Alla vigilia della Solennità di Cristo Re, il Papa ha nominato stamani 6 nuovi cardinali nel Concistoro in Basilica Vaticana. Durante la solenne cerimonia, Benedetto XVI si è soffermato sulla dimensione cattolica della Chiesa ed ha ribadito l’universalità della missione di Gesù. I nuovi porporati provengono da America, Africa ed Asia.
Si tratta di mons. James Michael Harvey, finora prefetto della Casa Pontificia, nominato ieri arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, del Patriarca maronita Béchara Boutros Raï, dell’arcivescovo maggiore siro-malankarese di Trivandrum Baselios Cleemis Thottunkal, dell’arcivescovo di Abuja, John Olorunfemi Onaiyekan, dell’arcivescovo di Bogotà, mons. Rubén Salazar Gómez e dell’arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle. Con il Concistoro di stamani, il Collegio cardinalizio è ora composto da 211 porporati, di cui 120 elettori e 91 non elettori.
Unità e universalità: è il binomio che ha contraddistinto l’odierno Concistoro per la creazione di sei nuovi porporati. Una cerimonia suggestiva nella quale ogni simbolo, dall’anello alla berretta cardinalizia, ha richiamato il significato profondo della nuova missione che questi sei pastori sono chiamati a compiere. All’ingresso del Pontefice in Basilica, il coro ha intonato il “Tu es Petrus” a sottolineare la missione affidata da Cristo a Pietro e ai suoi Successori: “Su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa”.
E nella sua allocuzione, Benedetto XVI si è proprio soffermato sulla missione della Chiesa ed in particolare sul termine “cattolica” che ne indica un “tratto essenziale”. La Chiesa, ha detto, “è cattolica perché Cristo abbraccia nella sua missione di salvezza tutta l’umanità”. Ed ha indicato che questa prospettiva “universalistica” affiora quando Gesù presenta se stesso come “Figlio dell’uomo”:
“Gesù si serve di questa espressione ricca e complessa e la riferisce a Se stesso per manifestare il vero carattere del suo messianesimo, come missione destinata a tutto l’uomo e ad ogni uomo, superando ogni particolarismo etnico, nazionale e religioso”.
Proprio alla sequela di Gesù, ha aggiunto, si entra nel “nuovo regno che la Chiesa annuncia e anticipa e che vince frammentazione e dispersione”. Gesù, ha detto ancora, invia la sua Chiesa “non ad un gruppo, ma alla totalità del genere umano per radunarlo, nella fede, in un unico popolo al fine di salvarlo”:
“L’universalità della Chiesa attinge quindi all’universalità dell’unico disegno divino di salvezza del mondo. Tale carattere universale emerge con chiarezza il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito Santo ricolma della sua presenza la prima comunità cristiana, perché il Vangelo si estenda a tutte le nazioni e faccia crescere in tutti i popoli l’unico Popolo di Dio”.
Così, ha osservato, la Chiesa “fin dai suoi inizi” abbraccia “tutto l’universo”. La sua missione universale, ha poi affermato, non “sale dal basso, ma scende dall’alto, dallo Spirito Santo”:
“Non è tanto una comunità locale che si allarga e si espande lentamente, ma è come un lievito che è orientato all’universale, al tutto, e che porta in se stesso l’universalità”.
Non a caso, ha sottolineato, “intorno agli Apostoli fioriscono le comunità cristiane, ma esse sono ‘la’ Chiesa, che, a Gerusalemme, ad Antiochia o a Roma, è sempre la stessa, una e universale”:
“E quando gli Apostoli parlano di Chiesa, non parlano di una propria comunità, parlando della Chiesa di Cristo, e insistono su questa identità unica, universale e totale della Catholica, che si realizza in ogni Chiesa locale. La Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica, riflette in se stessa la sorgente della sua vita e del suo cammino: l’unità e la comunione della Trinità”.
Il Papa ha, quindi, rivolto un pensiero al Collegio Cardinalizio che, ha detto, “presenta una varietà di volti, in quanto esprime il volto della Chiesa universale”. E infatti i nuovi porporati provengono da tre continenti e sei Paesi diversi: Stati Uniti, Libano, India, Nigeria, Colombia e Filippine:
“Attraverso questo Concistoro, in modo particolare, desidero porre in risalto che la Chiesa è Chiesa di tutti i popoli, e pertanto si esprime nelle varie culture dei diversi continenti. E’ la Chiesa di Pentecoste, che nella polifonia delle voci innalza un unico canto armonioso al Dio vivente”.
E’ stata dunque la volta del rito di creazione dei nuovi cardinali nel quale è stato anche annunciato l’ordine presbiteriale o diaconale al quale i porporati sono stati assegnati come pure l’assegnazione di un titolo o diaconia della Chiesa dell’Urbe:
“…hos Venerabiles Fratres creamus… “Creiamo e proclamiamo solennemente – ha detto il Papa nella formula in latino – cardinali di Santa Romana Chiesa questi nostri fratelli…”. E’ dunque seguito il giuramento dei nuovi porporati, la consegna dell’anello cardinalizio e l’imposizione della berretta, affinché si rafforzi il loro l’amore e la loro fedeltà verso la Chiesa. Il Papa ha auspicato, in particolare, che i nuovi porporati siano suoi “preziosi cooperatori” anche mediante la “collaborazione con i dicasteri della Curia Romana”. E li ha esortati “a rendere coraggiosa testimonianza a Cristo”.
Alessandro Gisotti
Fonte: Radio Vaticana