Comunione ai risposati? Sì, di desiderio

Premessa. Carlo Buzzi, 71 anni, originario dell’arcidiocesi di Milano, è in missione in Bangladesh ininterrottamente dal 1975, con il Pontificio Istituto Missioni Estere. Il 5 maggio scorso ha scritto al giornalista Sandro Magister per esprimere la sua personale opinione sul problema della comunione ai divorziati risposati.  Alla pubblicazione della lettera sul blog di Magister ci sono state vastissime reazioni in tutto il mondo, ragion per cui il missionario ha arricchito con nuovi argomenti la soluzione da lui proposta, riassumendola in 25 punti.

 

ROMA, 21 maggio 2014 – La lettera aperta di padre Carlo Buzzi, missionario in Bangladesh, pubblicata dieci giorni fa da www.chiesa ha avuto un’eco vastissima in tutto il mondo:

> Sulla comunione ai risposati, una lettera dal Bangladesh

La lettera ha suscitato vivaci reazioni pro e contro, che hanno incoraggiato padre Buzzi a ritornare sul tema e ad argomentare la sua tesi in forma più ampia.

Padre Buzzi, 71 anni, originario dell’arcidiocesi di Milano, in missione in Bangladesh ininterrottamente dal 1975, risponde in pieno a quel profilo ideale di prete cattolico che papa Francesco tratteggia nei suoi discorsi e omelie: il prete di una Chiesa “in uscita missionaria” verso “tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo”.

Ma proprio osservando da questa sua estrema frontiera la corrente d’opinione che nelle Chiese del benessere si sta affermando a favore della comunione ai divorziati risposati, egli vede a occhio nudo il danno che potrebbe derivare per tutti da questo cambiamento della prassi e della dottrina. E lo descrive con una lucidità e un realismo rari da trovarsi nelle dispute che sono in corso sul tema.

Ecco qui di seguito il suo nuovo intervento. Da non perdere.

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LA COMUNIONE DI DESIDERIO

di Carlo Buzzi

Tra quelli che hanno reagito alla mia lettera c’è chi mi ha detto che è stata una perdita di tempo, perché ormai è sicuro che la mozione per dare la comunione ai risposati passerà a pieni voti.

Infatti nel sinodo – mi si è spiegato – la maggioranza dei vescovi delle due Americhe, del Nord Europa e dell’Australia voterà a favore. E quindi supererà certamente i voti dei vescovi dell’Africa e dell’Asia, tra i quali molti sono contrari.

Poveri vescovi dell’Africa e dell’Asia! Stiamo riducendo la Chiesa a una organizzazione come l’ONU o a un qualsiasi parlamento dove la maggioranza vince. Cioè proprio quelle istituzioni che legalmente e democraticamente approvano di tutto: anche crimini come l’aborto, il matrimonio tra omosessuali inclusa l’adozione dei bambini, gli esperimenti su embrioni che sono esseri umani, l’eutanasia, e via di questo passo.

È la prima volta che nella Chiesa Cattolica sta penetrando la democrazia con i suoi metodi. Avrà lo Spirito Santo diritto almeno a un voto, come ogni vescovo, dato che viene come rappresentante della Santissima Trinità?

Fino adesso la Chiesa Cattolica è rimasta in piedi perché basata sulla santità dei suoi membri e dei suoi martiri, non sulla democrazia.

Ci sono migliaia di cattolici che muoiono ogni anno, perseguitati per la loro fede, e noi che stiamo bene ci preoccupiamo caparbiamente della comunione ai risposati. Quanti martiri ci sono stati in Inghilterra per mantenere fede all’integrità del sacramento del matrimonio!

Guai se la Chiesa cattolica si mette sul sentiero della Chiesa anglicana, dove decidono delle cose di Dio, della fede e del comportamento morale dell’uomo con sistema democratico. Povero Dio alla mercé dei voti di alcuni ecclesiastici! Sono sicuri che Dio vuole le donne preti e vescovi? Sono sicuri che Dio approva i matrimoni tra omosessuali?

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Ma andiamo al sodo. L’intenzione di questo mio scritto è di voler dare un contributo positivo alla discussione sulla comunione ai risposati.

Lo faccio per punti.

1. Questa diatriba, secondo me, ha preso un’importanza esagerata e non si merita tutta questa tensione.

2. Già in casi molto seri e penosi il sacerdote giudica se dare o no la comunione. Ad esempio in secondi matrimoni imposti con la forza oppure con un coniuge che ha il sincero desiderio di separarsi ma ne è impedito dalla violenza dell’altro o dalla sua grave malattia per la quale non lo può abbandonare.

3. Il mio contributo a questa diatriba è una intuizione che credo possa aiutare ad arrivare a un compromesso.

 

4. LA COMUNIONE DI DESIDERIO.

5. Perché la comunione di desiderio non potrebbe essere considerata una vera comunione sacramentale, come il battesimo di desiderio e la confessione di desiderio in punto di morte?

6. È la comunione che sembra proprio adatta per chi non è in stato di grazia e vorrebbe uscire da questo stato, ma per vari motivi non può.

7. Non è la prima volta che c’è necessità di trovare una via di uscita da una diatriba. Sappiamo che la definizione dell’Immacolata Concezione è rimasta in stallo per parecchi secoli. Anche la Madonna non poteva essere redenta se non attraverso la croce di Gesù.

