Nazareth (Agenzia Fides) – I Vescovi cattolici di Terra Santa denunciano e condannano con inquietudine tre atti di vandalismo e profanazione che hanno colpito tre siti cristiani in Galilea nella giornata di domenica 27 aprile, proprio mentre tutte le comunità cattoliche locali vivevano il momento suggestivo della canonizzazione di San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II, a meno di un mese dal pellegrinaggio in Terra Santa di Papa Francesco.
Il primo atto di profanazione ha colpito il monastero benedettino diTabgha, sul lago di Tiberiade, affidato a Benedettini tedeschi. Verso mezzogiorno, un gruppo di ragazzi abbigliati con le vesti e le acconciature tipiche degli ebrei ortodossi, hanno tirato pietre contro tre croci presenti nel sito.
Lo stesso gruppo di ragazzi si è poi diretto verso il convento delle Suore Benedettine, sradicando anche lì una croce e imbrattando di fango un altare all’aperto, tracciando su banchi e sedie il segno della stella di Davide e ferendo con lanci di pietre una donna ospitata nel convento.
Nella stessa giornata di domenica 27 aprile – informa un comunicato degli Ordinari cattolici di Terra Santa pervenuto all’Agenzia Fides – è stata recapitata al Vicariato patriarcale di Nazareth una lettera intimidatoria firmata da una rabbino della regione, in cui tra l’altro si intima a tutti i cristiani di “lasciare la terra d’Israele” minacciando gravi rappresaglie. Il rabbino che aveva inviato la lettera era stato fermato dalla polizia il giorno precedente nella città di Safed.
Sempre domenica 27 aprile, anche la chiesa greco-ortodossa di Al-Bassah ha subito un’aggressione mentre nel luogo di culto era in corso la celebrazione di una liturgia battesimale.
I cristiani di Galilea, e con loro l’Assemblea dei Vescovi Ordinari, “profondamente preoccupati per questi fatti” si legge nel comunicato, “chiedono con forza alle autorità civili e di polizia di reagire con sollecitudine arrestando i colpevoli, al fine di ristabilire il mutuo rispetto religioso”.
Una lunga serie di profanazioni e atti intimidatori compiuti da gruppi di coloni ebrei estremisti a danno di monasteri, chiese e cimiteri cristiani è iniziata nel febbraio 2012. Da allora, siglandosi spesso con la formula “il prezzo da pagare”, militanti oltranzisti di gruppi vicini al movimento dei coloni, hanno portato attacchi anche contro moschee frequentate dagli arabi palestinesi di religione islamica.
L’ultima moschea imbrattata con scritte anti-islamiche è quella della cittadina di Furdis, a sud di Haifa. (GV) (Agenzia Fides 29/4/2014).