ESORTAZIONE APOSTOLICA
DI SUA SANTITÀ
PAOLO PP. VI
Sulla necessità di venerare e imitare la Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa ed esempio di tutte le virtù
VENERABILI FRATELLI
SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE
Il portento grande che l’Apostolo san Giovanni vide nel cielo: una donna vestita di sole (1), non senza fondamento la sacra liturgia (2) interpreta come riferentesi alla beatissima Vergine Maria, Madre di tutti gli uomini per la grazia di Cristo redentore.
È ancor vivo, Venerabili Fratelli, nel Nostro animo il ricordo della grande emozione provata nel proclamare l’augusta Madre di Pio, Madre spirituale della Chiesa, cioè di tutti i fedeli e dei sacri Pastori, a coronamento della terza sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II, dopo aver solennemente promulgato la Costituzione dogmatica Lumen gentium (3). Grande fu altresì l’esultanza sia di moltissimi Padri Conciliari, sia dei fedeli presenti al sacro rito nella basilica di San Pietro e di tutto il popolo cristiano sparso per il mondo. Spontaneo tornò allora alla mente di molti il ricordo del primo grandioso trionfo riportato dall’umile ancella del Signore (4), allorché i Padri dell’Oriente e dell’Occidente, riuniti in Concilio Ecumenico ad Efeso, nell’anno 431, salutarono Maria Theotókos: Genitrice di Dio. All’esultanza dei Padri si associò con giubilante slancio di fede la popolazione cristiana dell’illustre città, che li accompagnò con fiaccole alle loro dimore. Oh! con quanta materna compiacenza, in quell’ora gloriosa per la storia della Chiesa, la vergine Maria avrà rimirato Pastori e fedeli, riconoscendo negli inni di lode innalzati in onore principalmente del Figlio, e poi in suo onore, l’eco del cantico profetico che ella stessa, per impulso dello Spirito Santo, aveva sciolto all’Altissimo: L’anima mia magnifica il Signore… perché ha rivolto i suoi sguardi sulla bassezza della sua ancella, e così da questo momento tutte le generazioni mi chiameranno beata; perché grandi cose ha fatto in me colui che è potente (5).
Prendendo occasione dalle cerimonie religiose che si svolgono in questi giorni a Fatima, in Portogallo, in onore della Vergine Madre di Dio, dov’ella è venerata da numerose folle di fedeli per il suo cuore materno e compassionevole (6), Noi desideriamo richiamare ancora una volta l’attenzione di tutti i figli della Chiesa sull’inscindibile nesso vigente tra la maternità spirituale di Maria, così ampiamente illustrato nella Costituzione dogmatica Lumen gentium (7), e i doveri degli uomini redenti verso di lei, quale madre della Chiesa. Una volta, infatti, ammesso, in forza delle numerose testimonianze offerte dai sacri testi e dai santi Padri e ricordate nella menzionata Costituzione, che Maria, Madre di Dio e del Redentore (8), è stata a lui unita da uno stretto e indissolubile vincolo (9), e che ha avuto una singolarissima funzione… nel mistero del Verbo incarnato e del Corpo Mistico (10), vale a dire nella economia della salvezza (11), appare evidente che la Vergine, non soltanto come Madre santissima di Dio, che prese parte ai misteri di Cristo (12), ma anche come Madre della Chiesa (13) viene dalla Chiesa giustamente onorata con culto speciale (14), specialmente liturgico (15).
Né è da temere che la riforma liturgica, se attuata secondo la formula: La legge della fede deve stabilire la legge della preghiera (16), possa tornare a detrimento del culto del tutto singolare (17) dovuto a Maria Vergine per le sue prerogative, fra le quali eccelle la dignità di Madre di Dio. E nemmeno, per l’opposto, si deve temere che l’incremento del culto, sia liturgico che privato, a lei reso, possa offuscare o diminuire il culto di adorazione, prestato al Verbo incarnato, così come al Padre e allo Spirito Santo (18).
