L’assemblea sinodale che si misura con la sfida della nuova evangelizzazione e i missionari ricordati in particolare nella Giornata Mondiale Missionaria: sono le due circostanze che hanno coinciso con la messa di Canonizzazione di 7 beati di 6 diverse nazionalità. In una Piazza San Pietro riempita da 80.000 persone, Benedetto XVI ha celebrato la Cappella Papale per la Canonizzazione di Giacomo Berthieu, Pietro Calungsod, Giovanni Battista Piamarta, Maria Carmen Sullés y Barangueras, Marianna Cope, Caterina Tekakwitha, Anna Schäffer.
“La Chiesa ravviva la consapevolezza di essere tutta intera in perenne stato di servizio all’uomo e al Vangelo, come Colui che ha offerto se stesso fino al sacrificio della vita”. Con queste parole il Papa richiama l’esempio dei nuovi Santi e saluta l’Assemblea sinodale:
“Rivolgo il mio saluto cordiale a tutti voi, che riempite Piazza San Pietro, in particolare le Delegazioni ufficiali e i pellegrini venuti per festeggiare i sette nuovi Santi. Saluto con affetto i Cardinali e i Vescovi che in questi giorni stanno partecipando all’Assemblea sinodale sulla Nuova Evangelizzazione”.
Benedetto XVI parla di “felice coincidenza” sottolineando che il cristiano, sia in terre lontane sia in regioni di antica cristianità, è “chiamato a testimoniare e annunciare il messaggio cristiano conformandosi a Gesù Cristo, seguendo la sua stessa via. E il Papa ribadisce con le parole del vangelo di Marco: “Il figlio dell’uomo è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.
Afferma chiaramente: questo hanno fatto i sette nuovi Santi e parla di “eroico coraggio”, di “totale consacrazione a Dio” e di “generoso servizio ai fratelli”.
“La santità nella Chiesa ha sempre la sua sorgente nel mistero della Redenzione, che viene prefigurato dal profeta Isaia nella prima Lettura: il Servo del Signore è il Giusto che «giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità» (Is 53,11), è Gesù Cristo, crocifisso, risorto e vivo nella gloria”.
E poi un ricordo ad uno ad uno. Jacques Berthieu, nato nel 1838, in Francia, gesuita, in Madagascar “ha lottato contro l’ingiustizia, mentre recava sollievo ai poveri e ai malati”.
“Que la vie de cet évengélisateur soit un encouragement … La vita di questo evangelizzatore sia un incoraggiamento e un modello per i sacerdoti, affinché siano uomini di Dio come lui! Il suo esempio aiuti i numerosi cristiani oggi perseguitati a causa della fede! Possa la sua intercessione, in questo Anno della fede, portare frutti per il Madagascar e il continente africano! Dio benedica il popolo malgascio!”.
Il filippino Pedro Calungsod, vissuto nella seconda metà del ‘600, è stato catechista con i missionari Gesuiti. Vicino al popolo Chamorro, tra “persecuzioni a causa di invidie e calunnie” si è distinto per “fede e carità profonde”.
“May the example and the courageous witness of Pedro Calungsod … Possano l’esempio e la coraggiosa testimonianza di Pedro Calungsod ispirare le care popolazioni delle Filippine ad annunciare il Regno di Dio con forza e guadagnare anime a Dio!”.
Giovanni Battista Piamarta, sacerdote della diocesi di Brescia, “fu un grande apostolo della carità e della gioventù”:
“Preferiva le soste davanti al santissimo Sacramento, meditando la passione, morte e risurrezione di Cristo, per attingere forza spirituale e ripartire alla conquista del cuore della gente, specie dei giovani, per ricondurli alle sorgenti della vita con sempre nuove iniziative pastorali”.
In Spagna, nel 1848, è nata Maria del Carmelo Sallés y Barangueras, che si è distinta per l’impegno nell’insegnamento:
“Su obra educativa, confiada a la Virgen Inmaculada, … La sua opera educativa, affidata alla Vergine Immacolata, continua a portare frutti abbondanti in mezzo alla gioventù mediante l’impegno generoso delle sue figlie, che come lei si pongono nelle mani del Dio che tutto può”.
Marianne Cope, nata nel 1838 ad Heppenheim, in Germania, è stata religiosa impegnata in particolare a prendersi cura dei lebbrosi delle Hawaii.
