Il mese di maggio è il mese mariano per eccellenza e tra pochi giorni ricorderemo anche la prima apparizione della Madonna a Fatima, di cui il 5 giugno avremo il privilegio di ospitare in questo Santuario una sua immagine. Cercheremo quindi di ampliare un po’ la conoscenza che abbiamo di Lei.
Nel suo magistrale libro Ipotesi su Maria lo scrittore Vittorio Messori riferisce quanto gli confidò il cardinale Joseph Ratzinger, allora Prefetto della “Congregazione per la dottrina della fede” riguardo al culto verso la Madre di Dio: “Prima e durante il Concilio, da giovane teologo avanzavo delle riserve su certe antiche formule ripetute dalla Tradizione, come il celebre De Maria nunquam satis, su Maria non si dirà mai abbastanza. Mi sembravano eccessive, e derivate – più che dalla dottrina autentica – da atteggiamenti devozionali nati in epoca piuttosto recente.”
Messori riferisce che infatti durante il Concilio si accese un infuocato dibattito tra la fazione di chi proclamava «De Maria et iam satis», su Maria s’è già detto abbastanza, e quella di coloro che sostenevano l’esatto contrario. Fu Paolo VI a risolvere la questione promulgando la Costituzione dogmatica Lumen gentium, in cui volle inserita la dottrina mariana con un intero capitolo che riassetta e definisce la corretta devozione dovuta alla Madre del Salvatore e, soprattutto, le sue prerogative di Madre della Chiesa e il suo ruolo nell’economia della salvezza. Leggiamo:
“La beata Vergine, predestinata fino dall’eternità, all’interno del disegno d’incarnazione del Verbo, per essere la madre di Dio, per disposizione della divina Provvidenza fu su questa terra l’alma madre del divino Redentore, generosamente associata alla sua opera a un titolo assolutamente unico, e umile ancella del Signore, concependo Cristo, generandolo, nutrendolo, presentandolo al Padre nel tempio, soffrendo col Figlio suo morente in croce, ella cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, coll’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo ella è diventata per noi madre nell’ordine della grazia.
E questa maternità di Maria nell’economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato nell’Annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti anche dopo la sua assunzione in cielo non ha interrotto questa funzione salvifica, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni che ci assicurano la nostra salvezza eterna. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo, ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata. Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, Mediatrice. Ciò però va inteso in modo che nulla sia detratto o aggiunto alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico Mediatore.
Nessuna creatura infatti può mai essere paragonata col Verbo incarnato e redentore. Ma come il sacerdozio di Cristo è in vari modi partecipato, tanto dai sacri ministri, quanto dal popolo fedele, e come l’unica bontà di Dio è realmente diffusa in vari modi nelle creature, così anche l’unica mediazione del Redentore non esclude, bensì suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata da un’unica fonte. La Chiesa non dubita di riconoscere questa funzione subordinata a Maria, non cessa di farne l’esperienza e di raccomandarla al cuore dei fedeli, perché, sostenuti da questa materna protezione, aderiscano più intimamente al Mediatore e Salvatore.
Giustamente quindi i santi Padri ritengono che Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma che cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede e obbedienza. Infatti, come dice Sant’Ireneo, essa «con la sua obbedienza divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano. Per cui non pochi antichi Padri nella loro predicazione volentieri affermano con Ireneo che «il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione coll’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la sua fede» e, fatto il paragone con Eva, chiamano Maria «madre dei viventi» e affermano spesso: la morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria”
Con grande sincerità il cardinale Ratzinger rivelò a Messori di aver poi compreso che “ […] non si trattava di esagerazioni di devoti, ma di verità più che mai attuali, da riscoprire.” E aggiunse: “Sì, lo confermo: bisogna rifar posto a Maria perché la fede ritrovi il suo asse autentico.”
Tra coloro che l’hanno venerata con grande passione va ricordato S. Luigi Maria Grignion de Monfort (1673-1716) che nel suo Trattato della vera devozione a Maria ha esposto quanto lo Spirito Santo gli fece comprendere della Madre del Salvatore: “Maria è l’eccellente capolavoro dell’Altissimo, che se ne riservò la conoscenza e il possesso. […] Maria è la fonte sigillata e la Sposa fedele dello Spirito Santo, dove lui solo può entrare.
Maria è il santuario e il riposo della santa Trinità, dove Dio si trova in modo magnifico e divino più che in qualsiasi altro luogo dell’universo, non eccettuata la sua dimora sui cherubini e serafini. A nessuna creatura, anche se purissima, è permesso entrarvi senza uno speciale privilegio. Oh! quante cose grandi e nascoste ha fatto Dio onnipotente in questa creatura mirabile, come lei stessa dovette ammettere nonostante la sua profonda umiltà: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente».