Pertanto, senza voler qui, Venerabili Fratelli, riproporre nel suo complesso la dottrina tradizionale concernente la funzione della Madre di Dio nel piano della salvezza e i rapporti di lei con la Chiesa, Noi crediamo far cosa di grande utilità alle anime dei fedeli, se ci soffermeremo a considerare due verità molto importanti per il rinnovamento della vita cristiana.
I. IL CULTO A MARIA COME MADRE DELLA CHIESA
1. Maria, Madre spirituale perfetta della Chiesa
La prima verità è questa: Maria è Madre della Chiesa non soltanto perché Madre di Gesù Cristo e sua intimissima Socia nella nuova economia, quando il Figlio di Dio assunse da lei l’umana natura, per liberare coi misteri della sua carne l’uomo dal peccato (19), ma anche perché rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti (20). Come, infatti, ogni madre umana non può limitare il suo compito alla generazione di un nuovo uomo, ma deve estenderlo alle funzioni del nutrimento e della educazione della prole, così si comporta la beata Vergine Maria. Dopo di aver partecipato al sacrificio redentivo del Figlio, ed in modo così intimo da meritare di essere da lui proclamata madre non solo del discepolo Giovanni, ma – sia consentito l’affermarlo – del genere umano da lui in qualche modo rappresentato (21), Ella continua adesso dal cielo a compiere la sua funzione materna di cooperatrice alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle singole anime degli uomini redenti. E questa una consolantissima verità, che per libero beneplacito del sapientissimo Iddio fa parte integrante del mistero dell’umana salvezza; essa, perciò, dev’essere ritenuta per fede da tutti i cristiani.
2. Maria, madre spirituale mediante la sua intercessione presso il Figlio
Ma in qual modo Maria coopera all’incremento delle membra del corpo mistico nella vita della grazia? Prima di tutto mediante la sua incessante preghiera, ispirata da una ardentissima carità. La Vergine santa, infatti, benché allietata dalla visione dell’augusta Trinità, non dimentica i suoi figli avanzanti, come lei un giorno, nella peregrinazione della fede (22); anzi, contemplandoli in Dio e bene vedendone le necessità, in comunione con Gesù Cristo che è sempre vivo sì da poter intercedere per noi (23), si fa loro Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice (24). Di questa sua ininterrotta intercessione presso il Figlio per il popolo di Dio, la Chiesa è stata fin dai primi secoli persuasa, come ne fa testimonianza questa antichissima antifona che, con qualche lieve differenza, fa parte della preghiera liturgica sia in Oriente che in Occidente: Noi ci rifugiamo sotto la tutela delle tue misericordie, o Madre di Dio; non respingere le nostre suppliche nelle necessità, ma salvaci dalla perdizione, o (tu) che solo (sei) la benedetta (25).
3. Maria, educatrice della Chiesa col fascino delle sue virtù
Né si pensi che il materno intervento di Maria rechi pregiudizio all’efficacia predominante e insostituibile di Cristo, nostro Salvatore; al contrario, esso trae dalla mediazione di Cristo la propria forza e ne è una prova luminosa (26). Non si esaurisce, però, nel patrocinio presso il Figlio la cooperazione della Madre della Chiesa allo sviluppo della vita divina nelle anime. Ella esercita sugli uomini redenti un altro influsso: quello dell’esempio. Influsso, invero, importantissimo, secondo il noto effato: Le parole muovono, gli esempi trascinano. Come, infatti, gli insegnamenti dei genitori acquistano un’efficacia ben più grande se sono convalidati dall’esempio di una vita conforme alle norme della prudenza umana e cristiana, così la soavità e l’incanto emananti dalle eccelse virtù dell’Immacolata Madre di Dio attraggono in modo irresistibile gli animi all’imitazione del divino modello, Gesù Cristo, di cui ella è stata la più fedele immagine. Perciò il Concilio ha dichiarato: La Chiesa pensando a lei con pietà filiale e contemplandola alla luce del Verbo fatto uomo, con venerazione penetra più profondamente nell’altissimo mistero dell’incarnazione e si va ognor più conformando col suo sposo (27).
