Merita di commentare le dichiarazioni che Papa Bergoglio ha reso durante l’intervista alla rivista dei gesuiti “La Civiltà Cattolica” prima di partire per Lund, in cui ha chiarito le ragioni della decisione ecumenica che ha intrapreso. Si premette che ai sensi del n. 907 del Catechismo della Chiesa cattolica (i laici) hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa e di renderlo noto agli altri fedeli, mentre S. Tommaso d’Aquino nella Somma teologica (II-II, arg. 33, art. 4) dichiara: “Quando ci fosse un pericolo per la fede, i sudditi sarebbero tenuti a rimproverare i loro prelati anche pubblicamente.”
Procediamo secondo l’ordine delle risposte:
1) Il fatto che a diciassette anni fosse restato affascinato da una celebrazione luterana dimostra solo come, già digiuno di cultura umanistica (studiava chimica), fosse anche incolto di cultura cattolica.
2) Il fatto che come docente di Teologia spirituale dei gesuiti abbia tratto gran frutto dalle lezioni e dagli insegnamenti di un pastore luterano “in un momento di difficoltà” per la sua anima e che abbia giudicato “un gioiello” la tesi di abilitazione di tale suo amico apre uno scenario inquietante sulla sua formazione dottrinale e spirituale.
3) Tutte le altre amicizie e frequentazioni di pastori protestanti maschi e femmine di cui si vanta l’influenza sulla sua formazione dimostrano che le sua fondamenta erano e restano sono posate sulla sabbia e non sulla roccia.
4) La cosiddetta “riforma” di Lutero era in realtà una negazione e un rovesciamento della dottrina cattolica tali da non considerarsi nemmeno come una nuova religione ma un delirio di offese alla Verità, di aberrazioni morali e spirituali, contraffazione delle Scritture e derive teologiche che non potevano essere catalogate diversamente che eresie.
5) Il “dialogo” sui temi teologici non può esistere perché la dottrina luterana è già stata giudicata eretica dopo i diciotto anni di studio condotti dal Concilio di Trento e il suo fondatore per le sue teorie e devianze scomunicato. Poiché da allora non è intervenuto nulla di nuovo e di diverso, né da parte protestante vi sono stati ripensamenti o abiure, non esiste alcuna possibilità di condivisione da parte cattolica, se non quella di appartenere allo stesso genere umano.
6) Affermare che “il proselitismo è un atteggiamento peccaminoso”, come ripetuto anche in altre occasioni, è un falso evangelico, dottrinale e storico.
7) Quando parla di “terrorismo delle chiacchiere” forse si riferisce a se stesso, che getta “bombe”, per usare una sua espressione, in modo “subdolo” per poi ritrattare e creare ambiguità.
8) I suoi consigli ai giovani di non usare la via della conversione con gli atei, bastando solo “la preghiera e la testimonianza” sono contraddetti dal mandato di Cristo: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. (Mt 28, 19-10) e dagli insegnamenti di S. Paolo: “Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. (2Tm 4, 1-2)
9) L’insistenza che hanno dovuto opporre i cattolici svedesi per fargli celebrare la memoria di tutti i Santi rivela che per lui è più importante incontrare i protestanti che servire Dio come sacerdote e pontefice.
10) Fa piacere che possieda “la grazia della vergogna”, non la conoscevamo nel senso da lui indicato, ma probabilmente non è ancora del tutto bene indirizzata. Pregheremo perché si vergogni maggiormente.
Concludiamo facendo presente ancora una volta che Gesù Cristo agli Apostoli e ai discepoli non ha dato il comando di “dialogare” con le genti, ma di convertirle, e che, ove la loro parola non fosse stata accolta da qualche città, di uscire scuotendosi anche la polvere dai piedi per lasciare a loro abitanti anche quella.
Se Papa Francesco ritiene che quanto stabilito dalla Chiesa cinquecento anni fa e restato valido per tutti i papi succedutisi da allora fino ad oggi non lo riguarda perché egli è l’unico di loro che ha capito tutto, questo non vincola noi cattolici ad approvarlo e a condividerlo.
Paola de Lillo