Milioni di persone senza difese nella morsa di due fazioni senza pietà, i partigiani e i fascisti. Nella fase conclusiva del secondo conflitto mondiale, tanti italiani si trovarono scaraventati dentro l’inferno della guerra civile. E scoprirono che non esisteva differenza fra le parti che si scannavano. I partigiani e i fascisti si muovevano allo stesso modo, alimentando una tempesta di orrori, rappresaglie, esecuzioni, torture, stupri, devastazioni.
Non stiamo parlando de Il sangue dei vinti, ma di La guerra sporca (446 pagine, 19,50 euro, Rizzoli) in cui Giampaolo Pansa torna a occuparsi della guerra civile italiana, e lo fa smontando la leggenda rossa per cui i partigiani sono sempre stati considerati moralmente superiori rispetto ai militi della Repubblica sociale. Descrive il lato oscuro degli anni fra il 1943 e il 1945, il terrore di tante donne alle prese con la solitudine, la fame, la miseria che le costringe a vendersi e di un Dopoguerra che genera altri delitti.
Non è la prima volta che il giornalista di Casale Monferrato lo dice: pure i partigiani avevano ucciso persone innocenti e inermi sulla base di semplici sospetti, spesso infondati, e sotto la spinta di un cieco odio ideologico. A conti fatti anche la Resistenza si era macchiata di orrori.
La guerra sporca completa l’appassionato viaggio cominciato con Il sangue dei vinti tra le verità nascoste del periodo storico seguito alla caduta del regime fascista. I personaggi di questo racconto sono tanti e hanno un profilo sempre diverso. Sono inventati? «In parte sì», scrive Pansa. «Ma tutte – le storie, ndr –, quelle vere, le mezze vere e le immaginarie, mi hanno aiutato a narrare le vicende della prima grande vittima della guerra: i civili».
Come in tanti libri di Pansa, l’autore conclude con un parallelo tra il passato e il presente: «Oggi siamo immersi in un conflitto senza tregua. A bombardarci non sono le fortezza volanti, ma i mercati finanziari internazionali. La guerra raccontata in queste pagine sappiamo come è andata a finire. Quella di oggi ha un finale ancora ignoto, che può diventare un incubo». «Per questo – conclude Pansa – il nostro passato mi appare più rassicurante del futuro. Tormentati da una grande crisi europea, oggi non sappiamo che cosa ci riserva l’avvenire».
Fonte: Tempi.it