Tra qualche giorno celebreremo la solennità dell’Immacolata concezione. Tutti sappiamo, come leggiamo nel Catechismo, che “La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale” (n. 491 del Catechismo)
Pochi sanno però che per arrivare a questa verità di fede, alla cui adesione il cristiano è tenuto in modo irrevocabile, sono occorsi secoli di dispute tra Santi, papi e teologi, finché la Madre del Signore, apparendo a S. Caterina Labouré nel 1830, le mostrò come voleva che fosse coniata la Medaglia, chiamata poi miracolosa per le grazie che ricevevano coloro che la portavano, sul cui retro era scritta la giaculatoria O Maria concepita senza peccato pregate per noi che ricorriamo a voi.
Occorsero però altri ventiquattro anni perché la Chiesa ne pronunciasse il dogma e fu papa Pio IX che nel 1854 lo proclamò solennemente con la Costituzione apostolica “Ineffabilis Deus”. Ma i teologi non si diedero ancora pace e alcuni continuarono le loro contestazioni finché la Madonna pose fine alle dispute apparendo, quattro anni dopo, a Bernadette Soubirous nello sperduto villaggio di Lourdes, confermando irrevocabilmente la sua concezione immacolata.
Ma perché, tra le tante che ve ne saranno state all’epoca, apparve proprio ad una povera fanciulla di Lourdes? Ce lo spiega nel suo libro Ipotesi su Maria lo storico Vittorio Messori, grande studioso di quelle apparizioni.
Nell’anno 1062, signore del luogo era il conte Bernardo I, il quale fece atto spontaneo e volontario di sottomissione e vassallaggio alla S. Vergine, facendole donazione di tutti i suoi beni e nominandola Signora e Contessa dell’intera Contea di Bigorre, territorio di cui faceva parte il villaggio di Lourdes.
Inoltre stabilì di concedere al Capitolo del vicino santuario di Le Puy una rendita annua di sessanta scudi da deporre sull’altare della S. Vergine e obbligò inoltre se stesso e suoi discendenti a rispettare i diritti di vassallaggio, lanciando anche un anatema contro di essi se non l’avessero riconosciuta come feudataria.
Il tutto si interruppe durante i lunghi anni della Rivoluzione francese: nel 1794 l’immagine della Madonna di Le Puy, venerata dalla popolazione da immemore tempo come Nostra Signora di Lourdes, venne portata in giro su un carro di letame e poi bruciata nel luogo dove impiccavano i condannati. Il Santuario fu saccheggiato, la diocesi fu soppressa, il clero perseguitato.
Per le leggi feudali dell’epoca gli obblighi dei vassalli si estinguevano dopo trent’anni di mancati pagamenti censuari e il feudatario, che in questo caso era la Madonna, se non li avesse rivendicati con le buone o con le cattive non poteva più esigere i suoi diritti.
Nel 1858, un anno prima della scadenza oltre la quale avrebbe perso il titolo di Signora di Lourdes, la S. Vergine comparve alla piccola Bernadette, ristabilendo così su quel territorio la sua signoria e i connessi diritti, che sono valevoli a tutt’oggi. Ma non solo. Rispondendo alla domanda rivoltale dalla giovane su chi fosse rispose: “Io sono l’Immacolata concezione” confermando così il dogma proclamato quattro anni prima e zittendo definitivamente i suoi contestatori.
Questo episodio ha per noi molto importanza, perché testimonia come la Madonna prenda sul serio il consacrarsi a Lei e per quanto le tempeste della vita sembrino talvolta prendere il sopravvento e scoraggiarci della salvezza lei non dimentica gli atti di amore filiale che le abbiamo rivolto e dimostra che l’ultima parola sarà sempre la sua. Negli stessi anni in cui il conte Bernardo aveva consacrato la regione di cui era feudatario, il primo re cristiano, S. Stefano, consacrò alla S. Vergine l’Ungheria, cosicché ancora oggi quello Stato è cattolico e l’incipit della sua Costituzione è “Dio benedici l’Ungherese!”.
Nei messaggi dati a Suor Maria Natalia Magdolna si parla di “una missione quasi messianica del popolo ungherese, chiamato a ridare un volto cristiano al mondo intero attraverso la pratica dell’espiazione e della penitenza per i peccati, per preparare quel trionfo del Cuore Immacolato di Maria predetto a Fatima” (Dalla prefazione di Padre Serafino Tognetti al libro di Claudia Matera Rivelazioni profetiche di Suor Maria Natalia Magdolna, ed. Sugarco).
