Il tribunale di Iskenderun nel sud-est della Turchia ha condannato oggi a 15 anni di carcere Murat Altun, il giovane che il 3 giugno 2010 uccise il vescovo italiano Luigi Padovese, vicario episcopale dell’Anatolia: lo si è appreso da fonti diplomatiche ad Ankara. Altun, che allora aveva 26 anni, al termine del processo ha affermato di essere “pentito” di avere ucciso il sacerdote.
Sulle motivazioni del gesto omicida rimangono tuttavia ancora delle incertezze.
Già al momento dell’arresto fonti locali avevano testimoniato che il giovane soffre di disturbi mentali. La morte di monsignor Padovese sconvolse anche perché l’omicidio seguiva di pochi anni quello di don Andrea Santoro, avvenuto in Turchia il 5 febbraio del 2006.
Padovese, 63 anni, milanese, era vicario apostolico dell’Anatolia dall’ottobre 2004. Era stato ucciso a coltellate dal suo autista Murat Altun, che dopo l’arresto aveva dato spiegazioni contraddittorie: odio islamico, ragioni personali, un colpo di follia.
Quattro anni prima, nel febbraio 2006, un altro sacerdote italiano, don Andrea Santoro, era stato assassinato nel nord della Turchia a Trebisonda, sul Mar Nero, da un adolescente di 16 anni, al grido di “Allah Akhbar”.
Subito dopo l’assassinio di monsignor Padovese, il governatore della provincia di Antiochia Mehmet Celalettin Lekesiz aveva negato che l’omicida avesse un “movente politico”. In una intervista il vescovo di Smirne Ruggero Franceschini aveva invece parlato di un omicidio “con motivazioni religiose”.
Nell’aprile 2007 tre collaboratori della casa evangelica protestante “Zirve”, due turchi e un tedesco, erano stati uccisi a Malatya, nella Turchia meridionale.
Fonte: Avvenire
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