Il potere di Gesù è quello della verità e dell’amore e non sarà mai distrutto: così il Papa stamani, nella Basilica Vaticana, durante la Messa presieduta in occasione della solennità di Cristo Re. Hanno concelebrato con lui i sei nuovi cardinali creati nel Concistoro di ieri: mons. James Michael Harvey, arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, il Patriarca maronita Béchara Boutros Raï, l’arcivescovo maggiore siro-malankarese di Trivandrum Baselios Cleemis Thottunkal, l’arcivescovo di Abuja, John Olorunfemi Onaiyekan, l’arcivescovo di Bogotà, mons. Rubén Salazar Gómez e l’arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle.
Una solennità per capire se davvero Gesù è il re della nostra vita, se siamo attratti dal suo amore o se ci interessano di più i poteri di questo mondo. Il Papa invita a volgere “lo sguardo al futuro, o meglio in profondità, verso la meta ultima della storia, che sarà il regno definitivo ed eterno di Cristo” quando “manifesterà pienamente la sua signoria” e “giudicherà tutti gli uomini”. Sulla terra Gesù sceglie la via dell’umiliazione e della croce. La gente attende un altro tipo di Messia che risolva con la violenza le ingiustizie e resta delusa. Anche i suoi discepoli, “pur avendo condiviso la vita con Gesù e ascoltato le sue parole, pensavano ad un regno politico, instaurato anche con l’aiuto della forza”:
“Nel Getsemani, Pietro aveva sfoderato la sua spada e iniziato a combattere, ma Gesù lo aveva fermato (cfr Gv 18,10-11). Egli non vuole essere difeso con le armi, ma vuole compiere la volontà del Padre fino in fondo e stabilire il suo regno non con le armi e la violenza, ma con l’apparente debolezza dell’amore che dona la vita. Il regno di Dio è un regno completamente diverso da quelli terreni”.
Anche Pilato rimane sorpreso davanti a Gesù che parla di un potere che non risponde alla logica del dominio e della forza:
“Il potere del vero Messia, potere che non tramonta mai e che non sarà mai distrutto, non è quello dei regni della terra che sorgono e cadono, ma è quello della verità e dell’amore. Con ciò comprendiamo come la regalità annunciata da Gesù nelle parabole e rivelata in modo aperto ed esplicito davanti al Procuratore romano, è la regalità della verità, l’unica che dà a tutte le cose la loro luce e la loro grandezza”.
Chi segue Cristo sulla via della croce partecipa alla sua regalità:
“Con il suo sacrificio, Gesù ci ha aperto la strada per un rapporto profondo con Dio: in Lui siamo diventati veri figli adottivi, siamo resi così partecipi della sua regalità sul mondo. Essere discepoli di Gesù significa, allora, non lasciarsi affascinare dalla logica mondana del potere, ma portare nel mondo la luce della verità e dell’amore di Dio”.
La solennità di Cristo Re è dunque un forte invito a “convertirsi sempre di nuovo al regno di Dio, alla signoria di Dio, della Verità, nella nostra vita”:
“Lo invochiamo quotidianamente nella preghiera del “Padre nostro” con le parole “Venga il tuo regno”, che è dire a Gesù: Signore facci essere tuoi, vivi in noi, raccogli l’umanità dispersa e sofferente, perché in Te tutto sia sottomesso al Padre della misericordia e dell’amore”.
Infine, il Papa, rivolgendosi in particolare ai sei nuovi cardinali creati nel Concistoro di ieri, li ha invitati a “dare testimonianza al regno di Dio, alla verità. Ciò – ha detto – significa far emergere sempre la priorità di Dio e della sua volontà di fronte agli interessi del mondo e alle sue potenze”: un impegno che richiede “di amare sino all’estremo, donando la propria vita per le persone amate”.
Sergio Centofanti
Fonte: Radio Vaticana