Il mondo non la conosce, perché ne è incapace e indegno. I Santi han detto cose meravigliose di questa santa città di Dio e, stando alle loro stesse testimonianze, non sono mai stati così eloquenti e felici come quando hanno parlato di lei.
Tutti gli angeli nei cieli – dice San Bonaventura – le cantano incessantemente: «Santa, santa, santa Maria, Vergine Madre di Dio». E milioni e milioni di volte, ogni giorno, le rivolgono il saluto angelico «Ave Maria…», mentre si prostrano dinanzi a lei e chiedono il favore d’essere onorati di un suo comando. «San Michele stesso, – dice sant’Agostino – benché principe di tutta la Corte celeste, è il più zelante nel renderle e farle rendere ogni sorta di omaggi, sempre in attesa di avere l’onore di volare, ad un suo cenno, in soccorso di qualcuno dei suoi servi».
Nel cielo, Maria comanda agli angeli ed ai beati. Come ricompensa della sua profonda umiltà, Dio le ha dato il potere e l’incarico di riempire di santi i troni lasciati vuoti dalla superbia degli angeli ribelli. Tale è la volontà dell’Altissimo, che innalza gli umili: il cielo, la terra e gli abissi devono piegarsi, volenti o nolenti, ai comandi dell’umile Maria, che egli ha costituita sovrana del cielo e della terra, condottiera dei suoi eserciti, tesoriera delle sue ricchezze, dispensatrice delle sue grazie, operatrice delle sue grandi meraviglie, riparatrice del genere umano, mediatrice degli uomini, sterminatrice dei nemici di Dio e fedele compagna delle sue grandezze e dei suoi trionfi.
Maria non è abbastanza conosciuta, è dunque giusto e doveroso ripetere con i Santi: «De Maria nunquam satis». Maria non è stata ancora abbastanza lodata, esaltata, onorata, amata e servita. Ella merita più lode, rispetto, amore e servizio.”
Della S. Vergine noi conosciamo soprattutto il Fiat alla Divina Volontà, come lo fu poi quello supremo di Gesù nella sua dolorosa Passione, ma anche Lei, in quanto creatura, fu sottoposta alla prova delle virtù e dell’obbedienza perché, come afferma S. Paolo nella Lettera ai Romani, […] noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. (Rm 5, 3-5)
Infatti la fede va sempre messa alla prova e possiamo facilmente capirne la ragione: Dio ha donato a tutte le creature, angeliche e umane, il libero arbitrio e ognuna deve aderire alla sua Volontà liberamente. Maria superò le prove di ubbidienza al Padre, al contrario di Adamo, il quale cadde dinnanzi alla prima tentazione e da padrone del Paradiso terrestre, come Dio lo pose, ne fu scacciato fuori corrompendo così tutta la creazione.
Nel Dialogo della Divina Provvidenza di S. Caterina da Siena, dottore della Chiesa, leggiamo come Gesù fu posto dall’Onnipotente a ponte tra l’umanità decaduta e il Cielo: “Io avevo creato l’uomo a mia immagine e somiglianza – e quindi libero nella volontà di decisione – affinché egli avesse la vita eterna e partecipasse di me gustando la mia dolcezza e bontà. A causa del peccato non poteva raggiungere questo fine e perciò la mia verità non si adempiva. La colpa aveva sigillato il cielo e la porta della mia misericordia.
Da questa colpa germinarono spine e tribolazioni con molte sofferenze e la creatura finì col rivoltarsi contro se stessa: non appena l’uomo si fu ribellato a me, esso si ritrovò nemico di se stesso. La sua carne si ribellò contro il suo spirito perdendo lo stato d’innocenza; ed egli divenne un animale immondo, al quale tutte le cose create furono ostili, mentre prima gli sarebbero state obbedienti solo che egli si fosse conservato nello stato in cui Io lo avevo collocato. Ma proprio perché non si conservò in quello stato, lacerò l’obbedienza che mi doveva e meritò morte eterna nell’anima e nel corpo.
Non appena l’uomo ebbe peccato subito dilagò una fiumana tempestosa che sempre lo percuote con la furia delle sue onde, travolgendolo con fatiche e molestie che gli vengono da se stesso, dal demonio e dal mondo. Perciò, volendo riparare a così grandi mali, io vi ho offerto il ponte del mio Figliolo, affinché non annegaste nel passare quel fiume, esso è il mare tempestoso di questa vita di tenebre.”
