« Da Nostra Signora un invito alla conversione » di Marco Muscillo

Se ben ricordate, qualche settimana fa eravamo tutti felici di mostrare a coloro che ci accusavano di essere “medievali”, le immagini delle cattedrali, delle loro volte, delle splendide vetrate e dei rosoni, dei pavimenti dove predominano le figure geometriche che, al solo sguardo, danno all’istante l’idea di cosa sia il Divino. Eravamo così orgogliosi di quello che i nostri antenati avevano costruito e tramandato che non avevamo bisogno di chissà quali discorsi per capire che con le nostre posizioni sulla famiglia e soprattutto con la nostra fede in Cristo Gesù eravamo (e siamo) certamente nel giusto.Allora, il vedere la cattedrale di Notre Dame de Paris invasa dalle fiamme e che lentamente bruciava non può che essere stato per noi, più che per altri, un colpo al cuore.

Non solo perché stavamo perdendo inesorabilmente un gioiello architettonico di inestimabile valore, ma anche perché quelle immagini (diciamoci la verità) ci hanno provocato un grande senso d’angoscia per il significato simbolico di una civiltà occidentale che da un pezzo ha messo al rogo le proprie radici cristiane e di una Chiesa cattolica che soffre un’era di tribolazione, di persecuzione e di perdita della fede.

Proprio per questo appaiono stridenti (e personalmente a me hanno procurato ancora più tristezza) quei proclami delle autorità e i commenti di “esperti” ed opinionisti che già si sfregavano le mani al pensiero di ricostruire la cattedrale ex novo, magari apportando qualche modifica artistica in stile post-contemporaneo.

Ecco quindi che il Presidente Emmanuel Macron prometteva subito di ricostruire l’edificio di Notre Dame de Paris, allargando la partecipazione a donazioni private e alle migliori maestranze del mondo, quasi che al simbolismo negativo della cattedrale in fiamme, volesse subito contrapporre quello di una cattedrale in rifacimento e quindi di una rinascita di Parigi e della Francia, con lui protagonista.

In effetti, si è parlato di Notre Dame come un simbolo importante per la città di Parigi e per tutta l’Europa, ma solo dal punto di vista storico, culturale, architettonico.

In tutti i commenti che abbiamo sentito ai telegiornali e nelle trasmissioni di approfondimento, quasi nessuno ha osato proferire la parola “fede”. Ed è proprio la fede la grande assente, almeno in questi ambienti ufficiali.

Ma bastava premere il tasto “mute” del telecomando e lasciar parlare le immagini, per capire che la fede è stata la protagonista di tutta la notte di Parigi, a partire da quelle persone che ancora nella mattinata e nella giornata di martedì si sono avvicinate alla cattedrale per innalzare canti di preghiera al Signore, chiedendo Misericordia per i loro e altrui peccati e per far spegnere le fiamme prima che queste potessero distruggere completamente la struttura della cattedrale.

Preghiere che sono immediatamente state esaudite, perché, contrariamente a quanto si pensava, le fiamme sono state domate dai vigili del fuoco e già prima di mezzanotte si poteva tirare un sospiro di sollievo perché la struttura complessiva delle chiesa parigina era rimasta intatta.

E che dire delle reliquie della Corona di Spine di Nostro Signore e della tunica di San Luigi IX, portate in salvo prima che le fiamme potessero toccarle? Considerando che tutto ciò è accaduto la sera del lunedì della settimana santa, anche tutto ciò acquista un grande significato simbolico che accresce enormemente la nostra fede.

Una fede che viene toccata e stimolata anche quando vediamo le immagini dell’altare trovato intatto e della grande croce dorata, che nel buio della notte svetta luminosa e trionfante davanti ai pompieri che le stavano davanti.

Dietro la tristezza di una grande cattedrale in fiamme, quindi, leggiamo anche un grande messaggio di fede e di speranza. Quasi che quelle parole che si ripetono spesso nella Sacra Scrittura, anche lunedì sera risuonassero lì dentro a Notre Dame e nei cuori di tutti noi, dicendoci: “Non temere!”.

Non temiamo, dunque, perché sappiamo bene che non è l’edificio ad essere tempio, ma che è Cristo stesso il vero Tempio, distrutto e ricostruito in tre giorni. Dell’edificio può non rimanere che “pietra su pietra”, ma senza Cristo nessuna pietra per quanto bella e preziosa può aver alcun valore.

Ed è proprio questo l’errore che stanno commettendo Macron e gli “esperti”, i quali pensano di ricostruire l’edificio della cattedrale di Notre Dame, servendosi solo della pietra materiale, facendo affidamento sulla tecnologia e sulle abilità tecniche di chi è pronto a mettere le mani sulla ricostruzione, ma ignorando completamente l’aspetto della fede che è assolutamente fondamentale.

E’ questa una forma di cieca idolatria: la loro fede è malamente riposta nel progresso tecnologico e nei fantomatici “valori” anticristiani della società contemporanea. Basando la loro fede su questi, il loro progetto di ricostruzione non potrà che fallire.

Anche perché le cattedrali medievali sono una grande testimonianza della fede degli uomini di quel tempo.

E’ la profonda fede dell’uomo medievale che ha potuto costruire quei gioielli architettonici e la stessa cattedrale di Notre Dame era Testimonianza delle fede del popolo parigino in Cristo Signore. Senza fede non c’è alcun tipo di testimonianza e qualsiasi edificio, seppur costruito, resta vuoto di significato.

Forse dobbiamo volgere gli occhi a Colei cui è dedicata quella cattedrale. Come ben sappiamo, Nostra Signora ha diffuso nel mondo intero i suoi messaggi in questi ultimi tempi, molti dei quali proprio in terra di Francia.

Il 16 aprile, inoltre, la Chiesa ricorda Santa Bernadette Soubirous, alla quale la Vergine apparve nella grotta di Massabielle.

Penitenza, conversione, cambio di mentalità, ritorno a Cristo: questo è ciò che la Vergine Maria ci ha richiesto in continuazione in tutte le sue apparizioni. Ed è forse ancora questo il messaggio che ci è stato dato in questo lunedì 15 aprile, primo giorno della settimana santa 2019.

Non guardiamo pertanto all’edificio offeso dall’incendio e non piangiamo su quello che di materiale è andato perduto. Guardiamo invece alla cattedrale del nostro cuore, che forse è bruciata allo stesso modo e va ricostruita.

E’ una totale conversione quella che ci chiede Nostra Signora, un ritorno completo a Cristo senza compromessi.

Lo chiede alla nostra società occidentale, ai nostri politici, a tutti i popoli e alle nazioni, ma lo chiede anche a noi personalmente. Cominciamo dal nostro piccolo e parteciperemo al grande cambiamento che certamente ci attende.

La Francia ne sarà sicuramente protagonista: da lì si sono diffusi gli errori, lì saranno corretti.

Una fede rinnovata costruirà una civiltà nuova e una Francia nuova, il cui simbolo sarà la cattedrale di Notre Dame, che tornerà a risplendere nel cuore della città di Parigi, come la croce risplenderà nei cuori di tutti i battezzati.

 

Campari & De Maistre