Papa Francesco, da oggi a Vilnius, si soffermerà a venerare il dipinto autentico fatto realizzare da santa Faustina Kowalska secondo le indicazioni ricevute dal Signore stesso nelle sue rivelazioni private. Abbiamo tutti in mente il «Gesù confido in Te» che compare su milioni di immaginette e sui depliant tascabili della Coroncina della Misericordia? Quel Cristo alto e snello, da ispirare, o perlomeno richiamare l’hollywoodiano «Jesus Christ Superstar»? È un «falso». «Nell’accezione migliore del termine», si premura subito di aggiungere David Murgia, autore per Ares di Suor Faustina e il Volto di Gesù Misericordioso (pp. 128, con inserto fotografico, € 13), volumetto d’inchiesta in cui si propone, sottotitolo alla mano, di svelare «il mistero del Dipinto più venerato al mondo».
Veniamo ai fatti. La famosissima Immagine custodita a Cracovia, dove morì ed è sepolta santa Faustina Kowalska (1905-1938), fu, in effetti, realizzata dal pittore polacco Adolf Hyla (1867-1965) ben dieci anni dopo la morte della mistica polacca.
«Intendiamoci», completa il suo ragionamento Murgia, che di professione è giornalista e ha seguito il «caso» anche come inviato di Tv2000, «Hyla dipinse il suo Gesù pieno di fede e per riconoscenza dopo una grazia ricevuta: non c’è dubbio che pure il suo quadro abbia prodotto conversioni e tanto bene nelle anime… Tuttavia, non lo si deve spacciare o confondere per ciò che non è: il ritratto di Gesù Misericordioso fatto realizzare da suor Faustina dal Signore stesso, che le appariva con continuità».
Dal Diario della Santa apprendiamo come sono andate le cose: «La sera [la notte del 22 febbraio 1931, ndr], stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. Muta tenevo gli occhi fissi sul Signore; l’anima mia era presa da timore, ma anche da gioia grande. Dopo un istante, Gesù mi disse: “Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: ‘Gesù confido in Te!’. Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero”».
Di seguito il Signore aggiunse parole di peso: «Prometto che l’anima che venererà quest’immagine non perirà. Prometto pure già su questa terra, ma in particolare nell’ora della morte, la vittoria sui nemici. Io stesso la difenderò come Mia propria gloria».
Il Signore Gesù, come sempre quando ci sono di mezzo gli uomini e benché sia a loro esclusivo beneficio, dovrà aspettare alcuni anni prima di vedere esaudita la richiesta. Nel frattempo, suor Faustina, spesso e gravemente inferma come capita ai mistici, è stata trasferita a Vilnius per una lunga convalescenza e ha incontrato don Michał (Michele) Sopoćko (1888-1975), oggi beato, che diviene il suo confessore e sarà con lei l’altro grande apostolo della Divina Misericordia.
È grazie a don Michele che si trova un pittore disposto a eseguire il Quadro richiesto – tale Eugeniusz Marcin Kazimirovski (1873-1939), segni particolari ateo – e se le consorelle permettono alla Kowalska di assentarsi quando serve dal Convento per «dettare» il prezioso Ritratto…
Nel volume si racconta attraverso quali e tanti rifacimenti si poté giungere alla sua definizione ultimativa, con Kazimirovski scocciato da questa suora incolta nell’arte, e non solo, che si permetteva di intralciare la sua creatività e con Faustina, d’altro canto, che, perfino di fronte all’opera compiuta scoppiò a piangere, temendo di mancare di rispetto a Dio, perché «Gesù, quello vero», cioè quello vivo che lei fortunata già vedeva in questa terra «è molto, molto più bello!». Ma il Signore la consolò. «Non nella bellezza dei colori né del pennello sta la grandezza di questa Immagine, ma nella mia Grazia».
