I mass media e i nuovi media siano strumenti della nuova evangelizzazione. Lo chiedono i Padri sinodali. Ma perché internet, tv e radio siano veicoli di trasmissione del Vangelo è necessario che gli operatori della comunicazione sociale abbiano una chiara identità cristiana. E’ quanto sostiene padre Marco Tasca, ministro generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori Conventuali, presente al Sinodo.
Paolo Ondarza lo ha intervistato:
R. – Credo che sia proprio uno dei più grandi strumenti che il Signore ci ha dato in questi tempi. Credo che la cosa più importante sia usarli con un’identità e avere una chiara identità cristiana cattolica per poter evangelizzare. Sono degli strumenti che ci permettono di avvicinare tutti: tutti quelli che ascoltano la radio, la tv, internet, smartphone o altri mezzi … sono tutti strumenti buoni.
D. – Che cosa distingue un comunicatore cattolico da un comunicatore in senso generale?
R. – Credo che sia proprio questo che ci differenzia, l’avere dentro di noi la passione per il Signore Gesù, per il suo Regno, l’essere convinti che abbiamo una bella notizia da dare, una cosa bella per la gente, per una vita piena, realizzata, una vita felice, una vita in cui si può dire: “La mia vita è bella. Sono felice di viverla con il Signore Gesù, e vivere secondo il Vangelo”.
D. – I mezzi di comunicazione di massa sono capaci di trasmettere contenuti importanti, profondi, come sono quelli del Vangelo?
R. – Io sono perfettamente convinto di sì. Dipende da come noi li usiamo, da che contenuti diamo, da quale stile utilizziamo.
D. – Oggi, i fruitori dei mezzi di comunicazione di massa attendono qualcosa di particolare dal mondo cattolico?
R. – Io sono perfettamente convinto di sì. Basta pensare in Italia quale audience registrano alcune radio cattoliche. La gente sta cercando una parola vera; una parola che rifletta sulle cose serie della vita. Che senso ha la mia vita? Dove voglio andare? Da dove vengo? Che senso ha il dolore? Che senso ha la morte? Che senso ha l’amore? La gente sta cercando risposte a queste domande, forse lo fa in modo strano, non così chiaro, non così esplicito, ma sono domande che ogni uomo e ogni donna hanno nel loro cuore. E quindi, quanto è bello che noi possiamo dare dei tentativi di risposta a questi interrogativi!
D. – Quindi, la sfida è quella di andare oltre il livello epidermico, emotivo, che talvolta caratterizza un po’ il fare informazione?
R. – Certo. Sono perfettamente d’accordo con questo. Noi non dobbiamo copiare il modo di fare la comunicazione che il mondo utilizza; non è nostro. È proprio questo che noi vogliamo approfondire: le domande che oggi si pone l’uomo, affinché possa cogliere le risposte che il Vangelo e la Chiesa danno.
D. – C’è anche un interessante passaggio del suo contributo in aula: “se il mondo dei media è per definizione ‘massificante’, la prospettiva cristiana che deve operare in essi è quella che conduce la persona a cogliere la sua singolarità…”
R. – … la persona con tutto quello che è. E noi siamo chiamati a stare attenti a quella persona, in quella situazione, con quella storia, con quelle domande, con quelle fatiche. È questa la sfida enorme che oggi abbiamo noi come cristiani: l’essere attenti con strumenti che sono “massificanti”, essere attenti a quella persona, ascoltarla. Questa è la sfida che siamo chiamati a prendere in mano e a portare avanti.
Fonte: Radio Vaticana