Il ministro della salute inglese ha reso noti ieri i dati relativi alle “death list”, che vengono fatte seguendo il protocollo “Liverpool care pathaway”. I pazienti terminali, ritenuti dai medici con poche prospettive di vita, vengono privati di acqua, cibo e medicine, all’insaputa dei parenti, e entro 29 ore dall’inizio del protocollo si spengono.
TROPPO TARDI. Il ministro Jeremy Hunt ha definito questa barbara procedura un “fantastico passo avanti” nel trattamento di tutti quei pazienti che pesano sul servizio sanitario nazionale. I familiari si accorgono che il loro caro è stato inserito nella “death list” sempre troppo tardi, e quando vanno a chiedere la reintroduzione dell’idratazione e dell’alimentazione, ormai lo stato di salute del malato è gravemente compromesso.
ANTI-EUTANASIA. Un gruppo parlamentare anti-eutanasia si è già fatto sentire, per voce di Espelth Chowdharay. “Si tratta solo di un percorso letale, spacciato come un metodo di aiuto dei pazienti. Il ministro segnala solo uno o due casi in cui ci siano stati parenti che hanno interferito, o fattori andati fuori controllo. Ma noi chiediamo che venga fatto anche un altro rapporto sul Lcp, indipendente dal ministero”. Il ministro Hunt ha infatti aggiunto che “uno o due errori non dovrebbero screditare l’intero ciclo del Lcp, che aiuta il sistema sanitario”.
30 MILIONI EXTRA. 60 mila pazienti sono stati messi sulla death list quest’anno, e le cliniche che procedono su questa strada vengono premiate con circa 30 milioni di sterline extra annue. Hunt ha insistito nel dire che i parenti dovrebbero essere informati, ma di settimana in settimana si moltiplicano i casi di familiari che raccontano ai giornali di come abbiano perso il loro caro senza poter fare niente, oppure di come siano riusciti a salvarlo in tempo e questi sia ancora in vita dignitosamente.
Elisabetta Longo
Fonte: Tempi.it