4. La santità di Maria, luminoso esempio di perfetta fedeltà alla grazia
È bene, inoltre, tener presente che l’eminente santità di Maria bon fu soltanto un dono singolare della liberalità divina: essa fu ,altresì il frutto della continua e generosa corrispondenza della sua libera volontà alle interne mozioni dello Spirito Santo. È a motivo della perfetta armonia tra la grazia divina e l’attività della sua umana natura che la Vergine rese somma gloria alla Santissima Trinità ed è divenuta decoro insigne della Chiesa, come questa la saluta nella sacra liturgia: Tu (sei) la gloria di Gerusalemme, tu l’allegrezza di Israele, tu l’onore del nostro popolo (28).
5. Esempi di virtù mariane nelle pagine del Vangelo
Ammiriamo allora nelle pagine del Vangelo le testimonianze di così sublime armonia. Maria, non appena fu rassicurata dalla voce dell’Angelo Gabriele che Dio la eleggeva a Madre intemerata del suo Figlio Unigenito, senza porre indugio diede il proprio assenso ad un’opera che avrebbe impegnato tutte le energie della sua fragile natura, dichiarando: Ecco l’ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola (29). Da quel momento ella consacrò tutta se stessa al servizio non soltanto del Padre celeste e del Verbo incarnato, divenuto suo Figlio, ma altresì di tutto il genere umano, avendo ten compreso che Gesù, oltre a salvare il suo popolo dalla schiavitù del peccato, sarebbe stato il Re d’un Regno messianico, universale ed imperituro. (30)
6. Maria, ancella del Signore dall’annunciazione alla sua gloriosa assunzione
La vita, perciò, della illibata Sposa di Giuseppe, rimasta vergine nel parto e dopo il parto – come sempre ha creduto e professato la Chiesa cattolica (31) e come si conveniva a colei che era stata innalzata alla dignità incomparabile della divina maternità (32), – fu una vita di così perfetta comunione col Figlio, da condividerne gioie, dolori, trionfi. Ed anche dopo che Gesù ascese al cielo, ella rimase a lui unita con ardentissimo amore, mentre adempiva con fedeltà la nuova missione di Madre spirituale del discepolo prediletto e della Chiesa nascente. Può allora affermarsi che tutta la vita dell’umile ancella del Signore, dal momento in cui fu salutata dall’Angelo fino alla sua assunzione in anima e corpo alla gloria celeste, fu una vita di amoroso servizio.
Noi, pertanto, associandoci agli Evangelisti, ai Padri e ai Dottori della Chiesa, ricordati dal Concilio Ecumenico nella Costituzione dogmatica Lumen gentium (cap. VIII), pieni di ammirazione contempliamo Maria ferma nella fede, pronta alla obbedienza, semplice nell’umiltà, esultante nel magnificare il Signore, ardente nella carità, forte e costante nell’adempiere la sua missione fino all’olocausto di se stessa, in piena comunione di sentimenti col Figlio suo, che s’immolava sulla croce per donare agli uomini una vita nuova.
7. Doveroso culto di lode e di gratitudine alla Madre della Chiesa
Orbene, dinanzi a tanto splendore di virtù, il primo dovere di quanti riconoscono nella Madre di Cristo il modello della Chiesa è quello di unirsi a lei nel rendere grazie all’Altissimo per aver operato in Maria cose grandi a beneficio dell’intera umanità. Ma ciò non basta. È altresì dovere dei fedeli tutti di tributare alla fedelissima ancella del Signore un culto di lode, di riconoscenza e di amore, poiché, secondo la sapiente e soave disposizione divina, il libero suo consenso e la generosa sua cooperazione ai disegni di Dio hanno avuto, ed hanno tuttora, un grande influsso nel compimento dell’umana salvezza (33). Perciò ogni cristiano può far propria l’invocazione di sant’Anselmo: O gloriosa Signora, fa’ che per te meritiamo di ascendere a Gesù, tuo Figlio, che per tuo tramite si degnò di scendere tra noi (34).
II. DEVOTA IMITAZIONE DELLE VIRTÙ DI MARIA
1. La vera devozione a Maria rispecchia le sue virtù
Ma, né la grazia del Redentore Divino, né l’intercessione potente della Madre sua e Madre nostra spirituale, né la sua eccelsa santità potrebbero condurci al porto della salvezza, se ad esse non corrispondesse la nostra perseverante volontà di onorare Gesù Cristo e la Vergine santa con la devota imitazione delle loro sublimi virtù.
