Un piccolo caso di cronaca, periferia di Milano, ma a suo modo esemplare di come si monti un caso contro la Chiesa: accada per via del classico giornalismo “militante” e ideologico che qaundo si presenta l’occasione non va tanto per il sottile e scorda le regole minime di correttezza; oppure per semplice ignoranza di un mestiere, poco importa. Il risultato è lo stesso. Ecco dunque l’articolo apparso il 2 giugno sulla pagina milanese di Repubblica: “L’omosessualità è una malattia”. Bufera sulla catechista di Segrate.
Secondo tale articolo la catechista, durante una lezione di catechismo per i cresimandi avrebbe detto che l’omosessualità è una malattia, creando uno scandalo fra i presenti e la ribellione di due dei dieci ragazzi presenti, che sarebbero usciti per protesta. Poi, il racconto dell’accaduto su Facebook e dal social network a Repubblica il passo è breve.
Solo che il passo è stato fatto senza verificare: lo facciamo noi per conto di Repubblica. Ecco allora cosa ha da dire Marilù De Pinto, la catechista che avrebbe dato agli “omosessuali” dei “malati” – cosa neanche troppo distante da ciò che afferma il magistero della Chiesa: adesso una catechista non può neanche fare la catechista, ma inginocchiarsi al dio dell’omologazione –: «Quello di Repubblica è un articolo impreciso e capzioso. Anzitutto, l’affermazione imputatami non è stata pronunciata “durante il corso di catechismo per i cresimandi” che, tra l’altro, sarebbero stati “tutti iscritti al terzo anno di scuola media”. Tutti sanno che i corsi per la Cresima si svolgono durante il primo anno di scuola media». Tutti, ma forse non Gabriele Cereda, autore dell’articolo.
l’articolo prosegue su La Nuova Bussola Quotidiana