I governi d’Europa e del Nord America impediscano l’“ingiustizia” del muro costruito da Israele nei Territori palestinesi. Lo chiedono a una voce i vescovi dei due continenti che in questi giorni, in veste di membri del Coordinamento Terra Santa, hanno visitato numerose comunità cattoliche mediorientali per portare come ogni anno sostegno e solidarietà.
C’è chi unisce nel segno della solidarietà – come dimostra il lavoro della Caritas giordana o del Catholic Relief Service di Gaza – e chi divide in nome di una sicurezza mai “sazia”, come dimostra la barriera di cemento che Israele continua a innalzare tra sé e i territori e le popolazioni circostanti. Contro questa “ingiustizia” prendono posizione i vescovi della delegazione pro Terra Santa assicurando che, di ritorno dalla loro visita, si faranno portavoce presso i “rispettivi governi” perché impediscano l’“invasione della barriera di sicurezza”.
Nel comunicato, i presuli fanno anche il punto delle visite che li hanno portati tra Gaza e Betlemme, Beit Jala, Madaba e Zarqa. Davanti a loro, scrivono, i segni della guerra civile in Siria – attraverso “il gran numero di rifugiati” – o le testimonianze “commoventi “di “donne religiose impegnate nell’assistenza ai lavoratori migranti, alle vittime della tratta e ai prigionieri”, o ancora quelli che più generalmente “lottano contro l’oppressione e l’insicurezza nei Paesi che compongono la Terra Santa”.
“La nostra fede – dicono – è stata arricchita dalla forza e dal coraggio delle persone che abbiamo incontrato” e questo ci ispira “a promuovere una pace giusta”. Per questo, i vescovi del Coordinamento rivolgono un appello ai cristiani d’Occidente e “alle persone di buona volontà in tutto il mondo” perché sostengano “il lavoro svolto in questa regione per costruire un futuro migliore”. Futuro, constatano, che è già presente nell’investimento della Chiesa per l’istruzione.
“In nessun luogo questo è più evidente che nell’Università di Betlemme, dove – raccontano – siamo stati colpiti dalle storie degli studenti, e l’Università americana di Madaba in Giordania”. Nel 2009, ricordano i presuli, Benedetto XVI aveva “rivolto un appello al personale e agli studenti della regione ad essere costruttori di una società giusta e pacifica composta di persone di varia estrazione religiosa ed etnica”.
In Terra Santa, dove la popolazione cristiana è in fase “decrescente”, i vescovi europei e nordamericani assicurano “sostegno concreto per i più vulnerabili”, nonché il “massimo impegno per convincere i nostri rispettivi governi – scrivono – a riconoscere le cause che sono alla radice della sofferenza in questa terra e ad intensificare i loro sforzi per una pace giusta”.
Esortando i cristiani “a venire in pellegrinaggio in Terra Santa”, i presuli del Coordinamento concludono facendo eco all’appello del Papa lanciato di recente nel suo discorso al Corpo diplomatico presso la Santa Sede perché, con “il sostegno della comunità internazionale”, israeliani e i palestinesi “si impegnino per una coesistenza pacifica nel contesto di due Stati sovrani, in cui il rispetto per la giustizia e le legittime aspirazioni dei due popoli siano preservati e garantiti”.
Alessandro De Carolis
Fonte: Radio Vaticana