Strano davvero che qualche giorno dopo le parole del papa emerito, sottilmente critiche nei confronti dell’attuale Chiesa (qui), viene resa pubblica la notizia della conclusione delle indagini sugli abusi subiti dai ragazzi del Coro di Ratisbona, il cui direttore è stato per trent’anni Georg Ratzinger. Eppure questa è un’indagine partita sette anni fa e all’epoca nessuno ebbe ad accusare il fratello del papa di aver coperto chicchessia, anche perché le violenze e gli abusi sarebbero stati perpetrati nel collegio, mentre lui era solo il direttore del coro, quindi è credibile che non ne sapesse nulla.
Nessun allievo ha mai dichiarato di avergliene parlato e di non aver viste accolte le sue denunce, ma l’avv. Ulrich Weber, che ha stilato il rapporto conclusivo delle indagini per conto della Chiesa tedesca, sostiene che lui mente e che era informato di quanto avveniva.
Come faccia ad esserne così sicuro non è dato sapere, siamo ai limiti della calunnia, anche se, per la sopraggiunta prescrizione dei termini, non vi sarà alcun processo né alcuna sentenza.
Quindi un avvocato decide di fare un processo a fatti, accaduti a partire da oltre mezzo secolo fa, senza prove, senza testimonianze e senza alcuna documentazione, e condanna un anziano sacerdote alla gogna mediatica.
Non sarebbe giusto comunque, ma peggio ancora se il sacerdote è il fratello del papa emerito il cui giudizio sull’attuale Chiesa fa paura a qualcuno.
Ma stiano tranquilli in Vaticano: che qualcosa non stia funzionando l’abbiamo capito da soli e ora ne siamo ancora più convinti.
Paola de Lillo