E per noi, cristiani ordinari che rimandiamo al Cielo l’incontro più atteso, questo Dipinto non è così male, anzi ha una forza e una potenza che lascia a bocca aperta.
Dal libro, giusto per trasmettervi un esempio, ripropongo l’effetto che ha fatto sull’Autore la prima volta che lo ha visto, dopo essersi affacciato nel piccolo Santuario della Santissima Trinità a Vilnius, dove esso è ora custodito.
«Entro. Non c’è molta gente. C’è odore di incenso. La luce delle candele fa tremare tutto lo sfondo. Non riesco a vedere subito quello che c’è in fondo. C’è un coro che canta.
È come se facesse delle prove perché i cantori si interrompono e ripetono subito dopo la stessa partitura. In lontananza sento qualcuno che suona il clacson, come se si trovasse bloccato da un’auto parcheggiata in seconda fila. Riesco finalmente a vedere l’Immagine. Finalmente mi fermo. La mia mente si svuota. Non sento più nulla. Guardo quegli occhi. Comprendo. Colui che vedo è la Misericordia. Ora è tutto chiaro. Sarà questa Bellezza a salvare il mondo».
La forza di questa conclusione viene a Murgia anche dall’avere verificato di persona l’esperimento di cui gli ha riferito mons. Gintaras Grušas, l’arcivescovo di Vilnius, per il quale, se si riducono di un terzo le proporzioni, si crea una sovrapposizione perfetta fra il Gesù dipinto da Kazimirovski e l’Uomo della Sindone. La Croce e la Misericordia finiscono per coincidere in Cristo.
È per contemplare tale Mistero che Papa Francesco si reca in visita apostolica a Vilnius da oggi al 25 settembre, mentre per esprimere che cosa si provi contemplandolo, il prefatore del volume Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione vaticana, è ricorso a sua volta al Diario di santa Faustina.
«Aiutami, o Signore, a far sì che […] i miei occhi siano misericordiosi, in modo che io non nutra mai sospetti e non giudichi sulla base di apparenze esteriori, ma sappia scorgere ciò che c’è di bello nell’anima del mio prossimo e gli sia di aiuto; […] il mio udito sia misericordioso, che mi chini sulle necessità del mio prossimo, che le mie orecchie non siano indifferenti ai dolori ed ai gemiti del mio prossimo […]; la mia lingua sia misericordiosa e non parli mai sfavorevolmente del prossimo, ma abbia per ognuno una parola di conforto e di perdono […]; le mie mani siano misericordiose e piene di buone azioni […]; i miei piedi siano misericordiosi, in modo che io accorra sempre in aiuto del prossimo, vincendo la mia indolenza e la mia stanchezza […]; il mio cuore sia misericordioso, in modo che partecipi a tutte le sofferenze del prossimo». Parole bellissime e sofferte che mostrano come ogni cammino di santità implichi la lotta ascetica del cristiano che cade, ma chiede perdono e si sforza di non peccare più.
Il Dipinto viene realizzato da Kazimirovski, sotto lo sguardo esigente di suor Faustina, nel 1934. Alle porte, per la Lituania, della doppia dominazione nazista, prima, e sovietica poi, tradottasi nella doppia spietata persecuzione che ha falcidiato la popolazione del Paese e bersagliato i cristiani per lunga parte del secolo scorso.
In questo modo il santo Volto si impone provvidenzialmente sullo scenario della storia come l’Immagine della Salvezza e della Misericordia autentiche che non sono di questo mondo.
E che come tale, nessun Potere, nessun Male di questo mondo può scalfire. Nonostante il rientro di suor Faustina in Polonia e la sua morte prematura, e dopo anche la morte di don Michele, il Dipinto fu, infatti, miracolosamente preservato dalla distruzione, perché ci furono alcuni sacerdoti e alcune donne coraggiose che ne seguirono le tracce da Vilnius alla Polonia, attraverso la Bielorussia, fino a riuscire a riportarlo a casa.