Alle radici della comunione

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Il Papa alla delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli – Nel solco della passione per l’unità che animò il patriarca Atenagora, Giovanni XXIII e Paolo VI

Il concilio Vaticano II – di cui il prossimo 11 ottobre si celebra il cinquantesimo anniversario dell’apertura – ha segnato «una nuova importante fase delle relazioni» tra cattolici e ortodossi. Nel riconoscerlo il Papa si è augurato che «anche nella fase attuale si possano fare dei progressi», in attesa di «giungere presto al giorno beato in cui potremo condividere la mensa eucaristica».

Il tradizionale incontro con la delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli – ricevuta in udienza nella mattina di giovedì 28 giugno, alla vigilia della festa dei santi Pietro e Paolo – è stato per Benedetto XVI l’occasione per richiamare l’importanza dell’assise conciliare nel cammino del dialogo ecumenico. E per ricordare, in particolare, la «passione per l’unità della Chiesa» che animò il Patriarca ecumenico Atenagora e i Pontefici Giovanni XXIII e Paolo VI. I quali «si fecero promotori di coraggiose iniziative che aprirono la strada a rinnovate relazioni tra il Patriarcato ecumenico e la Chiesa cattolica».

In questo solco si colloca anche l’azione svolta dall’attuale Patriarca ecumenico. «È per me motivo di particolare gioia – ha affermato il Pontefice – constatare come Sua Santità Bartolomeo i segua, con rinnovata fedeltà e feconda creatività, il cammino tracciato dai suoi predecessori i Patriarchi Athenagoras e Dimitrios, distinguendosi a livello internazionale per la sua apertura al dialogo tra i cristiani e per l’impegno al servizio dell’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo». Proprio per questo il Papa ha chiesto ai componenti della delegazione di trasmettere al Patriarca e al santo Sinodo «i sentimenti del mio affetto e della mia viva gratitudine», elevando una preghiera di «lode a Dio per il cammino di pace e di riconciliazione che Egli ci dona di percorrere insieme».

Per Benedetto XVI la celebrazione della festa dei santi Pietro e Paolo offrirà appunto «la possibilità di ringraziare insieme il Signore per le opere straordinarie che Egli ha compiuto e continua a compiere attraverso gli apostoli nella vita della Chiesa». Nella consapevolezza che la loro predicazione è «il fondamento saldo e perenne su cui si edifica la Chiesa, ed è nella fedeltà al deposito della fede da essi trasmesso che troviamo le radici della comunione che già sperimentiamo tra noi».

Fonte: L’Osservatore Romano