Seoul (AsiaNews) – Oltre tremila persone, di fede e provenienza diversa, hanno marciato insieme per le vie della capitale sudcoreana per chiedere al governo di “rimettere la santità della vita al centro della società”. L’evento è stato organizzato dalla Federazione pro-life, organizzazione interreligiosa che da anni si batte a favore delle nascite.
Il tema della manifestazione, che si è svolta l’8 giugno nei pressi del distretto di Yeouido, era “La vita parla, la vita ascolta, la vita cammina!”. Prima della marcia (di quasi 4 chilometri) i rappresentanti della Federazione hanno presentato “Il Principio della vita: le nostre richieste”: un manifesto pro-life per chiedere all’esecutivo di inserire il reato di omicidio neonatale e di finanziare con dei sussidi le donne incinte e le madri single.
Il presidente della Commissione pro-life della Conferenza episcopale coreana, mons. Linus Lee Seong-hyo, dice: “La situazione e il dramma dell’aborto in Corea del Sud non sono cambiati. Al momento, nonostante i grandi successi in tanti campi diversi, la nostra rimane una nazione sotto-sviluppata dal punto di vista della difesa della vita. Il governo deve interrompere questo fenomeno e dare alle persone la possibilità di fare la scelta giusta”.
Al momento il tasso di natalità coreano si attesta sull’1,05 %, uno dei più bassi al mondo. Consapevole del rischio insito in questi dati, la Chiesa cattolica è da sempre impegnata in diversi programmi a sostegno della famiglia e della procreazione. Nel Paese i temi legati alla genetica e alla clonazione sono molto sentiti, dato che è qui che sono avvenuti i primi esperimenti legati alla riproduzione di cellule umane.