Perciò ne deduciamo che al Cuore Immacolato di Maria noi possiamo consacrare oltre che noi stessi anche la nostra famiglia e i nostri beni, certi della sua protezione perché la vittoria finale sarà la sua, qualsiasi male possa attaccarci.
La S. Vergine fu esentata dal peccato originale per generare il figlio di Dio e questo significa che fu anche esentata dalla maledizione di Eva, a cui Dio disse: “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà.” (Gn 3,16)
Perciò certe rappresentazioni blasfeme, che mostrano una donna che si contorce per i dolori del parto e che ogni Natale ci vengono riproposte come tributo alla nascita di Gesù, sono da rigettare come false ed eretiche, perché offendono la Madre del Salvatore e la Verità della nostra fede.
Altrettanto eretica è l’affermazione che nel concepimento la Madre dette il corpo al Figlio e lo Spirito Santo l’anima, perché le due nature di Gesù, quella umana e quella divina, ipostaticamente unite (cioè in modo sostanziale), non hanno avuto origine dalla Vergine Maria nel cui grembo Egli si è incarnato mantenendo entrambe, come stabilirono irrefutabilmente i concili di Efeso e di Calcedonia.
Oggi con lo studio della genetica scopriamo anche la perfezione delle opere di Dio e sappiamo che se cloniamo una cellula femminile può prodursi solo una donna e lo stesso vale per un uomo. Perciò il cromosoma Y, che dà forma a una creatura di sesso maschile, non apparteneva a Maria, bensì alla natura umana di Gesù.
La fede ci insegna poi che Maria Santissima rimase vergine prima, durante e dopo il parto, ma come avvenne ciò? Molti mistici ne hanno avuto visione e tutti sono stati concordi nei loro racconti, tra questi la Beata Anna Katharina Emmerick (1774-1824) di cui leggiamo nel libro sulla vita della Madonna:
«Vidi che un insolito movimento regnava nella natura, negli uomini e in molti luoghi del mondo. Ed ecco che la Santa Vergine annunciò al suo sposo che a mezzanotte si sarebbero compiuti i nove mesi dal momento in cui fu concepito il Santo Figlio e l’Angelo l’aveva salutata Madre di Dio.
Siccome il momento del prodigioso evento si avvicinava, disse quindi a san Giuseppe che era ormai prossimo e che desiderava rimanere sola, perciò lo pregò di rinchiudersi nella propria cella (egli aveva diviso lo spazio interno con pali e stuoie, n.d.r).
Il sant’uomo fu avvolto da una luce celeste soprannaturale. Vide la Madonna genuflessa e aureolata di raggi luminosi, pregava in ginocchio sul suo giaciglio. La caverna era interamente illuminata da questa luce intensa. Giuseppe contemplò la scena come Mosè aveva fatto col roveto ardente; poi, entrato con santo timore nella sua cella, si gettò proteso sul terreno e si immerse nella preghiera più devota.
Lo splendore che irradiava la Santa Vergine diveniva sempre più fulgido tanto da annullare il chiarore delle lampade accese da Giuseppe. Teneva il viso volto ad oriente, un’ampia tunica candida priva di ogni legame cadeva in larghe pieghe intorno al suo corpo. Alla dodicesima ora fu rapita dall’estasi della preghiera, teneva le mani incrociate sul petto. Vidi allora il suo corpo elevarsi dal suolo.
Frattanto la grotta si illuminava sempre più, fino a che la Beata Vergine fu avvolta tutta, con tutte le cose, in uno splendore d’infinita magnificenza. Questa scena irradiava tanta Grazia Divina che non sono in grado di descriverla.
Vidi Maria Santissima assorta nel rapimento per qualche tempo, poi la vidi ricoprire attentamente con un panno una piccola figura uscita dallo splendore radioso, senza toccarla, né sollevarla. Dopo un certo tempo vidi il Bambinello muoversi e lo udii piangere. Maria Santissima, sempre Vergine, alzatolo dalla stuoia, lo strinse al petto e lo nutrì col suo santo latte.
