E’ durata due ore e quindici minuti nel tribunale del Vaticano la prima udienza del processo a Paolo Gabriele, ex maggiordomo del Papa imputato per furto aggravato e Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico della segreria di stato, imputato per favoreggiamento. La seduta odierna, iniziata alle 9.30, si è conclusa alle 11.50 ed è stata interrotta per un’ora e venti, dalle 10.20 alle 11.40, perché il collegio giudicante (Giuseppe Dalla Torre, Paolo Papanti-Pelletier e Venerando Marano) si è riunito in camera di consiglio per valutare le eccezioni sollevate dagli avvocati dei due imputati Paolo Gabriele e Claudio Sciarpelletti (rispettivamente Cristiana Arru e Gianluca Benedetti) e dal ‘promotore di giustizia’ (pm) Nicola Picardi.
Il Tribunale vaticano, su richiesta dell’avvocato Gianluca Benedetti, difensore di Sciarpelletti, ha deciso che i processi a carico di Paolo Gabriele e Claudio Sciarpelletti, imputati rispettivamente di furto aggravato e di favoreggiamento per la vicenda della fuga di documenti del Papa, procederanno separatamente. Il tribunale vaticano ha deciso di stralciare la posizione di Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico della Segreteria di Stato processato con il maggiordomo del Papa per favoreggiamento. Sciarpelletti, assente alla seduta odierna, si è dichiarato non colpevole.
Negli appartamenti di Paolo Gabriele, in Vaticano e a Castel Gandolfo, è stata trovata un’ingente quantità di materiale. La legale di Gabriele ha iniziato la seduta d’avvio del processo ha contestato innanzitutto l’incompetenza del Collegio cardinalizio, sostenendo che ad occuparsi della violazione del segreto pontificio dovrebbe essere la Santa Sede (in base al diritto canonico) e non lo Stato della Città del Vaticano (in base ai codici di procedura penale in vigore all’interno delle Mura leonine). Il Tribunale vaticano ha però rigettato la richiesta sottolineando che il processo è relativo al solo capo di imputazione del furto aggravato di documenti riservati della Santa Sede, e non riguarda, pertanto, il diritto canonico ma quello vaticano. Cristiana Arru ha poi chiesto la nullità della sentenza di rinvio a giudizio per la genericità delle accuse contenute in merito a corpo del reato e materiale sequestrato. Eccezione anch’essa respinta.
Rigettata anche, perché considerata inutile, la richiesta di una perizia dattiloscopica tesa a rilevare le impronte digitali sulla pepita d’oro (o presunta tale) rinvenuta a casa di Paolo Gabriele. Bocciata, in quanto infondata, la contestazione che l’avvocata ha avanzato nei confronti di una telecamera installata sul pianerottolo di casa di Paolo Gabriele. Il dispositivo, ha argomentato il tribunale, era stato autorizzato dalle competenti autorità l’otto giugno (Paolo Gabriele era stato arrestato il 23 maggio).
In una memoria scritta consegnata prima dell’avvio del processo, infine, la legale del maggiordomo chiedeva anche una planimetria dello studio del segretario personale del Papa e l’acquisizione nel dibattimento delle testimonianze rese sul caso Vatileaks ad una commissione cardinalizia creata ‘ad hoc’ dal Papa. La planimetria è stata negata per motivi di sicurezza, mentre la commissione, ha ricordato il presidente del tribunale, è stata istituita secondo l’ordinamento canonico con l’incarico di riferire esclusivamente al Pontefice, per cui non ha rilevanza per l’ordinamento vaticano. “Me lo aspettavo”, ha ammesso l’avvocata ai cronisti che le hanno potuto rivolgere una domanda. Secondo quanto ha riferito questa mattina il capo della Gendarmeria Domenico Giani, sono 82 le scatole di materiali raccolte. Si tratta di documentazione di vario genere, solo in parte di carte riservate e materiali ritenuti interessanti dagli inquirenti.
Un articolo apparso sul quotidiano tedesco Die Welt a firma di Paul Badde, che indicava nel caso Vatileaks il coinvolgimento di tre ex collaboratori di Benedetto XVI, e considerato “non pertinente”, e gli interrogatori svolti dal comandante della gendarmeria vaticana Domenico Giani al maggiordomo del Papa in assenza dei suoi avvocati sono prove che vengono espunte dal dibattimento del processo a carico di Gabriele: è quanto ha stabilito il tribunale accogliendo così alcune delle richieste avanzate dalla legale Arru (e contestate dal ‘promotore di giustizia’ Picardi).
Espunto dalle prove processuali anche il colloquio avuto tra lo stesso Giani e mons. Georg Gänswein, segretario particolare del Papa, a proposito della riscossione dell’assegno di centomila euro intestato al Papa e rinvenuto a casa di Paolo Gabriele (obolo, è emerso oggi, dell’università cattolica di Sant’Antonio di Mursia, in Spagna, consegnato al Papa durante il suo recente viaggio a Cuba). Il tribunale vaticano ha invece sospeso il giudizio su altre due richieste dell’avvocato Cristiana Arru.
Sarà deciso all’esito del dibattimento, infatti, se utilizzare o meno come materiale probatorio le carte trovate nella casa usata da Paolo Gabriele a Castel Gandolfo (il comandante Giani ha chiesto al proposito a mons. Angelo Becciu, sostituto della segreteria di Stato, se fosse materiale probatorio pur essendo stato trovato in zona extra-territoriale e il prelato ha risposto affermativamente) e gli altri oggetti rinvenuti a casa di Paolo Gabriele: l’assegno, una pepita presunta d’oro e una traduzione antica della traduzione dell’Eneide di Annibal Caro. Materiale, quest’ultimo, definito “dolo non eccessivo” anche dal pm Picardi. Martedì 2 ottobre, alle 9.00, ci sarà la seconda udienza che, ha detto il presidente Dalla Torre, sarà dedicata all’interrogatorio dello stesso Gabriele e ad altre deposizioni.
Fra i testimoni che verranno sentiti nel processo a carico di Paolo Gabriele c’é anche il segretario personale di Benedetto XVI, mons. Georg Gänswein. La lista dei testimoni finora citati comprende, oltre a Gaenswein, la ‘memores’ Cristina Cernetti, e i gendarmi Pesce, Alessandrini, Cintia, De Santis, Carli e Bassetti. “E’ possibile che quattro sedute siano sufficienti a concludere” entro “la prossima settimana”, ha concluso il presidente del tribunale vaticano Giuseppe Dalla Torre, a quanto riferito dai giornalisti del ‘pool’ ammesso al processo.
Fonte: La Vigna del Signore