Vorrei lanciare un appello a chi, in Vaticano, vuole veramente bene al Papa (ci sarà certamente): andare subito via da Twitter, basta, alla larga. Proteggete il Vicario di Cristo da questa umiliante gogna mediatica di cui lui è certamente ignaro. Non so quale genio abbia avuto la “strepitosa” idea di far sbarcare Benedetto XVI su questo social network, oltretutto con quella imbarazzante cerimonia del “primo tweet”.
Di sicuro il Pontefice, occupato in materie ben più importanti e profonde, non conosceva questo fatuo luogo di chiacchiericcio (e spesso di insulti) che è Twitter. E si è fidato.
Ma temo che nessuno gli abbia spiegato o mostrato quale disastro comunicativo e d’immagine ha prodotto la trovata: è come se fosse stato portato in una piazza ed esposto al dileggio di chiunque.
E’ veramente una pena assistere a questo spettacolo: il Santo Padre, uomo mite, buono, che per i cattolici rappresenta “il dolce Cristo in terra”, ogni giorno viene svillaneggiato e deriso nei commenti ai suoi messaggi. O subissato di sciocchezze e attacchi.
POVERO PAPA
Chiunque può constatarlo. Basta andare su Twitter: “Benedetto XVI Pontifex”.
Si apre e si legge: “Benvenuti alla pagina Twitter ufficiale di Sua Santità Benedetto XVI”. Così recita la scritta che accoglie i fedeli, sotto l’immagine del Papa, con i colori della bandiera vaticana. Poi andate a vedere…
Ieri per esempio c’era in primo piano il messaggio del Papa, datato 3 febbraio: “Imitando la Vergine Maria, accogliamo e custodiamo nel nostro animo la Parola di Gesù, per riconoscerlo Signore della nostra vita”.
Subito sotto ecco i commenti: “forza Napoli, mettici una buona parola Benny”, “che il dio vi benedica e che il tedesco albino ci rimanga secco”, “ripeto: solo coccoli di coca! uno di noi! L’ostia di bamba!”.
Il precedente messaggio del Santo Padre, datato 2 febbraio suonava così: “Un mio pensiero affettuoso va oggi a ogni religiosa e religioso: possano sempre seguire Cristo fedelmente nella povertà castità e obbedienza”.
Commenti: “vai a lavorare represso!!”, “sono bisessuale”, “anni di inquisizione mi hanno fatto salire troppo veleno, se i cristiani fossero adepti della wicca capirebbero”, “a me piacciono solo le belle donne… Sarò normale?”.
I messaggi precedenti sono subissati di risposte e commenti ancora più coloriti. Possiamo spaziare in vari campi.
Ci sono i “simpatici” e “graziosi” apprezzamenti per la presenza della Chiesa cattolica:
“La iglesia es una banda de ladrones dirigida por Benedicto XVI alias ‘el papa’ ”;
“ecco questa è la verità! I soldi, i beni immobili. Predicare bene e razzolare male… che schifo”;
“con tutto l’oro che hai addosso, tu la luce la rifletti addirittura”,
“sei pieno di soldi senza fare un cazzo”.
Oppure si possono leggere i “raffinati” commenti filosofici:
“Se la religione è l’oppio dei popoli, e lo è, tu Pontifex.it sei il Sommo Pusher. Se voglio del popper dove posso andare?”;
“ti fai le domande e ti dai le risposte, se fosse il Natale del 1930 e io fossi Freud ti prescriverei della cocaina”.
Ci sono le domande (che lascio in lingua originale): “Pontifex is it a sin to masturbate to agent scully handcuffed to a radiator? shes catholic like?”.
E non mancano i dibattiti impegnati: “ma tu, li fai gli scoreggioni?”. Con polemiche: “vedi di farti i cazzi tuoi e lascia stare il sito del Papa”, “ma vai a cagare te il papa e le suore”;
“Pontifex ma come cazzo ti permetti?”;
“e ricorda che un buon cattolico non dice la parola cazzo. Imbecille”;
“ho capito che sei solo un buffone e io coi buffoni non ci parlo. Chiuso”.
Evito volutamente i messaggi più pesanti (e quelli sugli abusi sessuali del clero), ma lì, sul Twitter intestato al Papa,