La Chiesa vive oggi la vigilia dell’Epifania, che vedrà Benedetto XVI presiedere domattina alle 9.00, nella Basilica di San Pietro, la Messa della solennità durante la quale ordinerà quattro nuovi vescovi: mons. Georg Ganswein, suo segretario particolare e prefetto della Casa Pontificia; mons. Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica; e i nunzi apostolici mons. Fortunatus Nwachukwu e mons. Nicolas Thevenin. Sul “mistero di luce” dell’Epifania, Alessandro De Carolis ripropone in questo servizio alcune riflessioni del Papa.
La Grotta e il palazzo. È tra questi due poli che la storia della salvezza gioca i suoi istanti cruciali. Tra le stanze dove il re Erode progetta di sterminare i suoi nemici neonati e la stalla dove vagisce il Principe che porta la pace passano pochi chilometri, ma in realtà corre un abisso, una traiettoria di luce e una di tenebra.
Sull’orlo di questo abisso – guidati dalla luce di una stella e insidiati da un’ombra di malvagità – si snoda il viaggio dei Magi. In quel lungo itinerario, Benedetto XVI ha più volte visto in simbolo il pellegrinaggio che l’umanità compie da sempre verso Cristo.
Un percorso non sempre lineare perché, in ogni epoca, a chi tiene fissi gli occhi sulla cometa si affianca sempre chi preferisce guardare altro e altrove:
“Molti hanno visto la stella, ma solo pochi ne hanno capito il messaggio (…) Possiamo rispondere: la troppa sicurezza in se stessi, la pretesa di conoscere perfettamente la realtà, la presunzione di avere già formulato un giudizio definitivo sulle cose rendono chiusi ed insensibili i loro cuori alla novità di Dio”. (Messa dell’Epifania, 6 gennaio 2010)
Ed è per offrire un sole definitivo alle troppe ombre nelle quali si dibattevano, che Dio ha deciso, attraverso suo Figlio, di compiere per primo il pellegrinaggio dal cielo verso gli uomini. “Per amore Egli si è fatto storia nella storia”, ha detto in una occasione il Papa, parlando della bellezza dell’Incarnazione:
“Cristo è luce, e la luce non può oscurare, ma solo illuminare, rivelare. Nessuno pertanto abbia paura di Cristo e del suo messaggio! E se nel corso della storia i cristiani, essendo uomini limitati e peccatori, hanno talora potuto tradirlo con i loro comportamenti, questo fa risaltare ancor di più che la luce è Cristo e che la Chiesa la riflette solo rimanendo unita a Cristo”. (Messa dell’Epifania, 6 gennaio 2007)
In questo modo la Chiesa, ha affermato ancora Benedetto XVI, svolge oggi la funzione che duemila anni fa la cometa ebbe per i Magi che cercavano Gesù rifuggendo da Erode:
“Anche la Chiesa, pertanto, svolge per l’umanità la missione della stella. Ogni autentico credente è sempre in cammino nel proprio personale itinerario di fede e, al tempo stesso, siamo in cammino con la piccola luce che portiamo dentro di noi, e possiamo e dobbiamo essere di aiuto a chi si trova al nostro fianco, e magari stenta a trovare la strada che conduce a Cristo”. (Messa dell’Epifania, 6 gennaio 2008)
Da venti secoli, dunque, splende sulle vicende umane un faro che indica la rotta in mezzo alle tante zone buie che continuano a scoraggiare e spaventare. La scelta della direzione è un atto di libertà dell’uomo. Da parte sua, traiettoria cristiana, ripete il Papa, ha una certezza:
“Non c’è ombra, per quanto tenebrosa, che possa oscurare la luce di Cristo. Per questo nei credenti in Cristo non viene mai meno la speranza, anche oggi, dinanzi alla grande crisi sociale ed economica che travaglia l’umanità, davanti all’odio e alla violenza distruttrice che non cessano di insanguinare molte regioni della terra, dinanzi all’egoismo e alla pretesa dell’uomo di ergersi come dio di se stesso, che conduce talora a pericolosi stravolgimenti del disegno divino circa la vita e la dignità dell’essere umano, circa la famiglia e l’armonia del creato”. (Messa dell’Epifania, 6 gennaio 2009)
Fonte: News.va