È, quindi, dovere di tutti i cristiani di imitare con animo riverente gli esempi di bontà lasciati ad essi dalla loro celeste Madre. È questa, Venerabili Fratelli, l’altra verità sulla quale Ci piace richiamare l’attenzione vostra e quella dei fedeli affidati alle vostre cure pastorali, affinché essi assecondino docilmente l’esortazione dei Padri del Concilio Vaticano II: I fedeli ricordino che la vera devozione non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in un certa quale vana credulità, ma procede dalla féde vera, dalla quale siamo spinti a riconoscere la preminenza della Madre di Dio, e siamo portati al filiale amore verso la Madre nostra e all’imitazione delle sue virtù (35).
È l’imitazione di Gesù Cristo, indubbiamente, la via regale da percorrere per giungere alla santità e ricopiare in noi stessi, secondo le proprie forze, la perfezione assoluta del Padre celeste. Ma, se la Chiesa cattolica ha sempre proclamato una verità così sacrosanta, ha altresì affermato che l’imitazione della Vergine Maria, lungi dal distrarre gli animi dalla fedele sequela di Cristo, rende questa più amabile, più facile; poiché, avendo ella compiuto sempre la volontà di Dio, meritò per prima l’elogio che Gesù rivolse ai suoi discepoli: Chiunque fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, quegli mi è fratello e sorella e madre (36).
2. «A Gesù per Maria»
Vale, perciò, anche dell’imitazione di Cristo la norma generale: A Gesù per Maria. Non si turbi, tuttavia, la nostra fede, quasi che l’intervento di una creatura in tutto simile a noi, fuori che nel peccato, offenda la nostra personale dignità e impedisca l’intimità e l’immediatezza dei nostri rapporti di adorazione e di amicizia col Figlio di Dio. Riconosciamo piuttosto la bontà e l’amore di Dio salvatore (37), il quale, condiscendendo alla nostra miseria, così lontana dalla sua infinita santità, ce ne ha voluto agevolare l’imitazione proponendoci il modello della persona umana della Madre sua. Ella, infatti, tra le umane creature offre l’esempio più fulgido ed a noi più vicino di quella perfetta ubbidienza, con la quale ci conformiamo amorosamente e prontamente ai voleri dell’eterno Padre; e tristo stesso, come ben sappiamo, ripose in questa piena adesione al beneplacito del Padre l’ideale supremo della sua umana condotta, dichiarando: Io faccio sempre quanto a Lui piace (38).
3. Maria, novella Eva, aurora del Nuovo Testamento
Se allora contempliamo l’umile Vergine di Nazaret nell’aureola delle sue prerogative e delle sue virtù, la vedremo rifulgere ai nostri sguardi come la nuova Eva (39), la eccelsa Figlia di Sion, il vertice dell’Antico Testamento e l’aurora del Nuovo, nella quale cioè si è attuata la pienezza dei tempi (40), preordinata da Dio Padre per la missione nel mondo del suo Figlio Unigenito. In verità, la Vergine Maria, più di tutti i patriarchi e profeti, più del giusto e pio Simeone, ha atteso ed implorato la consolazione di Israele… il Cristo del Signore (41), e ne ha salutato poi con l’inno Magnificat l’avvento, quando egli discese nel di lei castissimo seno, per assumervi la nostra carne. È in Maria, perciò, che la Chiesa di Cristo addita l’esempio del modo più degno di ricevere nei nostri spiriti il Verbo di Dio, conforme alla luminosa sentenza di sant’Agostino: Fu dunque più beata Maria nel ricevere la fede in Cristo, che nel concepire la carne di Cristo. Pertanto, la consanguineità materna nulla avrebbe giovato a Maria, se ella non si fosse sentita più fortunata di ospitare Cristo nel cuore che nel seno (42). Ed è ancora in lei che i cristiani possono ammirare l’esempio di come adempiere, con umiltà insieme e magnanimità, la missione che Dio affida ad ognuno in questo mondo, in ordine alla propria eterna salvezza ed a quella del prossimo.