Ma Gesù è morto dopo, e allora lei come poteva essere fin dalla nascita senza il peccato originale? La trovata fu di Duns Scoto: la Madonna ha usufruito della croce di Gesù in anticipo, come avesse preso un prestito. Risolto il problema!

 
8. È uno sbaglio dare la comunione ai risposati come regola.

9. Non è la Chiesa che deve pensare se dare la comunione o no, ma sono le persone risposate che devono pensare se sono degne di ricevere la comunione oppure no.

10. C’è una coppia di persone risposate che umilmente pensano che forse non è giusto accostarsi alla comunione perché sono in una situazione irregolare. E c’è invece un’altra coppia di risposati che pretende di avere la comunione senza pensare seriamente che sono in una situazione irregolare con la Chiesa. Ditemi un po’: qual è la coppia che ha più fede e ha più rispetto per il sacramento e per la Chiesa?

11. Anche nella liturgia noi diciamo: “O SIGNORE, IO NON SONO DEGNO CHE TU ENTRI NELLA MIA CASA (ut intres sub tectum meum) MA DI’ SOLTANTO UNA PAROLA E IO SARÒ SALVATO”.

12. Non è questa una comunione di desiderio?

13. Se noi diamo la comunione ai risposati, vuol dire che non hanno nemmeno più bisogno di confessarsi, perché questo non è più peccato. Quindi salta il nono comandamento. Ma salta anche il sesto comandamento.

14. Se si tollera questo, allora anche con altri peccati gravi si può fare la comunione senza confessarsi. E saltano anche gli altri comandamenti.

15. In questa maniera salta per aria tutto. Nuovo e Vecchio Testamento. Bisogna rifare tutta la morale, la patristica. Capire di nuovo ciò che è peccato e ciò che non lo è. Sparisce cosa sia la nozione di crimine e peccato.

16. Non c’è proporzione tra questa concessione della comunione ai risposati e le grandi e gravi conseguenze di disorientamento e di reazioni che si avrebbero nella Chiesa e nel mondo. Per molti sarà troppo doloroso da accettare.

Lasciando le cose come stanno penso che non si perda niente. Introducendo invece questa concessione, di conseguenze ne potrebbero arrivare, e gravi. Tra gli anglicani c’è stata una scissione quando a maggioranza sono state decise cose che andavano contro la coscienza di molti.

 
17. C’è abbastanza pace nella Chiesa cattolica al presente.

18. E allora, non si dia adito a degli scismi per colpa di una cosa così secondaria.

19. Non è giusto dare una direzione pericolosa a tutta la Chiesa solo perché ho letto un libro che mi piace di un teologo o moralista che sostiene queste teorie.

20. Vogliamo ridurre tutta la Chiesa universale alla stregua di come sono ridotte le Chiese in Olanda e in Belgio?

21. Non penso che con un provvedimento del genere le chiese si riempiranno come una volta. Al contrario, tanti di quelli che adesso ci vanno potrebbero disertare.

22. Nelle terre di missione i cattolici sono grossolanamente identificati come quelli che hanno un solo matrimonio per sempre, obbediscono al papa e i loro preti e suore non sono sposati. E non vi dico quale vantaggio questo ci dà nel lavoro di evangelizzazione, rispetto ai protestanti.

23. Per questa ragione, quando ci sono matrimoni misti con seguaci di altre denominazioni cristiane, specialmente le ragazze vogliono avere il matrimonio col rito cattolico, perché sanno che lì il matrimonio è unico e non si può infrangere.

24. Io voglio rimanere cattolico. Non voglio diventare anglicano o battista.

25. Vediamo che gli Stati e le grandi organizzazioni sono tutti sottomessi a una forza misteriosa che inclina al male. L’unica istituzione che non si fa piegare e che tiene testa, ferma sui veri valori dell’uomo, è la Chiesa cattolica. Teniamo duro, e non intorbidiamo la nostra fontana. Un giorno, quando saranno stanchi e assetati, tanti uomini sapranno dove trovare un po’ di acqua fresca.

Sirajganj, 17 maggio 2014
 
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Nell’illustrazione sotto il titolo un particolare dei mosaici della basilica di San Marco a Venezia, del XII secolo: Gesù al pozzo con la samaritana “dai cinque mariti”.

Nel famoso brano del capitolo 4 del Vangelo di Giovanni, cardine della preparazione al battesimo nei primi secoli della Chiesa ed entrato nella liturgia come lettura chiave della Quaresima, c’è questo passaggio nel dialogo tra Gesù e la samaritana:

“Le disse Gesù: Và a chiamare tuo marito e poi ritorna qui.
Rispose la donna: Non ho marito.
Le disse Gesù: Hai detto bene ‘non ho marito’; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”.
 
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La relazione al concistoro del 20-21 febbraio nella quale il cardinale Walter Kasper ha proposto di riammettere alla comunione i divorziati risposati:

 Kasper cambia il paradigma, Bergoglio applaude
 

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Un ritratto dal vivo di padre Carlo Buzzi scritto dal decano del Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano, Piero Gheddo:

Un missionario pieno di “fuoco apostolico ambrosiano”

 

articolo pubblicato sul blog di Sandro Magister