“Le culture laiche, che si scontrano su diverse visioni antropologiche, non devono guardare con sospetto il messaggio cristiano, che da sempre dischiude l’ala della fede e l’ala della ragione” che sono proprie della tradizione europea. Lo chiede il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, riunito a San Gallo, in Svizzera, per la sua Assemblea annuale. È in atto in Europa, denunciano i vescovi, “il tentativo non casuale di ridisegnare i fondamenti naturali della società, come la famiglia o la convivenza delle diverse tradizioni storiche e religiose”.
“La Chiesa in Europa – si legge ancora nel messaggio finale dell’Assemblea del Ccee – partecipa al dibattito culturale e sociale con il proprio patrimonio di sapienza e di cultura, presentando le elaborazioni della retta ragione”.
I vescovi europei condannano a questo proposito le espressioni di intolleranza, di discredito e l’”incitamento all’odio verso la fede e la dottrina cristiana, e quindi verso i cristiani”. La loro voce – denunciano – è da taluni ritenuta scomoda ed è accusata d’intolleranza o di oscurantismo: in realtà, è sentita come pericolosa perchè voce libera che non si piega a interessi, né è disposta a cedere a ricatti”.
Secondo i presuli, “destabilizzare la persona e la società non è per il bene dell’uomo, ma rappresenta interessi di parte”. “Nel contesto europeo in cui viviamo, auspichiamo – concludono i vescovi inviati dalle diverse Conferenze episcopali del Vecchio continente – pieno rispetto e disponibilità di dialogo senza pregiudizi e arroganza. I cristiani sentono la loro responsabilità di cittadini e hanno un patrimonio di verità che duemila anni di storia dimostrano nei frutti di servizio, di bene e di civiltà. La nostra missione ci impegna a essere pastori saggi di comunità presenti nella storia come il lievito nella pasta, e come lampade che brillano della luce di Cristo per il bene di tutti”.