La ricorrenza odierna fa memoria della vittoria nella battaglia di Lepanto (1571) con la quale fu fermata la potenza dell’impero ottomanno nel Mediterraneo. Fu istituita da Papa S. Pio V in ringraziamento alla Madonna che, con la preghiera del S. Rosario, fu implorata da tutta la cristianità perché intervenisse in favore delle flotte della Lega Santa, appositamente istituita. Ecco il resoconto, tratto dalle testimonianze dei partecipanti, che ne fa Paolo Granzotto nel suo libro La battaglia di Lepanto.
“Quando le flotte giunsero a tiro di cannone i cristiani ammainarono tutte le loro bandiere e Giovanni (D’Austria) innalzò lo stendardo con l’immagine del Redentore crocifisso. Una croce venne levata su ogni galea e i combattenti ricevettero l’assoluzione secondo l’indulgenza concessa da Pio V per la crociata. Il vento improvvisamente cambiò direzione. Le vele dei Turchi si afflosciarono e quelle dei cristiani si gonfiarono.
Giovanni d’Austria puntò diritto contro la Sultana. Il reggimento di Sardegna diede l’arrembaggio alla nave turca che divenne il campo di battaglia. I musulmani a poppa e i cristiani a prua. Al terzo assalto i sardi arrivarono a poppa. Giovanni venne ferito ad una gamba. Mehmet Alì Pascià venne ucciso da un colpo di archibugio. La Sultana si arrese. Alle due del pomeriggio Giovanni poté riprendere il controllo della flotta.
Muhammad Saulak era riuscito ad aggirare il fianco sinistro. Agostino Barbarigo fu attaccato da otto galee turche contemporaneamente. Barbarigo, ferito ad un occhio da una freccia, dovette cedere il comando a Federico Nani. Sei galee veneziane furono affondate. Muhammad Saulak stava per prevalere. Ma improvvisamente i rematori cristiani si sollevarono dai banchi di schiavitù e con le catene si gettarono sulle scimitarre dei loro aguzzini. I veneziani ripresero il sopravvento. Muhammad Saulak venne ucciso.
All’ala destra Uluj Alì e Gian Andrea Doria manovravano per trovarsi in posizione di vantaggio. Alessandro Farnese con i suoi 200 uomini conquistò una galea turca. Diego di Urbino, comandante della Marquesa, ordinò a Miguel Cervantes di aggirare una galea con una scialuppa. Cervantes fu ferito due volte, al petto e alla mano.
Sia il Doria che Uluj Alì, prima della battaglia, avevano tentato di dissuadere i loro comandanti dal dare battaglia. Nessuno dei due voleva mettere a rischio le proprie navi. Uluj Alì manovrò per aggirare l’ala destra dello schieramento. Doria spostò le sue galee verso destra per fermare i Turchi, lasciando aperto un varco tra il centro e l’ala destra. Giovanni ordinò al Doria di ricompattare lo schieramento, ma Uluj Alì fu veloce a infilarsi nel varco improvvisamente apertosi con le sue galee corsare.
Uluj Alì, con il vento in poppa, aggredì da dietro la Capitana, la nave ammiraglia dei Cavalieri di Malta, al cui comando era Pietro Giustiniani, priore dell’Ordine. I Gerosolimitani sono presenti con tre galee ma numerosi Cavalieri combattono sulle navi spagnole, pontificie, siciliane e toscane. La Capitana di Pietro Giustiniani venne circondata da sette galee. Uluj Alì catturò il vessillo dei Cavalieri di Malta, fece prigioniero Giustiniani, che era stato ferito sette volte, e prese a rimorchio la Capitana.
L’ammiraglio Santa Cruz intervenne con la retroguardia. Il capitano Ojeda, al comando della galea Guzmana, raggiunse la Capitana, l’abbordò e la riconquistò. Uluj Alì fu costretto ad abbandonare la preda. Con una quindicina di galee e di galeotte fuggì, si nascose nelle isole dei dintorni, si impadronì di una lenta galea veneziana, la Bua, e si diresse verso Costantinopoli.
Alle 4 del pomeriggio i Turchi erano stati completamente sconfitti. I pochi superstiti si ritirarono verso l’interno del golfo.”
Fonte: sito della famiglia Giustiniani
Pio V attribuì il merito del successo alla mediazione della Madonna, cui le Confraternite del Rosario di tutta Europa, su sua richiesta, elevarono preghiere di intercessione. Stabilì il 7 ottobre festa di Nostra Signora della Vittoria, che Gregorio XIII trasformerà in festa della Madonna del Rosario, aggiungendo alle litanie lauretane l’invocazione Auxilium Christianorum.