericordia”.

E’ stato proprio Wojtyla a far conoscere S. Faustina e a canonizzarla. La vera misericordia – ha spiegato recentemente Benedetto XVI – è quella illustrata da papa Wojtyla e da S. Faustina.

Benedetto ha poi aggiunto che Bergoglio non può che predicare questa misericordia, la sola autentica. Sapendo, dolorosamente, che egli invece diffonde un’idea errata di “misericordia” che – con l’Amoris laetitia – legittima perfino la profanazione dei sacramenti e quindi il sacrilegio.

E’ nota la “freddezza” verso l’Eucaristia di Bergoglio che non si inginocchia davanti ad essa e che fece sconcertanti affermazioni “relativiste” sull’Eucaristia e sulla messa durante la sua visita ai luterani di Roma.

Queste per i cattolici sono le cose veramente importanti e infatti su di esse si sta verificando uno scontro epocale nella Chiesa.

Molti pensano che il moltiplicarsi dei “miracoli eucaristici”, oggi, sia da leggere come un segno per il nostro tempo e un ammonimento per chi sta nel seggio più alto: quel Bergoglio che – già da vescovo ausiliare di Buenos Aires – mise la sordina a un altro miracolo eucaristico, avvenuto negli anni Novanta proprio nella capitale argentina.

 

Antonio Socci

Da “Libero”, 31 maggio 2016

 

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