De Maria nunquam satis, di Maria non si dirà mai abbastanza. Questa frase fu attribuita a San Bernardo di Chiaravalle, vissuto nel 1100, ma fu San Luigi Maria Grignion de Montfort, con il Trattato della vera devozione a Maria ad affermare: “E’ giusto e doveroso ripetere con i santi: De Maria nunquam satis. Maria non è stata ancora abbastanza lodata, esaltata, onorata, amata e servita. Ella merita più lode, rispetto, amore e servizio”, perché “la devozione a Maria è necessaria alla salvezza.
La scelta di dedicarle questo mese parte dal Medioevo, nell’XI secolo d. C., nello stesso periodo in cui nacque il Rosario, la cui parola deriva proprio dal nome della rosa e siccome all’amata si offrono ghirlande di rose, alla Madonna si regalano ghirlande di Ave Maria.
Le prime pratiche devozionali, legate in qualche modo al mese di maggio, risalgono però al XVI secolo e in particolare a S. Filippo Neri, che insegnava ai suoi giovani a circondare di fiori l’immagine della Madre, a cantare le sue lodi e a offrire atti di mortificazione in suo onore.
Ma la prima ufficializzazione di questa devozione mariana la dobbiamo al gesuita Annibale Dionisi che nel 1725, con lo pseudonimo di Mariano Parteni, pubblicò a Parma un libretto dal titolo “Il mese di Maria o sia il mese di maggio consacrato a Maria con l’esercizio di vari fiori di virtù proposti a’ veri devoti di lei”.
La scelta di dedicarle il sabato fu di Alcuino, un monaco benedettino irlandese vissuto nella seconda metà del secolo VIII d.C., che introdusse in questo giorno della settimana una Messa dedicata a Maria. Perciò dalla seconda metà del 700 in poi il sabato è il giorno liturgico dedicato alla Madonna in quanto “porta” della domenica.
Una parola ora sul rosario. La sua origine si può collocare intorno al IX secolo nei monasteri d’Irlanda, dove i monaci praticavano la recita dei 150 Salmi di Davide. Per dar modo di pregare ai numerosi laici che non sapevano leggere né scrivere nacque la recita di 150 Pater Noster.
Tre secoli dopo al posto del Pater Noster si iniziò a recitare il Saluto Angelico (cioè il saluto di S. Elisabetta alla vista della S. Vergine in attesa di Gesù) trasformando il Salterio biblico in un “salterio mariano”, che venne poi chiamato “rosario”.
Fu il monaco certosino Enrico di Kalkar, nel XIV secolo, a suddividere tale salterio in 15 decine inserendo, tra l’una e l’altra, il Padre Nostro. Diffuso poi dai domenicani, con l’aggiunta della seconda parte dell’Ave Maria, varie volte modificata, è arrivato a noi nell’attuale versione.
La preghiera del Salve Regina fu composta mille anni fa da un monaco tedesco chiamato Ermanno di Reichenau, detto lo storpio perché aveva impedimenti fisici tale da aver problemi anche a star seduto, tuttavia eccelse in astronomia, matematica, storia, musica e liturgia, lasciando preziosi scritti in tutti i campi. Nel calendario benedettino è ricordato come beato per la sua straordinaria fede e la sua testimonianza di vita cristiana.
Questo mese vede due importanti ricorrenze mariane: l’8 maggio è la festa della Madonna di Pompei, giorno in cui si recita la Supplica per impetrare dalla S. Vergine aiuto e protezione e il giorno 13, in cui ricorre l’anniversario della prima apparizione della Madre del Signore ai tre pastorelli di Fatima.
Inoltre l’8 maggio l’Arcidiocesi di Manfredonia celebra la festa liturgica di S. Michele Arcangelo, ai cui vescovi egli apparve quattro volte e al cui culto è dedicata la grotta di Monte Sant’Angelo da lui stesso consacrata.
Per quanto riguarda le apparizioni di Fatima, in particolare, nell’apparizione del 13 luglio 1917, la terza, la Madonna disse: “La guerra sta per finire, ma se l’umanità non smetterà di offendere Dio ne verrà una peggiore.” E ventitré anni dopo scoppiò la seconda guerra mondiale.
Terminate le apparizioni pubbliche, la S. Vergine continuò ad apparire a Suor Lucia e il 10 ottobre 1925 le chiese la comunione dei primi cinque primi sabati del mese in riparazione delle bestemmie e delle ingratitudini degli uomini verso di Lei, promettendo come ricompensa “tutte le grazie necessarie alla salvezza”. Il 17 Dicembre del 1927 insistette per la diffusione di tale devozione, così che Lucia scrisse: “Dalla pratica della devozione dei Primi Sabati, unita alla consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, dipende la guerra o la pace nel mondo”.
Leggendo le rivelazioni profetiche della mistica ungherese Suor Maria Natalia Magdolna apprendiamo che Gesù desidera che in questi tempi tale devozione si prolunghi per nove mesi, come per i primi venerdì, per riparare le offese arrecate ad entrambi i loro Cuori. A chi metterà in pratica tale doppia novena il Signore ha fatto trentatré promesse che troviamo dettagliate nel libro di Claudia Matera per l’edizione Sugarco.
Poiché l’umanità non ha smesso di offendere Dio, anzi ha raggiunto inauditi livelli di bestialità nel peccare, può Dio evitarci un’altra guerra peggiore delle precedenti? Mistici autentici, come don Dolindo Ruotolo e Suor Maria Natalia Magdolna, entrambi del Novecento, riferiscono la stessa profezia: scoppierà una terribile guerra, dopo la quale ci sarà il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, come Ella stessa ha promesso a Fatima, e in seguito si stabilirà una pace duratura.