Vi esorto dunque: siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo (43). Queste parole, a maggior ragione che l’Apostolo Paolo ai cristiani di Corinto, può la Madre della Chiesa rivolgerle alle moltitudini dei credenti che, in sintonia di fede e di amore con le generazioni dei secoli passati, l’acclamano beata (44). È un invito cui è doveroso prestare docile ascolto.
4. Messaggio mariano d’invito alla preghiera, alla penitenza, al timor di Dio
Un messaggio, poi, di somma utilità sembra oggi giungere ai fedeli da colei che è l’Immacolata, la tutta santa, la cooperatrice del Figlio nell’opera di restaurazione della vita soprannaturale nelle anime (45). Contemplando, infatti, devotamente Maria, essi traggono da lei incitamento alla preghiera fiduciosa, sprone alla pratica della penitenza, stimolo al timor santo di Dio. Ed è parimente in questa elevazione mariana che essi odono più di sovente risuonare le parole con le quali Gesù Cristo, annunziando l’avvento del regno dei cieli, diceva: Fate penitenza e credete al Vangelo (46); ed il suo severo ammonimento: Se non farete penitenza, perirete tutti allo stesso modo (47). Spinti, perciò, dall’amore e dal proposito di placare Dio per le offese recate alla sua santità e alla sua giustizia, ed insieme animati dalla fiducia nella sua infinita misericordia, dobbiamo sopportare le sofferenze dello spirito e del corpo, affinché espiamo i peccati nostri e del prossimo e così evitiamo la duplice pena: del danno e del senso, cioè la perdita di Dio, sommo Bene, e il fuoco eterno (48).
5. Cristo stesso addita nella Madre il modello della Chiesa
Ciò che deve ancor più stimolare i fedeli a seguire gli esempi della Vergine santissima, è il fatto che Gesù stesso, donandoci lei per Madre, l’ha tacitamente additata come modello da seguire; è, infatti, cosa naturale che i figli abbiano i medesimi sentimenti delle madri loro e ne rispecchino pregi e virtù. Pertanto, come ognuno idi noi può ripetere con san Paolo: Il Figlio di Dio mi ha amato e ha dato se stesso per me (49), così con tutta fiducia può credere che il Salvatore divino abbia lasciato anche a lui in eredità spirituale la Madre sua, con tutti i tesori di grazia e di virtù, di cui l’aveva ricolmata, affinché li riversasse su di noi con l’influsso della sua possente intercessione e la nostra volenterosa imitazione. Ecco perché a buon diritto san Bernardo afferma: Venendo in lei lo Spirito Santo, la ricolmò di grazia per se stessa; inondandola nuovamente il medesimo Spirito, ella divenne sovrabbondante e ridondante di grazia anche per noi (50).
6. La storia della Chiesa sempre illuminata della presenza edificante di Maria
Da quanto siamo venuti esponendo alla luce del santo Vangelo e della tradizione cattolica, appare evidente che la maternità spirituale di Maria trascende lo spazio e il tempo e appartiene alla storia universale della Chiesa, poiché ella è stata ad essa sempre presente con la sua materna assistenza. Perciò risulta altresì chiaro il senso dell’affermazione, tanto spesso ripetuta: la nostra età può ben dirsi l’era Mariana. Se è vero, infatti, che, per un’insigne grazia del Signore, oggi da vasti strati del popolo cristiano è stato compreso più profondamente il compito provvidenziale di Maria santissima nella storia della salvezza, ciò tuttavia non deve indurre a pensare che le età passate non abbiano in alcun modo intuito tale verità o che le future potranno ignorarla. A dire il vero, tutti i periodi della storia della Chiesa hanno beneficiato e beneficeranno della materna presenza della Madre di Dio, poiché ella rimarrà sempre indissolubilmente congiunta al mistero del Corpo Mistico, del cui Capo è stato scritto: Gesù Cristo ieri e oggi, lo stesso: anche per i secoli (51).
