Il Papa emerito Benedetto XVI è rientrato nel pomeriggio in Vaticano dopo il soggiorno di due mesi a Castel Gandolfo. Al suo arrivo, nel convento “Mater Ecclesiae”, è stato accolto da Papa Francesco. “La casa – ha detto il Pontefice emerito riferendosi alla sua nuova residenza – è accogliente, qui si può lavorare bene”.
Benedetto XVI – si legge nel comunicato della Sala Stampa della Santa Sede – è giunto in elicottero dalla cittadina laziale poco dopo le 16.45, accompagnato da mons. Georg Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia.
All’eliporto vaticano è stato accolto, dal cardinale decano Angelo Sodano, dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone dal presidente del Governatorato cardinale Giuseppe Bertello, dal sostituto della Segreteria di Stato, mons. Angelo Becciu, dal segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti, e dal segretario generale del Governatorato, mons. Giuseppe Sciacca.
Benedetto XVI si è quindi trasferito in auto alla sua nuova residenza, il monastero “Mater Ecclesiae”, recentemente ristrutturato. Al suo arrivo nel convento è stato accolto da Papa Francesco, che gli ha dato il benvenuto con grande e fraterna cordialità.
Il Pontefice emerito e Papa Francesco si sono recati nella cappella del monastero per un breve momento di preghiera.
Benedetto XVI – si ricorda poi nel comunicato – si era trasferito a Castel Gandolfo nel pomeriggio del 28 febbraio, quando, in seguito alla sua rinuncia, iniziava la Sede Vacante. Vi si è trattenuto per due mesi, nel corso dei quali ha ricevuto, il 23 marzo, la visita del Papa Francesco, ed ha atteso il completamento dei lavori di preparazione della sua nuova residenza.
Oggi è rientrato in Vaticano, nel luogo in cui intende dedicarsi, come da lui stesso annunciato l’11 febbraio scorso, al servizio della Chiesa anzitutto con la preghiera. Nel convento Mater Ecclesiae risiederanno con Benedetto XVI mons. Georg Gaenswein e le Memores Domini che hanno già fatto parte della Famiglia pontificia negli ultimi anni.
La compresenza di Benedetto XVI e di Papa Francesco in Vaticano è anche un invito a riflettere sul profondo legame, nella vita cristiana, tra la dimensione contemplativa e quella dell’azione pastorale. E’ quanto sottolinea, al microfono di Antonella Palermo, il priore generale della Congregazione camaldolese, padre Alessandro Barban:
R. – Noi abbiamo due grandi figure di Pontefici. Da un lato, il Papa emerito, Benedetto, con la sua grande testimonianza di fede, il suo servizio alla Chiesa, con la presenza contemplativa, con lo sguardo oltre l’odierno. Poi abbiamo Papa Francesco, un figlio di Sant’Ignazio, un gesuita. Anche lì, quindi, la preghiera e la contemplazione è molto forte.
La Chiesa nella sua presenza nella storia del mondo, in mezzo agli uomini, fa risaltare sia con Papa Benedetto che con Papa Francesco questa dimensione della presenza, del servizio attivo, ma sempre anche questo rimando profondo alla vita di preghiera, di meditazione, alla dimensione contemplativa della vita cristiana.
D. – Mi sembra che quanto Sant’Ignazio di Loyola diceva a proposito della contemplazione in azione, che poi ogni cristiano dovrebbe vivere in prima persona, in questo momento storico, sia particolarmente esaltata…
R. – Sant’Ignazio di Loyola è stato veramente grande nell’aver intuito che la vita cristiana è una cosa sola. Noi venivamo da una separazione tra vita attiva e vita contemplativa, tra un impegno più apostolico e una dimensione – potremmo dire – più claustrale. Invece, Ignazio ci ha fatto capire quanto sia importante vedere la vita cristiana nel suo complesso, sia nella dimensione della presenza dell’apostolicità del servizio, ma anche ad esempio in quel rimando al senso ultimo, in questa dimensione più profonda della contemplazione.
Servizio di Amedeo Lomonaco
Testo proveniente dal sito di Radio Vaticana