Il 23 di questo mese avremo un’altra importante ricorrenza: la Pentecoste, ovvero la discesa dello Spirito Santo su Maria Vergine e gli Apostoli radunati nel Cenacolo, primissima Chiesa.
Lo Spirito Santo è la terza Persona della SS. Trinità.
Afferma il Catechismo che il termine “Spirito” traduce il termine ebraico “Ruah”, che significa soffio, aria, vento. Gesù utilizza proprio l’immagine sensibile del vento per suggerire a Nicodemo la novità trascendente di colui che è il Soffio di Dio, lo Spirito divino in persona: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito” ( Gv 3,5-8). Ma, attenzione, gli dice anche: “In verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio.” Quindi il Battesimo è la condizione essenziale per la salvezza, infatti la prima effusione la riceviamo proprio per mezzo di questo sacramento che, togliendoci il peccato originale, ci rende figli di Dio.
Questa condizione essenziale per la salvezza è la ragione per cui il Salvatore inviò gli apostoli nel mondo ad annunciare che il regno di Dio era vicino.
Gesù, quando annunzia e promette la venuta dello Spirito Santo, lo chiama Paraclito, termine che viene abitualmente tradotto con Consolatore, e anche Spirito di verità (Gv 16,13).
Tra i suoi simboli vi è l’acqua, quale segno sacramentale efficace della nuova nascita alla vita divina che ci è donata nel Battesimo. Poi abbiamo l‘unzione, che nell’iniziazione cristiana è il segno sacramentale della Confermazione, la cosiddetta Cresima, che “conferma” e porta a compimento l’unzione battesimale. E ancora il fuoco, che simbolizza l’energia trasformante degli atti dello Spirito Santo difatti è sotto la forma di “lingue come di fuoco” che lo Spirito Santo si posa sui discepoli il mattino di Pentecoste e li riempie di sé.
E, oltre ad altri, c’è la colomba. Alla fine del diluvio (il cui simbolismo riguarda il Battesimo), la colomba fatta uscire da Noè torna portando nel becco un freschissimo ramoscello d’ulivo, segno che la terra è di nuovo abitabile, come leggiamo nella Genesi (Gen 8,8-12). Quando Cristo risale dall’acqua del suo battesimo lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, scende su di lui e in lui rimane (Mt 3,16 par), allo stesso modo scende e prende dimora nel cuore purificato dei battezzati.
Infine, in Maria Vergine lo Spirito Santo realizza il disegno misericordioso del Padre ed è per opera dello Spirito che la Vergine concepisce e dà alla luce il Figlio di Dio.
Il giorno della Pentecoste la Pasqua di Cristo si compie nell’effusione dello Spirito Santo, che è manifestato, donato e comunicato come Persona divina (At 2,33-36) e in questo giorno è pienamente rivelata la Trinità, grazie alla quale siamo stati salvati.
Credere nello Spirito Santo perciò significa professare che Egli è una delle Persone della Santa Trinità, consustanziale al Padre e al Figlio e che “con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato” (Simbolo di Nicea-Costantinopoli).
La vita morale dei cristiani è sorretta dallo Spirito Santo, che li arricchisce di sette doni: la sapienza, l’intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà e il timore di Dio.
I frutti che ne riceviamo sono perfezioni che vengono plasmate in noi. La Tradizione della Chiesa ne enumera dodici: “amore, gioia, pace, pazienza, longanimità, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà, modestia, continenza, castità” (Gal 5,22-23 vulg)
Ed è grazie allo Spirito Santo che noi possiamo sviluppare le virtù umane, cioè quelle disposizioni stabili dell’intelligenza e della volontà che regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e indirizzano la nostra condotta in conformità alla ragione e alla fede. Possono essere raggruppate attorno a quattro virtù cardinali: la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza.
Allo stesso modo Egli ci aiuta ad accrescere le virtù teologali, che dispongono i cristiani a vivere in relazione con la Santissima Trinità: sono la fede, la speranza e la carità (1Cor 13,13) e informano e vivificano tutte le virtù morali.
Nella nostra preghiera personale di solito, oltre Maria Vergine, noi invochiamo sempre il Padre e il Figlio, mentre di rado invochiamo lo Spirito Santo. Invece la Chiesa ci invita ad implorarlo ogni giorno, soprattutto all’inizio e al termine di qualsiasi azione importante perché Egli è il Maestro della nostra vita interiore. (CC 2672)
Il battezzato consacra la giornata alla gloria di Dio e invoca la grazia del Salvatore, la quale gli permette di agire nello Spirito come figlio del Padre, perciò incomincia la sua giornata, le sue preghiere e le sue azioni con il segno della croce, Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Il segno della croce ci fortifica nelle tentazioni e nelle difficoltà, esso è il segno visibile della nostra appartenenza alla SS. Trinità e ci protegge dal male. Il prossimo 30 maggio la liturgia cattolica celebrerà proprio la festa della SS. Trinità con la memoria della Visitazione della Beata Vergine Maria a Sant’Elisabetta
Infine, pochi sanno che molte nostre preghiere e atti di devozione sono indulgenziati e che, ad esempio, la Chiesa concede l’indulgenza parziale a chi fa devotamente il segno della croce proferendo le parole Nel nome del Padre….. e la stessa l’indulgenza la otteniamo recitando privatamente una parte del Rosario, mentre riceviamo la plenaria quando lo recitiamo in chiesa con la meditazione dei misteri.
Paola de Lillo