Nel luglio 2012 il governo francese annunciava un piano per riaffermare il controllo su oltre quindici delle più famose “no-go zones”. I distretti infestati dal crimine che il ministro degli Interni francese aveva designato come ‘zone di sicurezza prioritaria’, o ZSP. Quartieri in cui la presenza musulmana è densissima e che sono ormai off-limits per donne e polizia. Zone di cui si torna a parlare a intervalli regolari, sebbene esistano ancora siti web o intellettuali che continuano a negarne l’esistenza con ostinazione.
Nel 2005 due banlieu in particolare balzarono agli onori della cronaca, quelle di Clichy-sous-Bois e quella di Montfermeil del dipartimento Seine-Saint-Denis: nell’autunno di quell’anno giovani islamici bruciarono oltre 9000 autovetture, forse per marcarne il territorio.
Nel 2011 un documento (qui il riassunto) di 2200 pagine inquadrava quelle e tante altre zone come “società islamiche separate”, dove la Sharia, la legge islamica, stava rapidamente soppiantando il diritto civile
Era lo stesso documento che fotografava quegli immigrati musulmani come individui cui l’integrazione e i valori francesi non interessano, gli basta il loro islam e niente più.
Nell’agosto 2014, il magazine francese Valeurs Actuelles scriveva che “la Francia ha oltre 750 zone franche”, dove non si applica più la legge della Repubblica francese. Oggi i numeri sfuggono alle inchieste e si evita di citarli.
Eppure proprio in questi giorni uno dei quartieri sopracitati, Clichy-sous-Bois, è tornato in prima pagina per la cronaca. È ‘Le Parisien‘ ad arrivare per primo sulla notizia, a seguire ‘Le Figaro‘, e poi il resto dei piccoli e grandi giornali francesi.
Poche righe per tutti: tre africani – si sa che vengono da Capo Verde – sono stati arrestati per barbarie e cannibalismo. Intorno alle 18 di qualche giorno fa, nella stradina di Hector-Berlioz, quattro uomini discutono di una faccenda di soldi.
Uno forse è insolvente, allora gli altri tre si coalizzano e decidono di punirlo. Gli afferrano il volto e prendono a morsi il labbro inferiore, poi l’orecchio. Ingoiano i pezzi che sono riusciti a strappare.
L’uomo aggredito, che è stato mangiato, li colpisce alle caviglie per evitare che finiscano di ingurgitare il resto. Arriva la polizia e un’ambulanza. Cronaca nera, come è nera la notte dei vicoli ciechi.
Ma se nel bel mezzo di Parigi viene praticato cannibalismo non interessa a nessuno, nessun editoriale. Che sia un atto di barbarie bello e buono lo commenta in due righe solo il ‘SudOuest‘.
Ed è così, allora, che in uno di quei quartieri della periferia di Parigi dove le bande islamiche hanno fatto terra bruciata di buon senso, anima, nomos e physis, il sipario cala sul cannibalismo. Uomini che mangiano altri uomini.
Se la giustizia farà il suo corso, ai tre, stando al codice penale francese, toccheranno dai 15 ai 30 anni di galera. Vedremo come andrà a finire, intanto siamo tornati a duemila anni fa. O, ancora, al ‘600.
Quando i missionari cattolici andavano nel Nord America per evangelizzare le popolazioni indigene. Le quali, ai “veste nera”, come i nativi americani chiamavano i sacerdoti, riservavano supplizi come il taglio di naso, lingua, orecchie o occhi cavati, per poi berne sangue e mangiarne il cuore. Erano gli anni in cui l’Europa esportava civiltà.
Oggi che le radici cristiane sono state estirpate e l’Occidente vive la nuova islamizzazione, non esportiamo più niente. Al massimo importiamo barbarie.
Sono tantissimi i sobborghi francesi dove impera la criminalità musulmana. Alcune aree sono diventate talmente pericolose che le ditte di consegna a domicilio hanno annunciato che non consegneranno più posta. Proprio come in Gran Bretagna.
Però in Francia nel frattempo aumentano anche quel tipo di aggressioni che hanno battezzato violenze gratuite: a livello nazionale le stime contano 777 violenze del genere al giorno.
La scorsa settimana, un atto di violenza gratuita ha visto un immigrato pugnalare sei persone nel 18° arrondissement di Parigi. Ma alla cronaca mancava il cannibalismo. Eppure lo stesso non ha sprecato inchiostro.
Certo il cinema negli anni ci ha fornito ampi documentari a riguardo, spesso ispirati a storie vere. Come per Grimm love story, la storia di due uomini tedeschi che nella città di Rhotemburg fecero il patto l’uno di uccidere e mangiare l’altro. Per amore. ‘Love is love’, direbbero oggi.
Di cannibalismo si è tornati a parlare, intanto, anche in Italia, con la vicenda della giovane Pamela assassinata e squartata. Ma è l’ultima cosa che ha fatto davvero notizia.
Perché nella società pluralista e relativista neanche un uomo che mangia un altro uomo desta scandalo.