Medioevo buio e oscurantista? È falso. Fu un’epoca ricca di scoperte scientifiche e di straordinari progressi tecnologici. Spesso realizzati da ecclesiastici. Era il cristianesimo a dare lo slancio.
Gli storici del Medioevo, attivi nel primo dopoguerra, avevano a loro disposizione documenti relativamente abbondanti per quanto riguarda i temi religiosi, filosofici e teologici, ma avvertivano una carenza pressoché assoluta di documenti relativi alla vita quotidiana, le macchine e gli attrezzi di lavoro, la tecnica di fusione dei metalli ecc.
Furono gli storici francesi che dettero vita alla rivista «Annales», per esempio Lucien Febvre e Marc Bloch, a scoprire una fonte inedita di notizie di prima mano, le miniature che ornavano i codici medievali. La lettera che formava l’incipit di ogni capitolo veniva ornata con una miniatura che, con mirabile verismo, illustrava l’aratura, la potatura, la ferratura dei cavalli, l’officina del fabbro, l’acqua del fiume che muove le pale di un mulino galleggiante o quello azionato da un piccolo canale di legno che cade direttamente sulle pale della ruota di un mulino di terraferma ecc.
Poiché l’artista aveva sotto i suoi occhi le varie officine presenti nel convento, non aveva bisogno di inventare nulla di ciò che disegnava e così ci ha fornito l’indicazione dei congegni impiegati dalla tecnologia medievale. Occorre dire subito che questa tecnologia è molto importante ancor oggi: alle popolazioni primitive dei paesi più poveri non si possono consegnare motori elettrici o meccanici e altri manufatti ai quali non possono assicurare la manutenzione: è meglio insegnare la tecnologia medievale che sfrutta la forza motrice dell’acqua, la carrucola, l’impiego delle leve, la fucinatura del ferro con forni a carbone, gli ingranaggi di legno, ossia tutto ciò che con un minimo di diligenza è possibile apprendere in breve. In seguito, forti di quelle esperienze, si possono affrontare i congegni più complicati.
La polemica sul Medioevo ormai dura da tre secoli, ossia da quando gli illuministi definirono la loro epoca come moderna e illuminata, bollando di oscurantismo il cosiddetto Medioevo. Il tentativo di negare la presenza di radici cristiane all’Europa ha indotto il sociologo americano Rodney Stark a scrivere un bel volume intitolato La vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha prodotto libertà progresso e ricchezza, chiarendo che i risultati dell’illuminismo furono possibili perché in precedenza c’era stato il Medioevo, un’epoca che ebbe solamente la Chiesa come sorgente di cultura.
L’istituzione più significativa del Medioevo è certamente il monastero che ha lontane origini in Egitto e Siria, ma che solamente in Occidente, con san Benedetto, assunse la funzione di oasi di razionalità, di famiglia bene ordinata, aperta a viandanti e pellegrini, asilo dei poveri e dei perseguitati. Per far fronte a tutte queste necessità, il lavoro dei monaci doveva assicurare eccedenze di viveri e altri manufatti, messi in vendita nei più vicini mercati. Un monastero alto medievale, come San Vincenzo al Volturno in Molise, riportato alla luce dagli archeologi dell’Istituto Suor Orsola Benincasa di Napoli, assomigliava a una piccola città circondante una chiesa accanto alla quale si affacciano una cinquantina di botteghe dedicate a specifiche attività.
Perciò è ingenuo pensare che i monaci provvedessero unicamente a miniare e trascrivere vecchi codici. In realtà dovevano provvedere alle necessità di una comunità operosa che poteva arrivare ad alcune centinaia di persone che si erano assoggettate volontariamente alla disciplina del monastero e perciò lavoravano alacremente. Tuttavia erano una comunità di persone libere, che si consideravano fratelli tra loro e perciò nessuno poteva essere sfruttato. Perciò occorreva trovare congegni in grado di alleviare la fatica dell’uomo che lavora.
Il mondo antico, pur avendo creato una scienza piuttosto sviluppata, non elaborò una tecnologia che pure era permessa dal livello raggiunto dalle scienze. Il motivo va cercato nella prassi del lavoro affidato agli schiavi. Il mondo antico fu inventivo solamente per quanto riguarda la tecnologia militare, le macchine per assedio, la costruzione di ponti e strade, utilizzando il lavoro dei soldati. Invece, dalle miniature veniamo a sapere che nel Medioevo, fin dall’XI secolo, era in uso l’aratro pesante con vomere di ferro poggiante su un affusto con due ruote, trascinato da una o più coppie di buoi.
L’aratura perciò era profonda e il raccolto successivo risultava più abbondante. L’esperienza insegnò ad alternare il tipo di coltivazioni perché, come sappiamo ora, alcune piante consumano certi sali del terreno che vengono ripristinati dalle radici di altre piante, per esempio le papilionacee (fave e fagioli). Ciò significa che si tenevano accurate misure del lavoro e dei risultati del lavoro. L’accrescimento di terre destinate a coltura e il trasporto su terreno duro dei prodotti agricoli esigeva che zoccoli e unghie degli animali da traino fossero protette dall’eccessiva usura.
Fin dall’VIII secolo compaiono la sella con arcione, le staffe lunghe, il morso dei cavalli, ma soprattutto il collare rigido per cavalli e muli che ha il compito di scaricare il carico trainato sugli omeri dell’animale, senza comprimere i polmoni, come facevano le fasce pettorali impiegate dagli antichi.
