«Anche se noi indiani siamo molto poveri e miserevoli, il nostro Creatore ha avuto grande compassione di noi e ci ha dato la religione cattolica. Oltre a ciò Egli ha avuto pietà di noi e ci ha dato Kateri Tekakwitha la nostra piccola sorella. E adesso speriamo che Tu, nostro Padre, che sei il Vicario di Gesù Cristo, vorrai concederci un favore. Ti supplichiamo con tutto il nostro cuore di parlare e di dire: voi indiani, miei figli, prendete Kateri come oggetto della vostra venerazione nelle chiese, perché lei è santa ed è in cielo».
La lettera che un gruppo di indiani scrissero dagli Stati Uniti nel 1885 a papa Leone XIII ieri ha finalmente avuto la risposta sperata: Benedetto XVI ha nominato la prima santa pellerossa, Kateri Tekakwitha.
LA CONVERSIONE. Il suo nome ci porta nella tribù dei Mohawk, presso la quale la santa nacque nel 1656 vicino ad Albany, non lontano da New York. Il padre era un capo irochese, mentre la madre era algonchina, ma aveva incontrato la fede cristiana e si era convertita. Quattro anni più tardi, l’epidemia di vaiolo segnò la vita di Kateri, portandole via i genitori e lasciandole alcune menomazioni al volto e alla vista.
È del 1675 invece il suo avvicinamento al cristianesimo, anno in cui tre missionari francesi arrivarono nel suo villaggio: Kateri rimase affascinata da queste persone, tanto da chiedere già un anno dopo il battesimo. Ma questa scelta la mise contro allo zio, da cui, orfana, era ospitata: veniva lasciata senza cibo di domenica, quando si rifiutava di lavorare per santificare la festa, rifiutò il matrimonio con un giovane pellerossa e si mantenne vergine.
E arrivò il giorno in cui uno dei missionari le consigliò di trasferirsi vicino a Montreal, per dedicare la sua vita alla preghiera in una missione di san Francesco Saverio. Dopo aver fatto voto di verginità, nel 1680, appena 24enne, un’improvvisa malattia la portò alla morte, dopo la quale scomparve ogni segno del vaiolo dal suo volto.
VIVERE LA’ DOVE SIAMO. Finalmente ieri sulla facciata di San Pietro spiccava il volto di questa donna, patrona del Canada. «Kateri ci impressiona per l’azione della grazia nella sua vita in assenza di sostegni esterni, e per il coraggio nella vocazione tanto particolare nella sua cultura», ricordava nell’omelia il Papa. «In lei fede e cultura si arricchiscono a vicenda».
La sua canonizzazione è arrivata insieme a quella di altri sei nuovi santi: il padre gesuita Giacomo Berthieu, ucciso in Madagascar nel 1896, e il laico Pietro Calungsod, morto nelle Marianne nel 1672; il sacerdote bresciano Giovanni Piamarta, fondatore dell’ordine della Sacra Famiglia di Nazareth e Madre Marianna di Molokai, religiosa che a inizio Novecento fondò un lebbrosario nelle Hawaii; la religiosa spagnola Maria Carmen Salles y Barangueras e Anna Schaffer, laica bavarese morta nel 1925. Sette ordinazioni che suonano come un invito chiaro di Benedetto XVI: «Vivere là dove siamo, senza rinnegare ciò che siamo, amando Gesù».
Fonte: Tempi.it