A Papua è caccia alle streghe

Troppo tardi. Quando la notizia ha raggiunto suor Gaudentia Meier a Mendi, il delitto era già avvenuto da giorni. Normale in Papua Nuova Guinea, una “nazione-arcipelago”, dove villaggi popolosi e sperduti sono circondati dal mare d’acqua o di montagne.


 
Le ultime due “sanguma” (streghe) sono state massacrate nell’isola di Bougainville, a centinaia di chilometri da dove l’anziana religiosa e infermiera vive ormai da 44 anni.

Al lavoro quotidiano in clinica, dove si occupa dei malati di Hiv, “Sister Gaudi” – come la chiamano – abbina un’attività “informale” di lotta alla superstizione. Che in questo angolo remoto di Oceania assume connotati assurdamente barbari. La caccia alle presunte streghe non è solo una pratica abituale ma cresce di intensità, anno dopo anno.
 
Tanto che anche il governo locale ha finalmente ammesso il problema. E incaricato una Commissione di occuparsene. Suor Gaudentia, il vescovo di Kundiawa, monsignor Anton Bal, il sacerdote e medico polacco Jan Jaworski e il prete antropologo Philip Gibbs lo denunciano da tempo. E lottano per sradicare il dramma. Frutto non solo del sopravvivere di tradizioni arcaiche in un contesto di isolamento, ma di una rabbia sociale sempre più accentuata.
 
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