7. La Madre della Chiesa, vessillo di unità, stimolo alla perfetta fratellanza fra tutti i cristiani
Venerabili Fratelli, la persuasione che il pensiero della Chiesa cattolica intorno al culto di lode, di riconoscenza e di amore, dovuto alla beatissima Vergine, concorda pienamente con la dottrina del santo Vangelo, com’è stata più precisamente intesa e spiegata dalla tradizione, sia dell’Oriente che dell’Occidente, Ci infonde nell’animo la speranza che questa nostra esortazione pastorale ad una pietà mariana sempre più fervida e più fruttuosa, sarà accolta con generosa adesione non soltanto dai fedeli confidati alle vostre cure, ma anche da coloro che, pur non godendo della piena comunione con la Chiesa cattolica, ammirano tuttavia e venerano con noi nella ancella del Signore, la Vergine Maria, Madre del Figlio di Dio.
Possa il Cuore Immacolato di Maria risplendere dinanzi allo sguardo di tutti i cristiani quale modello di perfetto amore verso Dio e verso il prossimo; li induca esso alla frequenza dei santi Sacramenti, per la cui virtù gli animi sono mondati dalle macchie del peccato e da esse preservate; li stimoli inoltre a riparare le innumerevoli offese fatte alla divina Maestà; rifulga, infine, come vessillo di unità e sprone a perfezionare i vincoli di fratellanza tra tutti i cristiani in seno all’unica Chiesa di Gesù Cristo, la quale, edotta dallo Spirito santo, con affetto di pietà filiale venera la Vergine Maria come Madre amatissima (52).
8. Invito a rinnovare la consacrazione personale al Cuore Immacolato di Maria
E poiché in quest’anno si ricorda il XXV anniversario della solenne consacrazione della Chiesa e del genere umano a Maria, Madre di Dio, e al suo Cuore Immacolato, fatta dal Nostro Predecessore di s. m., Pio XII, il 31 ottobre 1942, in occasione del radiomessaggio alla nazione Portoghese (53) – consacrazione che Noi stessi abbiamo rinnovato il 21 novembre 1964 (54) – esortiamo tutti i figli della Chiesa a rinnovare personalmente la propria consacrazione al Cuore Immacolato della Madre della Chiesa, ed a vivere questo nobilissimo atto di culto con una vita sempre più conforme alla divina volontà (55), in uno spirito di filale servizio e di devota imitazione della loro celeste Regina.
Esprimiamo, infine, Venerabili Fratelli, la fiducia che, grazie al vostro incitamento, il clero e il popolo cristiano, affidati al vostro ministero pastorale, risponderanno con animo generoso a questa Nostra esortazione, così da dimostrare verso la Vergine Madre di Dio una più ardente pietà ed una confidenza più ferma. Mentre, frattanto, ci conforta la certezza che l’inclita Regina del cielo e Madre nostra dolcissima mai cesserà di assistere tutti e singoli i suoi figli e mai ritrarrà dall’intera Chiesa di Cristo il suo celeste patrocinio, a Voi stessi, ai vostri fedeli, in auspicio dei divini favori e in segno della Nostra benevolenza, impartiamo di cuore l’Apostolica Benedizione.
Dato in Roma, presso S. Pietro, il giorno 13 del mese di maggio, dell’anno 1967, quarto del Nostro Pontificato.
PAOLO PP. VI
(1) Cf Ap 12,1
(2) Cf Epistola della Messa per la festa dell’apparizione del B.M.V. Immacolata, 11 febbraio
(3) Cf AAS 57 (1965), pp. 1-67
(4) Cf Lc 1,38
(5) Lc 1,46.48-49
(6) Radiomessaggio di Pio XII del 13 maggio 1946 ai fedeli cristiani del Portogallo, in occasione delle celebrazioni solenni del santuario della B.V. Maria di Fatima, incoronata con una corona d’oro a nome del Sommo Pontefice: AAS 38 (1946), p. 264
(7) Cf Cap. VIII, par. III, La Beata Vergine e la Chiesa: AAS 57 (1965), pp. 62-65
(8) Cf ibid., n. 53, p. 58
(9) Cf ibid.
