A oltre cinque mesi dalla tragedia della Costa Concordia, procedono i lavori di recupero della nave: nei giorni scorsi si è insediato l’Osservatorio di monitoraggio delle operazioni per supervisionare la messa in sicurezza che sarà completata entro agosto. Ma come sta vivendo la popolazione dell’isola del Giglio il ritorno alla normalità all’inizio della nuova stagione turistica?
Ce lo racconta don Lorenzo Pasquotti, il parroco della chiesa dei Santi Lorenzo e Mamiliano a Giglio Porto, dove giovedì scorso si è tenuto un concerto di ringraziamento agli abitanti per la loro solidarietà durante l’emergenza, diretto da Uto Ughi. L’intervista è di Roberta Barbi:
D’estate decine di barche ormeggiano nelle sue acque color smeraldo e la sera frotte di turisti passeggiano per i suoi vicoletti. D’inverno l’Isola del Giglio ha un’altra faccia, quella delle circa 700 persone che vivono stabilmente qui e che si dedicano al mare, alla navigazione come alla pesca. È la comunità di don Lorenzo Pasquotti, il parroco di Giglio Porto:
“La parrocchia rimane comunque un punto di riferimento, perché poi la vita della comunità, indipendentemente da quello che è successo a metà gennaio, comunque procede. Adesso dovrebbe cominciare la stagione turistica e un po’ si risente di questo incidente, perché a detta degli operatori la frequenza è forse anche meno della metà”.
Quello appena trascorso è stato un inverno diverso, che ha portato decine di giornalisti, parenti e semplici curiosi sull’isola normalmente avvolta nella bruma e in cui la vita nella stagione fredda è scandita dai sonnolenti ritmi della natura. La sera del 13 gennaio scorso, la nave Costa Concordia ha tragicamente urtato lo scoglio delle Scole e si è adagiata su un fianco proprio di fronte al porto. Un’esperienza che ha cambiato la vita degli isolani:
“Sicuramente, il contraccolpo c’è stato, perché ancora adesso questa nave è di fronte alla piccola spiaggia, dove i bambini normalmente negli anni passati facevano il bagno. Era l’unica spiaggia con la sabbia e adesso lì davanti c’è la nave. Questo è inevitabilmente un colpo che rimane e che ti provoca fortemente”.
La reazione della popolazione è stata quella del popolo di Dio, chiamato alla carità e alla solidarietà verso i fratelli nel bisogno. Gli abitanti di Giglio Porto, come quelli di Giglio Castello sono scesi in strada, quella notte, hanno portato aiuto come potevano, hanno aperto le loro case. Il loro comportamento esemplare è valso anche alcuni riconoscimenti: il primo giugno scorso la popolazione ha ricevuto il Gonfalone d’argento del Consiglio regionale della Toscana. Anche don Lorenzo ha spalancato le porte della sua parrocchia e a breve metterà in rete un sito Internet con le lettere di ringraziamento ricevute. Il sacerdote spiega così il grande spirito di collaborazione che ha animato i suoi parrocchiani nei giorni dell’emergenza:
“La dimensione della fede non è disgiunta dalla dimensione della vita, qualcosa che riguarda solamente l’interno e la vita spirituale, ma si traduce poi anche in una vita di attenzione verso quello che succede intorno a noi. La gente si è resa conto che quando c’è stato bisogno è stata capace di far fronte con il poco ad un bisogno che era sproporzionatamente maggiore. Questo ha dato coraggio. Volendo si può. Volendo, anche con il poco, si può. Mi piace pensare che l’uomo metta il suo e il Signore metta il resto”.
Lentamente, la vita della popolazione è tornata alla normalità, che è quella di una comunità molto coesa e fortemente attaccata alla tradizione. C’è stata la processione per il Corpus Domini, poi la festa di San Lorenzo, il patrono della parrocchia, con il Palio marinaro: le corse con le barche dei tre rioni del porto, e la festa delle Contrade con le grigliate. Anche d’estate è previsto un appuntamento importante:
“Ci sarà la festa dell’Assunta. Sotto al mare, dove la nave ha urtato, c’è un bassorilievo della Madonna e i sommozzatori andranno e porteranno una corona di fiori come tutti gli anni, per proteggere coloro che vanno per mare e per ricordare quelli che nel mare sono morti”.
La gente del Giglio affolla le feste che fanno parte della sua identità. Non è raro vedere tra la folla anche i giovani, che per proseguire gli studi dopo la terza media devono trasferirsi sul continente, ma appena possono tornano sulla loro amata isola:
“I giovani vengono. Poi, in queste ricorrenze, siccome sono cresciuti fino alla terza media nel territorio del Giglio e hanno bevuto la linfa del Giglio, sono rimasti attaccati a queste tradizioni. C’è una continuità. Non sempre tutto il bene è evidente. C’è tutto un sommerso che non appare, di cui nessuno parla, ma che invece esiste e agisce”.
Don Lorenzo si fa per un attimo portavoce della sue gente, ne interpreta gli auspici e questo è l’augurio che fa alla sua isola:
“Che ritorni ad essere il Giglio di sempre, frequentato dai turisti. Io non ho visto, però, come qualcuno dice, questa morbosità nel venire a vedere la nave, a vedere la disgrazia. La gente passa, vede, ma… Che ritorni a essere quell’isola splendida dal punto di vista paesaggistico che è”.
Fonte: Radio Vaticana del 24/6/12