Il problema di gran lunga più importante di quei secoli fu il regolare drenaggio dei terreni. Tutte le piante hanno bisogno d’acqua, ma molte ne soffrono il ristagno. Il mulino a vento fu probabilmente inventato in Oriente e portato in Spagna dagli arabi, ma da lì raggiunse il resto d’Europa, divenendo simbolo dell’Olanda che deve migliaia di ettari di terra alle idrovore mosse dai mulini a vento con ingranaggi di legno. Il mulino ad acqua permetteva la macinazione dei cereali in misura crescente con risparmio di energia umana, semplicemente sfruttando la corrente del fiume mediante una ruota a pale che azionava una macina. Ci sono miniature che mostrano mulini ad acqua costruiti in serie sul fiume.
Per l’uso liturgico fu perfezionato l’organo a canne, già presente nell’epoca di Carlo Magno, e poco dopo l’XI secolo comparve una notazione musicale pienamente affidabile. Poiché occorreva conoscere con precisione la misura del tempo furono compiuti notevoli progressi nella costruzione degli orologi da torre collegati a una campana, una macchina abbastanza affidabile fin dal XIII secolo.
Un indizio importante di progresso umano è l’invenzione degli occhiali che permettono la lettura a coloro che sono tenuti alla liturgia delle ore: ciò significa che la levigatura delle lenti aveva raggiunto un buon livello di affidabilità.
Il telaio è invenzione antichissima: filatura e tessitura si facevano da millenni. Nuova fu l’invenzione di martelli idraulici per follare e infeltrire le pezze di panno mediante gualchiere che sollevavano i martelli con la forza dei mulini a vento. La qualità dei tessuti prodotti con questi congegni risultava eccellente e conquistava mercati sempre più lontani. Le pitture medievali mostrano uomini e donne abbigliati con abiti eleganti e colorati, con cappelli dalle fogge più strane che contraddicono l’idea corrente di un Medioevo popolato da gente triste in attesa della fine del mondo.
Nel Medioevo furono inventati anche i camini: i contadini romani si riunivano intorno al fuoco e il fumo saliva attraverso un buco praticato nel tetto, mentre in città non c’era il buco nei tetti e il fumo circolava dentro le abitazioni; perciò grazie ai ca-mini si respirò meglio e si stava più al caldo durante l’inverno.
Secondo una tradizione molto antica la bussola fu inventata da Flavio Gioia, un amalfitano, ma forse ancora più importante fu la tecnica di costruzione delle navi tonde, con timone centrale a ruota e stiva capiente, mosse solamente da vele e non più da rematori. Nel Mediterraneo, un mare sempre infestato dai pirati, quella nave non ebbe il successo che meritava, contrariamente a ciò che avvenne nel Baltico, dove fiorì la Lega della Hansa, raggruppante tutti i porti del nord con un codice commerciale unico, con pesi e misure standard e con monete unificate.
Se i testi scritti del Medioevo appaiono compassati e seri, dedicati solamente ad argomenti solenni come il diritto, la teologia e la filosofia, le miniature dei codici della stessa epoca ci rivelano un mondo del lavoro piuttosto evoluto, con l’impiego di strumenti di lavoro e macchine molto avanzate rispetto al mondo antico.
Ciò significa che la tecnologia era molto progredita, anche se si trasmetteva da artigiano ad apprendista senza passare attraverso la comunicazione scritta. Le gilde di mercanti avevano statuti molto rigorosi in grado di controllare qualità e quantità di ciò che si produceva a difesa degli interessi comuni. Le corporazioni di arti e mestieri a loro volta si organizzavano come società di mutuo soccorso, con una cassa comune per far fronte a incidenti sul lavoro e per provvedere al funerale del socio defunto, i cui figli erano accolti come garzoni di bottega a preferenza degli estranei.
I viaggi delle merci erano organizzati in modo da suddividere i rischi di perdita del carico, ricorrendo a sistemi di assicurazione che configurano le società di commercio medievali come molto simili a quelle moderne. Armando Sapori, un grande maestro di storia dell’economia della passata generazione, affermava di sentirsi più solidale con i mercanti del XIII secolo che con i banchieri del XVI secolo, ai quali si suole attribuire lo sviluppo del capitalismo moderno.
Insomma è proprio vero quello che dice G. Samek Lodovici in questo dossier: la Chiesa e gli ecclesiastici hanno dato grandi contributi e slancio alla scienza e alla tecnica. Già a partire dal tutt’altro che «buio» Medioevo.
«È stato il cristianesimo a creare la civiltà occidentale. [Senza la sua influenza] la maggior parte di noi non avrebbe imparato a leggere e gli altri leggerebbero ancora papiri scritti a mano […].
Il mondo intero sarebbe oggi più o meno dove le società non europee erano, diciamo, nel 1800: un mondo pieno di astrologi e alchimisti, ma non di scienziati. Un mondo di despoti, senza università, banche, fabbriche, occhiali […]. Un mondo dove la maggior parte dei bambini non raggiunge i cinque anni di vita e molte donne muoiono dando alla luce un figlio, un mondo che vive veramente in secoli bui».
(Rodney Stark La vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha prodotto libertà progresso e ricchezza, Lindau, 2006. p. 343)
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Bibliografia
Rodney Stark La vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha prodotto libertà progresso e ricchezza, Lindau, 2006.
Regine Pernoud, Luce del Medioevo, Gribaudi, 2002.
Marc Bloch, Lavoro e tecnica nel medioevo, Laterza, 1990.
IL TIMONE – N.62 – ANNO IX – Aprile 2007 pag. 39-41 – Dossier: Scienza & Vita