(10) Cf ibid., n. 54, p. 59
(11) Cf ibid., n. 55, p. 59
(12) Cf ibid., n. 66, p. 65
(13) Allocuzione tenuta nella Basilica Vaticana ai Padri Conciliari nella festa della Presentazione della BMV a chiusura del terzo periodo del Concilio Ecumenico (21 novembre 1964): AAS 56 (1964), p. 1016
(14) Cf CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 66: AAS 57 (1965), p. 65
(15) Cf ibid., n. 67, p. 65
(16) Pio XII, Enc. Mediator Dei: AAS 39 (1947), p. 541
(17) Cf CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 66: AAS 57 (1965), p. 65
(18) Ibid., n. 66, p. 65
(19) Ibid., n 55, p. 60
(20) Ibid., n. 65, p. 64; cf anche n. 63
(21) Cf ibid., n. 58, p. 61; LEONE XIII, Encicl. Adiutricem populi: Acta Leonis XIII, 15 (1896), p. 302
(22) CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 58: AAS 57 (1965), p. 61
(23) Eb 7,25
(24) Cf CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 62: AAS 57 (1965), p. 63
(25) Cf Dom. F. MERCENIER, L’Antienne Mariale grecque la plus ancienne, in Le Muséon, 52 (1939), pp. 229-233
(26) Cf CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 57: AAS 57 (1965), p. 63
(27) Ibid., n. 65, p. 64
(28) Antifona 2 alle Lodi, nella festa della Imm. Conc. Della B.V.M.
(29)Lc 1,38
(30) Mt 1,21; Lc 1,33
(31) Cf S. LEONE M., Lett. Lectis dilectionis tuae a Flaviano: PL 54, 759; IDEM, Lett. Licet per nostros a Giuliano Ep. Coënsem: PL 54, 803; S. ORMISDA, Lett. Inter ea quae all’imperatore Giustino: PL 63, 514; PELAGIO I, Lett. Humani generis a Childeberto I: PL 69, 407; CONC. LATER., ottobre 649 sotto Martino I, can. 3: Caspar. ZKG, 51, 1932, p. 88; CONC. TOLET. XVI, Symbol. Art. 22: J. MADOZ, El Símbolo del Concilio XVI de Toledo, in Estudios Onienses, ser. I, vol. 3, 1946; CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, nn. 52, 55, 57, 59, 63: AAS 57 (1965), pp. 58-64
(32) S. TOMMASO, Summa Theol., 1, q. 25, a. 6, ad 4
(33) Cf CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 56: AAS 57 (1965), p. 60
(34) Orat. 54: PL 158, 961
(35) CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 67: AAS 57 (1965), p. 66; cf S. TOMMASO, Summa Theol., II-II, q. 81, a. 1, ad 1; III, q. 25, aa. 1, 5
(36) Mt 12,50
(37) Cf Tt 3,4
(38) Gv 8,29
(39) Cf S. IRENEO, Adv. Haer., III, 22, 4: PG 7, 959; S. EPIFANIO, Haer., 78, 18: PG 42, 728-729; S. GIOVANNI DAMASCENO, Omelia 1 in Nativitate B.M.V.: PG 96, 671ss; CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 56: AAS 57 (l965), pp. 60-61
(40) Gal 4,4
(41) Lc 2,25-26
(42) Serm. 215, 1: PL 38, 1074
(43) 1 Cor 4,16
(44) Cf Lc 1,48
(45) Cf CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 61: AAS 57 (1965), p. 63
(46) Mc 1,15; cf Mt 3,2; 4,17
(47) Lc 13,5
(48) Cf Mt 25,41; CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 48: AAS 57 (1965), p. 54
(49) Gal 2,20; cf Ef 5,2
(50) Omelia 2 super Missus est, n. 2: PL 183, 64
(51) Eb 13,8
(52) CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 53: AAS 57 (1965), p. 59
(53) Cf Discorsi e Radiomessaggi di S. S. Pio XII, vol. IV, pp. 260-262; cf AAS 34 (1942), pp. 345-346
(54) Cf AAS 56 (1964), p. 1017
(55) Cf Orazione nella festa del Cuoce Immacolato della B.M.V., 22 agosto
Fonte: sito della Santa Sede