Sta quindi alla libertà dell’uomo scegliere il male, in cui annega, o accettare il rimedio che Lui gli ha donato, che è seguire Cristo e fare la volontà del Padre.
Tornando al Monfort, leggiamo le sue profezie riguardo all’importanza di Maria Vergine nell’economia della salvezza. Egli scrive: “In unione con lo Spirito Santo, Maria ha realizzato la più grande opera che mai sia esistita o sarà, cioè un Dio-uomo. Di conseguenza ella compirà anche le più grandi cose che avverranno negli ultimi tempi. La formazione e l’educazione dei grandi santi, che vivranno verso la fine del mondo, sono riservate a lei, perché soltanto questa Vergine singolare e miracolosa può produrre, insieme allo Spirito Santo, le cose singolari e straordinarie. Uno dei grandi motivi per cui oggi lo Spirito Santo non opera meraviglie sorprendenti nelle anime, è perché non vi trova un’unione abbastanza salda con la sua Sposa fedele e indissolubile.
Queste anime grandi, piene di grazia e di zelo, saranno prescelte da Dio per combattere i suoi nemici frementi da ogni parte. Avranno una particolare devozione alla Vergine santissima. Saranno rischiarate dalla sua luce, nutrite del suo latte, guidate dal suo spirito, sostenute dal suo braccio, custodite sotto la sua protezione, di modo che combatteranno con una mano e costruiranno con l’altra.
Con una mano combatteranno, rovesceranno, schiacceranno gli eretici e le loro eresie, gli scismatici e i loro scismi, gli idolatri e la loro idolatria, i peccatori e le loro empietà. Con l’altra edificheranno il tempio del vero Salomone e la mistica città di Dio, cioè Maria santissima, che i Padri chiamano Tempio di Salomone e città di Dio. Con le loro parole e i loro esempi porteranno tutti alla vera devozione verso la Vergine, e ciò attirerà loro molti nemici, ma anche molte vittorie e molta gloria per Dio solo. In questi ultimi tempi Dio vuole dunque rivelare e manifestare Maria, capolavoro delle sue mani…
Ma chi saranno questi servi, schiavi e figli di Maria? Saranno fuoco ardente, ministri del Signore, che metteranno dappertutto il fuoco del divino amore. Saranno frecce acute nella mano potente di Maria per trafiggere i suoi nemici come frecce in mano a un eroe. Saranno molto purificati dal fuoco di grandi tribolazioni e molto uniti a Dio. Porteranno nel cuore l’oro dell’amore, l’incenso della preghiera nello Spirito e la mirra della mortificazione nel corpo. In ogni luogo saranno il buon profumo di Gesù Cristo per i poveri e i piccoli, mentre saranno odore di morte per i grandi, i ricchi e i superbi mondani.
Saranno veri apostoli degli ultimi tempi. Ad essi il Signore degli eserciti darà la parola e la forza per operare meraviglie e riportare gloriose spoglie sui suoi nemici. Dormiranno senza oro e argento, e, ciò che più conta, senza preoccupazioni, in mezzo agli altri sacerdoti, ecclesiastici e chierici. Tuttavia avranno le ali argentate della colomba per volare, con la retta intenzione della gloria di Dio e della salvezza delle anime, là dove li chiamerà lo Spirito Santo. Lasceranno nei luoghi dove hanno predicato soltanto l’oro della carità, che è il compimento della legge.
Infine, sappiamo che saranno veri discepoli di Gesù Cristo secondo le orme della sua povertà, umiltà, disprezzo del mondo e carità, insegneranno la via stretta di Dio nella pura verità, secondo il santo Vangelo, e non secondo i canoni del mondo; senza preoccupazioni e senza guardare in faccia a nessuno; senza risparmiare, seguire o temere alcun mortale, per potente che sia. Avranno in bocca la spada a due tagli della parola di Dio e porteranno sulle spalle lo stendardo insanguinato della Croce, il crocifisso nella mano destra, la corona nella sinistra, i sacri nomi di Gesù e di Maria sul cuore, la modestia e la mortificazione di Gesù Cristo in tutta la loro condotta.
Ecco i grandi uomini che verranno e che Maria formerà su ordine dell’Altissimo, per estendere il suo dominio sopra quello degli empi, idolatri e maomettani. Ma quando e come avverrà tutto questo?… Dio solo lo sa. Compito nostro è di tacere, pregare, sospirare e attendere: «Ho sperato: ho sperato nel Signore».
Paola de Lillo