Il Financial Times: Monti leader non adatto. Ma poi si corregge

Mario Monti non esita a replicare al Financial Times e a difendere l’operato dei tredici mesi del suo esecutivo dopo che ieri un editoriale del quotidiano finanziario britannico firmato da Wolfgang Muenchau diceva che il professore “non è l’uomo giusto a guidare l’Italia”.

 

E lo stesso FT corregge il tiro con un articolo sull’Italia sostenendo che Monti insieme con il leader del Pd, Pier Luigi Bersani può, dopo il voto di fine febbraio, “garantire un nuovo inizio. Ciò consentirà agli elettori di compiere una vera scelta sul futuro dell’Italia”.

Il professore, in una lettera al quotidiano, definisce “un imperativo” – per la situazione trovata dal suo governo a novembre 2011 – quello di ridurre il costo del debito, cosa che si poteva fare solo “aumentando le tasse”.

Ma aggiunge: “Ciò che ha fatto il mio governo per ridurre l’inflazione e creare maggiore occupazione nel settore dei servizi è senza precedenti, dato il poco tempo a disposizione e la mancanza di una autentica maggioranza parlamentare”.
 
“Ma il lavoro non è finito e potrebbe facilmente essere vanificato. Ed è per questo che sono entrato nell’arena politica”, spiega Monti facendo notare, nell’incipit della lettera, come Muenchau sia notoriamente critico rispetto alle politiche condotte in Germania dalla cancelliera conservatrice, Angela Merkel.

Il professore rivendica poi il ruolo dell’Italia in Europa durante il suo mandato e ricorda come senza la correzione dei conti pubblici e le riforme avviate – interventi “cruciali” – e senza la determinazione italiana durante il Consiglio Ue di giugno, “difficilmente la Bce avrebbe potuto intervenire come ha fatto, cosa che è stata invece cruciale”.
 
Ieri Muenchau aveva detto che Monti rivendica di aver portato a un calo dello spread ma che “la maggior parte  degli italiani sa di dover attribuire questo a un altro Mario, Draghi, il presidente della Bce”. Stamani la lettura del governo tecnico è ribaltata e l’FT dice che il governo Monti “insieme con l’azione decisiva della Bce, ha aiutato a ridare credibilità ai conti pubblici di Roma.

Gli investitori stranieri hanno ripreso a comprare i titoli di debito italiani e i rendimenti sul decennale si sono ridotti drasticamente dal novembre 2011″. L’economia sta ancora attraversando la più lunga recessione dal secondo dopoguerra, la produzione è stagnante e il costo del lavoro resta alto, contrariamente a Spagna Portogallo e Italia, ma sia Bersani che Monti godono di “credibilità personale”.

Quello che ancora devono dimostrare è di avere “una visione convincente per il Paese”. Tuttavia, “con un settore manifatturiero forte e orientato all’export e una forza lavoro specializzata, l’Italia ha il potenziale per tornare a una crescita sostenibile”, sostiene l’FT.

Una bocciatura totale arriva invece per Silvio Berlusconi che torna in scena dopo aver portato “il Paese sull’orlo del precipizio dei conti pubblici”.

 

Fonte: Avvenire