Che cos’è l’effusione dello Spirito Santo? – di Padre Raniero Cantalamessa

L’effusione dello Spirito non è un sacramento, ma si dice in rapporto ad un sacramento, anzi a più sacramenti: ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. L’effusione attualizza e, per così dire, rinnova l’iniziazione cristiana. Il rapporto fondamentale è però, con il sacramento del Battesimo. La designazione «battesimo dello Spirito» con cui l’effusione veniva chiamata fino a poco fa e con cui è ancora chiamata dai nostri fratelli americani, non voleva dire altro che questo, cioè che si tratta di qualcosa che si fonda sul sacramento del battesimo.

Noi diciamo che l’effusione dello Spirito attualizza e ravviva il nostro battesimo. Per capire come un sacramento ricevuto tanti anni fa, addirittura agli inizi della vita, possa improvvisamente ritornare a rivivere e a sprigionare tanta energia quanta ne vediamo in occasione dell’effusione, bisogna tenere presente alcuni elementi di teologia sacramentale.

La teologia cattolica conosce l’idea di sacramento valido e lecito, ma «legato». Un sacramento si dice legato se il suo frutto rimane vincolato, non usufruito per mancanza di certe condizioni che ne impediscono l’efficacia.

Un esempio estremo è il sacramento del matrimonio o dell’ordine sacro ricevuto in stato di peccato mortale.

In queste condizioni tali sacramenti non possono conferire nessuna grazia alle persone; rimosso però l’ostacolo del peccato, con la penitenza, si dice che il sacramento «rivivisce» (reviviscit) grazie al carattere indelebile o, detto più biblicamente, grazie alla fedeltà e alla irrevocabilità del dono di Dio: “Dio resta fedele anche se noi siamo infedeli perché egli non può rinnegare se stesso” (2Tm 2,13).

Quello del matrimonio o dell’ordine sacro ricevuto in stato di peccato è un caso estremo ma sono possibili altri casi in cui il sacramento, pur non essendo del tutto legato, non è però del tutto sciolto, cioè libero di operare i suoi effetti.

Nel caso del battesimo, che cos’è che fa si che il frutto del sacramento resti legato? Bisogna richiamare qui la dottrina classica dei sacramenti.

I sacramenti non sono riti magici che agiscono meccanicamente, all’insaputa dell’uomo, o prescindendo da ogni sua collaborazione.

La loro efficacia è frutto di una sinergia o collaborazione tra l’onnipotenza divina (in concreto: la grazia di Cristo o lo Spirito Santo) e la libertà umana, perché ha detto S. Agostino: “Chi ti ha creato senza il tuo concorso non ti salva senza il tuo concorso“.

Ancora più precisamente, il frutto del sacramento dipende tutto dalla grazia divina; solo che questa grazia divina non agisce senza il «sì», cioè il consenso e l’apporto della creatura, che è più una conditio sine qua non che non una concausa.

Dio si comporta come lo sposo che non impone il suo amore per forza, ma attende il «sì» libero della sposa.

 
L’opera di Dio e l’opera dell’uomo nel Battesimo


Tutto ciò che dipende dalla grazia divina e dalla volontà di Cristo, nel sacramento si chiama Opus Operatum, che possiamo tradurre: opera già realizzata, frutto oggettivo e immancabile del sacramento, quando è amministrato validamente. Tutto ciò che invece dipende dalla libertà e dalle disposizioni del soggetto si chiama Opus Operantis cioè: opera da realizzare, apporto dell’uomo.

L’Opus Operantum del battesimo, cioè la parte di Dio o la grazia, è molteplice e ricchissima: remissione dei peccati, dono delle virtù teologali della fede, speranza e carità (queste sono in germe), figliolanza divina; il tutto operato mediante l’efficace azione dello Spirito Santo.

Battezzati, noi siamo illuminati; illuminati, siamo resi perfetti; resi perfetti riceviamo l’immortalità… Questa operazione del battesimo ha nomi diversi: grazia, illuminazione (fotismos), perfezione, bagno. Bagno per cui siamo purificati dai nostri peccati; grazia per la quale i castighi meritati per i nostri peccati sono tolti; illuminazione nella quale noi contempliamo la bella e santa luce della salvezza, cioè per la quale penetriamo con lo sguardo divino; perfezione perché nulla manca“(Clemente Alessandrino, Pedagogo 1,6,26).

Il battesimo è davvero un ricchissimo pacco-dono che abbiamo ricevuto al momento della nostra nascita in Dio. Ma è un pacco dono ancora non svolto, sigillato.

Noi siamo ricchi perché possediamo quel pacco (e perciò possiamo compiere tutti quegli atti necessari alla vita cristiana), ma non sappiamo cosa possediamo; parafrasando una parola di Giovanni, potremmo dire: “…noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che siamo non è stato ancora rivelato“(1Gv 3,2).

Ecco perché diciamo che, nella maggioranza dei cristiani, il battesimo è un sacramento «legato». Fin qui l’Opus Operatum.

Ma in che consiste nel battesimo l’Opus Operantis, cioè la parte dell’uomo? Consiste nella «fede!».”Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo“(Mc 16,16). Accanto al battesimo c’è dunque un altro elemento: la fede dell’uomo.

Ci ricorda il prologo del Vangelo di Giovanni: “A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome“(Gv 1,12).

 

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