“At a time when little could be done for those suffering … Quando ancora si poteva fare poco per quanti soffrivano di questa terribile malattia, Marianne Cope dimostrò l’amore, il coraggio e l’entusiasmo più alti. Ella è un luminoso e forte esempio della migliore tradizione cattolica nell’accudire alle sorelle e dello spirito del suo amato San Francesco”.
E poi c’è la figura particolarissima di Kateri Tekakwitha, nata nell’odierno stato di New York nel 1656 da padre Mohawk e da madre cristiana algonchina. E’ la prima santa amerinda.
“Kateri nous impressionne par l’action de la grâce … Kateri ci impressiona per l’azione della grazia nella sua vita in assenza di sostegni esterni, e per il coraggio nella vocazione tanto particolare nella sua cultura. In lei, fede e cultura si arricchiscono a vicenda! Il suo esempio ci aiuti a vivere là dove siamo, senza rinnegare ciò che siamo, amando Gesù! Santa Kateri, patrona del Canada e prima santa amerinda, noi ti affidiamo il rinnovamento della fede nelle prime nazioni e in tutta l’America del Nord! Dio benedica le prime nazioni!”.
La prima dei due nuovi santi nati in Germania è Anna Schäffer di Mindelstetten. Un grave incidente sul lavoro l’ha costretta a letto ma non ha impoverito la sua vocazione.
“Ihr Apostolat des Betens und des Leidens, des Opferns und … Possa il suo apostolato di preghiera e di sofferenza, di sacrificio e di espiazione costituire un esempio luminoso per i fedeli nella sua Patria, e la sua intercessione rafforzi il movimento cristiano di hospice [centri di cure palliative per malati terminali] nel loro benefico servizio”.
“I nuovi Santi – dice il Papa – sono diversi per origine, lingua, nazione e condizione sociale, ma sono uniti con l’intero Popolo di Dio nel mistero di salvezza di Cristo”:
“Possa la testimonianza dei nuovi Santi, della loro vita generosamente offerta per amore di Cristo, parlare oggi a tutta la Chiesa, e la loro intercessione possa rafforzarla e sostenerla nella sua missione di annunciare il Vangelo al mondo intero.”
Al momento della recita dell’Angelus, Benedetto XVI rivolge un pensiero a Lourdes, colpita dalla esondazione del fiume Gave che ha allagato anche la grotta delle Apparizioni della Madonna:
“Prima di concludere questa celebrazione, rivolgiamoci a colei che è la Regina di tutti i santi, la Vergine Maria, con un pensiero a Lourdes, colpita da una grave esondazione del Gave, che ha allagato anche la Grotta delle Apparizioni della Madonna”.
E poi la preghiera per i missionari e per i vescovi riuniti in Assemblea sinodale:
“Vogliamo oggi affidare alla materna protezione della Vergine Maria i missionari e le missionarie – sacerdoti, religiosi e laici – che in ogni parte del mondo spargono il buon seme del Vangelo. Preghiamo anche per il Sinodo dei Vescovi, che in queste settimane si sta confrontando con la sfida della nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”.
Può essere interessante notare che Benedetto XVI indossa il fanone, la piccola veste liturgica che dal X secolo è di pertinenza esclusiva del Pontefice. Prima di oggi, l’ultimo pontefice a indossarlo è stato il beato Giovanni Paolo II a Santa Cecilia. Prima di lui Paolo VI lo aveva indossato in alcune occasioni durante il Concilio.
Dopo la celebrazione, prima dell’Angelus, nella cappella della pietà il Papa ha rivolto un saluto alle delegazioni giunte dai vari Paesi, guidate in gran parte da ministri e nel caso delle Filippine dal vicepresidente Jejomar C. Binay; nel caso del Canada dal presidente della Camera dei Comuni Andrew Scheer; nel caso della Germania dalla Presidente Dieta Regionale Baviera, Signora Barbara Stamm. Nel caso degli Stati Uniti dall’ambasciatore presso la Santa Sede, Miguel H. Díaz. E l’ultima nota è che le reliquie portate all’altare in processione sono state 6: relative a tutti i nuovi Santi ad eccezione del martire Pedro Calungsod di cui non si conservano reliquie.
Fausta Speranza
Fonte: Radio Vaticana