«La fede è per l’uomo e non contro di esso. La Chiesa, rendendo testimonianza della verità della fede, partecipa al dibattito culturale e sociale con il proprio patrimonio di sapienza e di cultura». Recita così un passo del messaggio approvato dall’assemblea plenaria delle Conferenze episcopali di tutta Europa (CCEE), che si è svolta dal 27 al 30 settembre a San Gallo, in Svizzera. Vescovi e cardinali hanno affrontato il tema della nuova evangelizzazione e «delle sfide sociali e spirituali del nostro tempo» con un occhio rivolto al Sinodo dei vescovi, che si terrà dal 7 al 28 ottobre, e all’inaugurazione dell’anno della fede, che comincerà l’11 ottobre.
INTOLLERANZA VERSO I CRISTIANI. A San Gallo i vescovi si sono interrogati sullo «scopo di atteggiamenti di fastidio e di sistematico discredito che esprimo intolleranza, e a volte anche discriminazione e incitamento all’odio, verso la fede e la dottrina cristiana, e quindi versoi i cristiani. La loro voce è da taluni ritenuta scomoda ed è accusata d’intolleranza o di oscurantismo: in realtà, è sentita come pericolosa perché voce libera che non si piega ad interessi, né è disposta a cedere a ricatti».
«INDIVIDUO GUIDATO DAI MASS MEDIA». In un’intervista rilasciata ad Avvenire, Willem Jacobus Eijk (nella foto, con il Papa), arcivescovo di Utrecht, ha parlato dei danni della secolarizzazione in Olanda, di una società dove prevale «la concezione secondo cui l’individuo mette se stesso al centro di tutte le cose e vede gli altri solo come spettatori. Un individuo che si fa guidare dai mass media e dagli annunci pubblicitarie vive autonomamente, senza alcun riferimento alla comunità. Sembra non esserci spazio per l’annuncio della fede, perché l’individuo pensa di essere autosufficiente e di non aver bisogno di Dio e della Chiesa».
«CHIUDONO LE CHIESE MA I FEDELI TORNANO». In Olanda, continua l’arcivescovo, «siamo costretti a chiudere due chiese alla settimana, cento all’anno, mille negli ultimi dieci anni. Il 40% sono parrocchie cattoliche, il resto protestanti. Ma l’esperienza ci dice che se diamo una immagine chiara del cattolicesimo la gente ritorna. (…) Siamo infatti convinto che le chiese si svuotano quando viene annunciata una fede i termini vaghi, infarcita di istanze liberali». E, da questo punto di vista, l’Anno della Fede è un’occasione perché «quando la liturgia è celebrata secondo lo spirito autentico della riforma conciliare, allora può anche accadere che i fedeli ritornino. Pochi, magari, ma più convinti. (…) Nella mia diocesi ci sono 200 conversioni all’anno, mille in tutta l’Olanda. L’Anno della Fede capita al momento giusto per incrementare questa ripresa e puntare sempre più su una fede fondata su un rapporto personale con Cristo».
Leone Grotti
Fonte: Tempi.it
Articolo correlato: Le apparizioni della Signora di tutti i popoli – analisi critica