“La bozza finale del progetto di legge sulla fecondazione assistita è immorale e disumana e la sua attuazione avrebbe conseguenze imprevedibili sulla società croata”: lo scrive chiaramente la Conferenza episcopale della Croazia (Ccb) in una dichiarazione pubblicata due giorni fa. Nel testo, i vescovi evidenziano, punto per punto, le criticità del disegno normativo, affermando che esso “è incompatibile con la Costituzione nazionale” perché “il diritto alla vita del nascituro non è garantito sin dal concepimento”.
Allo stesso tempo, il progetto di legge è “disumano” in quanto ha un “carattere eugenetico”, ponendo come obiettivo “il concepimento, la gestazione e la nascita di un bambino sano”, il che implica “l’uso illimitato della diagnosi pre-impianto”. La bozza di normativa, inoltre, non servirebbe a “guarire le cause dell’infertilità” e “non risolverebbe, bensì moltiplicherebbe i problemi medici, legali ed etici” della fecondazione assistita, soprattutto per quanto riguarda il trattamento degli embrioni congelati, “la cui sorte non è ben chiara e definita”.
E non solo: dal punto di vista professionale, ribadiscono i vescovi croati, il progetto di legge “mina la dignità del medico che, applicando una normativa simile, finirebbe per violare il Giuramento di Ippocrate ed il Codice deontologico”.
La Ccb evidenzia, poi, un’ulteriore criticità nel fatto che tale tipo di fecondazione assistita, destinata “ad un’ampia cerchia di utenti” recherebbe danno “al matrimonio e alla famiglia, istituzioni-cardine della società, nel tentativo di equiparare ad esse altre forme di convivenza”. Invece di fare “gli interessi futuri dei cittadini croati”, sottolineano quindi i presuli di Zagabria, la normativa proposta “favorisce le finanze delle società farmaceutiche e delle case di cura”.
Ed è ritenuto grave il fatto che il progetto di legge “non sia inflessibile in presenza di abusi e violazioni della norma stessa, poiché non prevede pene severe per la reiterazione di reati o per crimini commessi da gruppi organizzati”. Allo stesso modo, non è prevista “la revoca dell’abilitazione all’esercizio della professione per il personale medico che violi la normativa”, il quale andrebbe incontro solo a “sanzioni economiche e non a pene detentive”.
La Chiesa croata, inoltre, rileva una certa fretta nel voler far approvare tale progetto di legge “prima della pausa estiva dei lavori del Parlamento”, mentre invece “dato il suo contenuto e la sua importanza, il testo in esame richiede un ampio dibattito democratico con una discussione aperta dei differenti punti di vista, così da fornire ai cittadini un’informazione credibile”.
Quanto ai sostenitori della normativa che ribadiscono di doverla approvare perché così hanno promesso ai cittadini durante la campagna elettorale, i vescovi affermano: “Né una promessa né una vittoria alle urne conferisce il potere di vita o di morte o dà campo libero alla minaccia di valori fondamentali come il matrimonio e la famiglia”. Di qui, l’appello che la Ccb lancia affinché i parlamentari, “soprattutto quelli che si dichiarano cattolici, non macchino la propria coscienza attuando tale legislazione che va direttamente contro la vita e la dignità del matrimonio e della famiglia”. L’invito ai fedeli, infine, è a “pregare e a dimostrare il loro impegno nella cultura della vita”. (A cura di Isabella Piro)
Fonte: Radio Vaticana