Un museo dedicato a don Carlo Gnocchi (leggi qui il ricordo di Eugenio Corti) appena dietro il centro di Milano, una sala che ricostruisce tramite alcuni oggetti la vita del sacerdote lombardo proclamato beato nell’ottobre 2009. Sarà inaugurato domani mattina alle 10.30, presso il Santuario del Beato (in via Capecelatro 66), alla presenza del ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi e al presidente del Pontificio comitato per i congressi eucaristici internazionali, monsignor Piero Marini.
Oltre chiaramente a tutti i vertici della Fondazione don Gnocchi, guidati dal presidente monsignor Angelo Bazzari, che, da quando don Carlo è stato proclamato beato tre anni fa, si sono messi in moto, cercando qualsiasi cosa potesse ricordare questa figura.
DAGLI ALPINI ALLE MOTOCICLETTE. Così, ecco che ha preso forma questo museo, ancora in evoluzione. Sorgerà in un luogo particolare, cioè dietro al santuario dove don Gnocchi stesso aveva chiesto di essere sepolto. Ad esso è collegato tramite un corridoio, così da formare un luogo unico: uno spazio di silenzio, preghiera e memoria, in ossequio al sacerdote. Nella sala c’è di tutto: dagli oggetti di vita quotidiana come i vestiti, un’agenda, lo scrittoio, una macchina da scrivere, alcuni resti delle sue spedizioni come cappellano degli alpini, ossia gli scarponi, i ramponi, un frammento dell’altare da campo.
«Don Gnocchi è una figura poliedrica: sacerdote ambrosiano, educatore dei giovani, cappellano degli alpini, eroe della solidarietà… è stato un imprenditore della carità», spiega monsignor Bazzari a tempi.it. E se ampio spazio è dedicato ai tanti libri della sua biblioteca e alle medaglie ottenute in guerra e con le opere della Pro Juventute, nel museo sono conservati anche alcuni ricordi di don Carlo decisamente singolari.
Una è la bellissima Fiat Topolino che don Carlo usava per muoversi: sistemata e tirata a lucido, conquista tutti i visitatori con la sua carrozzeria rosso fiammante. Ma ci sono anche due belle motociclette d’epoca, una delle quali fu usata da don Gnocchi nella “Freccia Rossa”, la spedizione che fece con alcuni scout da Milano a Capo Nord per sensibilizzare l’Europa e raccogliere i fondi per i suoi mutilatini.
ESEMPIO DI VISSUTO CRISTIANO». «Dopo la bellissima giornata che era stata la beatificazione nel 2009, volevamo fare di questo luogo un vero punto di riferimento non soltanto per i nostri centri, ma per tutto il pianeta della sanità, dell’assistenza e dell’educazione», dice ancora monsignor Bazzari: «In questo santuario e in questo museo don Gnocchi è padrone di casa: non più soltanto un riabilitatore, ma un vero protettore cui affidarsi». Una figura importantissima cui guardare per tutta la Chiesa, che ricordava il Beato proprio ieri: «Nell’anno della fede abbiamo bisogno di figure come quella di don Carlo Gnocchi: non soltanto una riproposizione di principi e dottrine, ma autentici esempi di un vissuto cristiano».
Fonte: Tempi.it