« Caso Diciotti: vince Salvini, perde la lotta alla Tratta » di Gianandrea Gaiani

Salvini PinzoloTerminata l’attesa dei 137 immigrati clandestini ancora a bordo del pattugliatore “Diciotti” della Guardia costiera ormeggiato da cinque giorni a Catania. E’ iniziato poco prima della mezzanotte di sabato lo sbarco dei clandestini che, dopo le procedure di identificazione, sono stati portati a bordo di tre pullman a Messina. Il via libera allo sbarco è arrivato dal Ministero degli Interni dopo l’impegno assunto dalla Chiesa Cattolica italiana, dall’Irlanda e dall’Albania ad accogliere i clandestini. A Dublino ne andranno 25, altri 20 a Tirana mentre il resto verrà accolto in strutture religiose e a spese della CEI.

 

Sarcastico il commento del vicepremier Luigi Di Maio per il quale nella vicenda della nave Dicotti: “l’Albania che ha appena avviato le procedure per entrare nell’ Unione Europea, ha dato a questa uno schiaffo morale a tanti di questi perbenisti europei che dicono che bisogna aiutare l’Italia e poi ci hanno sbattuto la porta in faccia”. Per me è molto più Europa l’Albania di tante nazioni che l’hanno fondata.

La soluzione del “caso Diciotti” è giunta quasi in contemporanea con la notizia che il ministro dell’Interno Matteo Salvini è indagato per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ ufficio proprio per la questione della nave Diciotti.

La Magistratura così solerte a imputare a un ministro la difesa dei confini nazionali e lo stop all’immigrazione illegale, non sembra invece volersi occupare molto dei due eritrei di 19 e 30 anni fuggiti dal “Diciotti”.

I due, con addosso i braccialetti 166 e 123, erano riusciti a fuggire dal pattugliatore della Guardia Costiera calandosi in mare e raggiungendo la riva a nuoto.

A ricostruire la storia è Il Fatto Quotidiano che ha parlato con i due clandestini. “Nuotavamo tra la nave e la banchina, rischiavamo di farci schiacciare, e passando sotto i pontili ci siamo graffiati con degli ami. Per tre volte abbiamo tentato di risalire sulla banchina, ma c’era sempre la Polizia”.

La notizia ha trovato conferma in fonti qualificate. Alla fine sono riusciti a andare via dal porto, hanno strappato i braccialetti con i numeri per non farsi riconoscere, e hanno incontrato altri eritrei che li hanno messi in contatto con un legale che si occupa di Ong. Il penalista, che li assiste, ha inoltrato richiesta di asilo politico per i suoi clienti.

Tra il surreale e il ridicolo quindi, pur essendo fuggiti illegalmente da una nave militare italiana ormeggiata in un porto italiano, aver evitato di farsi vedere dalla polizia italiana per sbarcare altrettanto illegalmente sul suolo italiano, i due eritrei potranno tranquillamente chiedere asilo in Italia.

Sul piano politico il bilancio dalla bagarre sollevata dalla vicenda del “Diciotti” vede Matteo Salvini incassare il successo di essere riuscito a smistare in extremis i migranti sul Diciotti anche se la gran parte, accolti dalla Chiesa, resteranno comunque in Italia.

Il vicepremier della Lega “incassa” anche un’inchiesta giudiziaria istituita dalla Procura di Agrigento su basi improbabili ma che ha consentito in poche ore di decretare un ulteriore ritorno di consensi per Salvini, enfatizzato sui social media.

Sul fronte del braccio di ferro in Europa, l’Unione ha dimostrato ancora una volta di non esistere (vincoli di bilancio e lo spread a parte) come soggetto geopolitico.

Anzi la Ue si rivela agli occhi dei cittadini italiani inutile e dannosa, avvantaggiando così la politica critica verso l’Unione del governo giallo-verde.

Probabilmente l’obiettivo dei nostri “partner” Ue era di isolare il governo italiano per metterlo all’angolo, ma il risultato è stato di evidenziare l’incapacità della Ue di suddividersi 190 clandestini dopo che l’Italia ne ha accolti quasi 700 mila dal 2013.

La notizia negativa è invece che sul piano della lotta all’immigrazione illegale, la vicenda del “Diciotti” conferma che i porti italiani restano in qualche modo aperti, incoraggiando così nuovi tentativi di sbarco e il business dei trafficanti. In realtà nei cinque giorni in cui riflettori sono rimasti accesi sul “Diciotti” ormeggiato a Catania, barchini e velieri hanno portato in Italia circa 300 clandestini da Tunisia e Turchia.

I primi verranno rimpatriati ma i clandestini asiatici che sbarcano in Calabria difficilmente verranno espulsi in tempi brevi. Si tratta certo di rotte secondarie rispetto a quella libica, ma da chiudere al più presto continuando a rafforzare il successo conseguito finora dalle iniziative messe in atto i ministri Minniti e poi Salvini.

Dall’inizio dell’anno al 24 agosto sono sbarcati in Italia 19.956 clandestini: sempre troppi ma l’80% in meno dell’anno scorso e addirittura l’87% in meno se consideriamo solo quelli provenienti dalla Libia.

 

La Nuova Bussola Quotidiana