Nella Festa della Natività della Beata Vergine Maria, la figura della Vergine è stata al centro del discorso di Benedetto XVI che, nel Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, ha ricevuto stamani i circa 350 partecipanti al 23.mo Congresso Mariologico Mariano Internazionale.
“La mariologia a partire dal Concilio Vaticano II. Ricezione, bilancio e prospettive” è il tema su cui ha riflettuto il Congresso che, iniziato il 4 settembre, si conclude domani.
Una riflessione molto opportuna, nota il Papa, dato che ci si accinge a celebrare il 50.mo anniversario dell’inizio del Concilio, apertosi l’11 ottobre del 1962. Nel suo discorso il Papa ha rivolto un cordiale saluto al cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e presidente del Congresso, al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, al presidente e alle autorità accademiche della Pontificia Accademia Mariana Internazionale.
Il Beato Giovanni XXIII ha voluto che il Concilio Vaticano II si aprisse proprio l’11 ottobre, “nello stesso giorno in cui, nel 431, il Concilio di Efeso aveva proclamato Maria «Theotokos», Madre di Dio” . Per ricordare quello straordinario avvenimento nel suo 50.mo anniversario, il prossimo 11 ottobre si aprirà l’Anno della Fede, indetto da Benedetto XVI con il Motu proprio Porta fidei, in cui presentando Maria come modello esemplare di fede, “invoco – dice il Papa – la Sua speciale protezione e intercessione sul cammino della Chiesa, affidando a Lei, beata perché ha creduto, questo tempo di grazia”:
“Anche oggi, cari fratelli e sorelle, la Chiesa gioisce nella celebrazione liturgica della Natività della Beata Vergine Maria, la Tutta Santa, aurora della nostra salvezza”.
Benedetto XVI ripercorre, dunque, il senso della Festa di oggi, la Natività di Maria, riprendendo sant’Andrea di Creta, vissuto tra il VII e l’VIII secolo, che presenta questa festa “come un tassello prezioso dello straordinario mosaico che è il disegno di salvezza dell’umanità”. Sant’Andrea di Creta ricorda, infatti, che «il vero significato e il fine di quest’evento è l’Incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio».
Questa antica testimonianza, nota il Pontefice, porta al cuore del tema su cui il Congresso Mariologico Mariano Internazionale riflette e che il Concilio Vaticano II volle sottolineare già nel titolo del Capitolo VIII della Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium: «La Beata Vergine Maria Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa». Si tratta dell’”intimo collegamento fra i misteri della fede cristiana” che il Concilio ha indicato “come orizzonte” per comprendere i singoli elementi “del patrimonio della fede cattolica”.
Benedetto XVI ricorda che lui stesso prese parte al Concilio da giovane teologo come esperto ed ebbe modo di vedere i vari modi di affrontare le tematiche circa il ruolo della Vergine Maria nella storia della salvezza. Con la votazione del 29 ottobre 1963, si decise di arricchire lo schema della Costituzione Dogmatica sulla Chiesa con il capitolo sulla Madre di Dio, nel quale la figura della Vergine, riletta a partire dalla Parola di Dio, dai testi della tradizione patristica e liturgica e dalla riflessione teologica e spirituale, appare “strettamente inserita nei misteri fondamentali della fede cristiana”:
“Maria, di cui è sottolineata innanzitutto la fede, è compresa nel mistero di amore e di comunione della SS. Trinità; la sua cooperazione al piano divino della salvezza e all’unica mediazione di Cristo è chiaramente affermata e posta nel giusto rilievo, facendone così un modello e un punto di riferimento per la Chiesa, che in Lei riconosce se stessa, la propria vocazione e la propria missione”.
Il testo conciliare pur non avendo esaurito tutte le problematiche relative alla figura della Madre di Dio, “costituisce l’orizzonte ermeneutico essenziale per ogni ulteriore riflessione”. Ed è, nota il Papa, anche “un prezioso punto di equilibrio, sempre necessario, tra la razionalità teologica e l’affettività credente”. Quindi la figura della Madre di Dio deve essere “approfondita da prospettive diverse e complementari”: mentre rimane sempre valida “la via veritatis – afferma – non si può non percorrere anche la via pulchritudinis e la via amoris” per contemplare ancor più profondamente la fede solida di Maria, il suo amore per Dio, la sua speranza incrollabile. Benedetto XVI invita, dunque, a proseguire sulla linea dettata dal Concilio:
“Offrite il vostro competente contributo di riflessione e di proposta pastorale, per far sì che l’imminente Anno della Fede possa rappresentare per tutti i credenti in Cristo un vero momento di grazia, in cui la fede di Maria ci preceda e ci accompagni come faro luminoso e come modello di pienezza e maturità cristiana a cui guardare con fiducia e da cui attingere entusiasmo e gioia per vivere con sempre maggiore impegno e coerenza la nostra vocazione di figli di Dio, fratelli in Cristo, membra vive del suo Corpo che è la Chiesa”.
Debora Donnini
Fonte: Radio Vaticana