Un’ora circa dopo il parto chiamò Giuseppe, egli prese tra le braccia il Bambino che la Madonna gli porgeva e lodò il Signore con lacrime di gioia.” (Anna Caterina Emmerick, La vita della Madonna, ed. Ancilla)
Anche don Dolindo Ruotolo, i cui scritti S. Pio da Pietralcina dichiarò che erano ispirati dal Cielo, nel commento al Vangelo di Luca (2, 8-20) scrive:
“Venne la notte. Era algida ma serena e brillavano gli astri nel cielo. Un silenzio grande circondava quel luogo e una solennità più grande vi regnava, perché l’invisibile corte celeste già veniva in terra a corteggiare il Re divino e rifulgeva nella sua placida luce spirituale, fatta tutta di conoscenza e di amore. … Maria era tutto un fulgore di contemplazione e di estasi. … Era tutta avvolta dalla luce dell’eterna armonia ed era tutta un’armonia d’amore. …
L’Amore eterno che l’aveva fecondata la illuminava tutta ed Ella, a poco a poco, si transumanava. Sembrava tutta luce e, come un ferro incandescente nel fuoco, brillava, perché traspariva da Lei il Verbo Incarnato. Il suo corpo immacolato era come sparito, sembrava trasparente, anzi, evanescente nella luce del Verbo. L’eterna vita affiorava dalla piccola creatura umana e la passava come raggio che attraversa un cristallo.
Prodigio di Dio! Le madri sentono dolori immani quando un figlio viene alla luce e sentono quasi strapparsi la vita dalla piccola vita che irrompe nel mondo; Maria, invece, sentiva una gioia immensa a misura che il momento della sua maternità si avanzava. … Fu un momento sublime: tratta a Dio, si sentì tutta immersa nella conoscenza dell’infinita sua grandezza, la contemplò amandola e volle applaudirla con una lode proporzionata, che avrebbe voluto trarre dal pieno olocausto di se stessa.
Le tornò sulle labbra il suo cantico: Magnificat anima mea Dominum e, nell’elevarlo dinanzi a Dio con tutto l’impeto del suo amore, non eruppe dal suo Cuore una parola ma il Verbo, la Lode eterna del Padre, e si adagiò sul terreno come un raggio di luce, lodando il Padre nell’umana carne. Era l’Umiliato per amore, e vagì.
Il Verbo eterno aveva una voce d’immolazione e penava. Non era avvolto dall’eterna Fiamma che lo congiungeva al Padre, ma l’avvolgeva l’atmosfera gelata della notte, e tremava. Non aveva trovato altro sulla terra. L’amore materno ritrasse Maria dall’estasi celeste e, scossa dai vagiti del Figlio divino, lo guardò: era perfettissimo, roseo come un bocciolo spuntato nell’inverno, soffuso di bontà, divino, santificante, inondante gioia.
Lo adorò, lo prese, lo baciò, lo strinse al Cuore, lo avvolse in pannicelli mondi, nell’avvolgerlo si sentì tutta inondata di tenerezza e lo ripose in una mangiatoia, perché non aveva altra culla per il Re del cielo. … Il piccolino si addormentò. Ahimè, era troppo triste la terra senza la luce di Dio, ed Egli era la vittima dei peccati di tutti. …
San Giuseppe, poco lontano, era stato tutto immerso in una profondissima umiltà. … Non osò avvicinarsi. Sentiva troppo la grandezza della Madre e la divinità del Figlio. Maria gli fece cenno e lo avvicinò a Gesù, Mediatrice d’amore e di misericordia, per la prima volta, tra Gesù e una creatura.
Sembrò una festa tra le sfere celesti che avevano segnato il primo momento della vita temporale dell’Eterno. … Dormivano gli uomini, è vero, ed erano immersi in un torpore di morte, perché ingrati; ma, nel compimento della divina promessa, fremettero di gioia i Patriarchi e i Profeti, e su di essi passò un soffio d’immortale speranza per la prossima liberazione.
Il coro del creato era come nota sommessa che accompagnava le note d’un cantico più bello d’amore, erompente dal Cuore di Maria e di san Giuseppe: Magnificat anima mea Dominum.” (I quattro Vangeli. Meditazione commentata dal Sac. Don Dolindo Ruotolo, Casa Mariana Editrice)
Paola de Lillo