Islamabad (Agenzia Fides) – La Corte Suprema del Pakistan ha chiesto al governo di presentare con urgenza una relazione sull’indagine relativa alla vicenda avvenuta il 4 novembre nel distretto di Kasur, dove i due coniugi cristiani Shahzad Masih e Shama Bibi sono stati linciati e bruciati vivi con l’accusa di blasfemia, per la presunta profanazione di pagine del Corano. La Corte ha chiesto all’esecutivo anche di riferire sui passi compiuti per ottemperare al provvedimento emesso a giugno 2014, quando l’organo supremo di giudizio aveva ordinato al governo federale di istituire il “Consiglio nazionale per i diritti delle minoranze” e di formare una speciale “task force” per proteggere i luoghi di culto delle minoranze religiose.
Il passo è stato accolto con favore dalla comunità cristiana e dalla società civile, in nome della difesa dello stato di diritto.
Interpellato da Fides, p. James Channan OP, Direttore del “Peace Center” a Lahore, ha detto: “Siamo felici di questo passo. Sembra un risultato positivo della nostra lotta unitaria: la domanda di intervento alla Corte Suprema era stata inoltrata da leader religiosi cristiani e musulmani, rappresentanti di organizzazioni come Peace Center, URI, Minjahul Quran, Consiglio Ulama Pakistan, impegnate per la giustizia, la pace, l’armonia interreligiosa. Speriamo arrivino presto provvedimenti concreti per restituire un senso di sicurezza a tutti i cittadini, soprattutto ai cristiani e altre minoranze perseguitate in Pakistan”.
Intanto, come Fides apprende da fonti locali, i familiari della coppia uccisa stano subendo pressioni e minacce perché abbandonino la strada del processo penale.
Anche i cristiani dei villaggi circostanti, da cui provengono i principali sospettati del linciaggio, sono sotto minaccia.
Un cristiano del villaggio di Bhail ha raccontato che la tensione nell’area è fortissima e che si è sviluppata una grande ostilità dei musulmani verso i cristiani, dopo il raid e gli arresti compiuti dalla polizia nelle case dei musulmani.
L’avvocato cristiano Mushtaq Gill commenta a Fides: “Vi è una mentalità diffusa tra i fedeli islamici che considera i cristiani ‘infedeli’, inferiori e meritevoli di ogni abuso. A volte anche i leader politici lo ripetono sugli schermi della tv. In un paese al 97% musulmano, i cristiani sono vittime di minacce e attacchi, e vivono sotto una cappa di discriminazione e odio”. (PA) (Agenzia Fides 24/11/2014)