«Con l’Imu siamo al top. Grazie PdBersani, che fai ora… Ci sbrani tu o ci fai sbranare? Chiuso per lutto della politica di sx. Ridateci una parte dei contributi che vi abbiamo dato per le primarie». La grammatica e la punteggiatura sono quelle che sono ma il messaggio è forte e chiaro.
Lui, l’anziano con il tricolore e il cartello di protesta, se ne sta dall’altra parte della strada, davanti all’ingresso del Consiglio regionale della Toscana, nella centralissima via Cavour, a Firenze. I suoi “colleghi” delle Case del popolo e dei Circoli Arci sono di fronte, davanti all’ingresso di Palazzo Medici Riccardi, sede della Provincia e della prefettura. Aspettano di consegnare al prefetto le chiavi delle loro sedi per protesta contro la “batosta” dell’Imu.
Nel cartello del “contestatore solitario”, che viene dalla Società di mutuo soccorso di Soffiano, si precisa che il suo circolo non ha “macchinette mangiasoldi”, non ha pizzerie né ristoranti, né tantomeno rimborsi elettorali: «Abbiamo – si legge – un piccolo bar, diamo ospitalità a una scuola di danza…», ma soprattutto, nel bilancio 2012, abbiamo «meno euro 850».
L’Sms di Soffiano, alle porte di Firenze, è una piccola realtà, ma ieri mattina, a consegnare le chiavi dei circoli, c’erano molti dei rappresentanti delle 280 realtà associative di sinistra, grandi e piccole, tra Circoli Arci, Società di mutuo soccorso, Case del popolo e associazioni culturali diffuse in gran parte dell’area provinciale fiorentina. «Siamo luoghi aperti, dove le persone si incontrano e costruiscono azioni e relazioni – spiegano i promotori della manifestazione –. Siamo una rete che organizza centinaia di iniziative e offre occasioni di protezione sociale per i più deboli. Svolgiamo un ruolo di presidio del territorio, di mediazione dei conflitti sociali, di offerta di ricreazione e cultura: siamo, che si voglia riconoscere o meno, un pezzo fondamentale del sistema del welfare».
Dicono di avere assistito «al dibattito sull’Imu e accettato la nuova disciplina sulla tassazione (e le esenzioni) delle proprietà immobiliari degli enti no profit». Erano «consapevoli e convinti» che anche a loro sarebbe toccato dare un contributo al risanamento delle finanze statali. Ma trovano ingiusti i criteri con cui si è deciso di calcolare il pagamento dell’Imu per le loro strutture e per quelle similari. In sostanza, ritengono che le attività sociali, ricreative e culturali, siano state equiparate a quelle prettamente commerciali.
Tea Albini, parlamentare del Pd, ex consigliere comunale a Firenze, da sempre vicina all’Arci e ora componente, alla Camera, della commissione Finanze, era nel gruppetto di politici presenti ieri davanti alla prefettura: «C’è una sofferenza sostanziale che riguarda tutto il non profit e non solo i nostri circoli – ammette –. L’allarme lo abbiamo lanciato da tempo, anche se in partenza non abbiamo condiviso quello che veniva dal mondo cattolico per una difficoltà iniziale a capire esattamente la questione. Ma adesso è una battaglia di tutti, che deve essere condivisa. Non dico che non si debba pagare l’Imu ma bisogna entrare nel merito e distinguere le attività esclusivamente commerciali da quelle a carattere sociale o ricreativo».
Per questo, anche con il gesto della consegna della chiavi al rappresentante locale del governo nazionale, viene chiesta «una giusta tassazione e una giusta esenzione per lo sviluppo di associazionismo e solidarietà», e lanciato un monito al governo che verrà affinché «non si spinga a disporre di certe strutture come vuole, ma ne riconosca il ruolo fondamentale per il Paese».
Andrea Fagioli
Fonte: Avvenire