“Non so che viso avesse, neppure come si chiamava…”. Eppure, da questa mattina sappiamo che c’è un giustiziere della notte che ha fatto l’unica cosa che bisognava fare: ha preso le statuette amazzoniche adorate nei riti pagani di questi giorni e che hanno indignato i fedeli di ogni latitudine e le ha gettate nel Tevere. Il video che documenta “l’impresa” sta girando in queste ore di chat in chat con una velocità impressionante.
Le tre statuette conservate in Santa Maria in Transpontina e utilizzate per le farlocche ritualità amazzoniche di questi giorni, persino portate in processione al Papa, in questo momento stanno viaggiando serenamente verso Ostia dove tra poco entreranno in mare aperto e finalmente si uniranno alla natura.
Qualcuno è entrato questa mattina all’alba nella chiesa di via della Conciliazione intorno alle 7 e dopo averle “furtivamente” prelevate le ha gettate nel fiume non distante. Proprio all’altezza del ponte sul Tevere di Castel sant’Angelo. Il video lo ritrae entrare dentro la chiesa, piazzare la camera su un banco dove qualche fedele è già entrato per la preghiera mattutina, raccogliere le tre statuette e poi uscire. Lungo il tragitto si vede solo il busto, una camicia azzurrina, e le tre statuette tenute “in grembo”. Arrivati a Castel Sant’Angelo, un tempo sede delle carceri pontificie, l’uomo appoggia le tre statuette sul parapetto del ponte. E con tre colpi secchi scaglia nel fiume i manufatti raffiguranti una indigena incinta e nuda.
Il video termina mentre i tre oggetti si inabissano nel Tevere e in pochi minuti diventa virale. L’uomo ha agito indisturbato segno che – evidentemente – quelle statue non dovevano avere un gran valore economico. Ma neanche spirituale dato che si è provato in un qualche modo a farle passare come un’iconografia mariana impossibile da accettare: Nostra Signora di Amazzonia. Una Maria inesistente, spacciata come tale per promuovere una ritualità tribale che non è altro che folklore dal gusto paganeggiante. Il Sinodo perde così uno dei suoi principali protagonisti: la piccola Pochaontas elevata a dea e ora scomparsa tra i flutti.
Si tratta di un gesto che va oltre la goliardata ma si carica di precise simbologie: il paganesimo prima o poi viene spazzato via dalla retta ragione. Anche quando questa ti suggerisce le maniere forti. Evidenti nelle simbologie pagane entrate in Vaticano in questi giorni i rimandi a un paganesimo molto, troppo vicino al diabolico. Finisce così la storia delle statuette su cui lo stesso Vaticano in più riprese non ha mai saputo dare la giusta e corretta definizione iconografica malcelando imbarazzi e non detti. Eppure la presenza di quelle statue, del tutto aliene alla cultura cattolica sono state considerate urticanti da moltissimi fedeli e anche da prelati, come testimonia la presa di posizione del cardinale venezuelano Urosa, che ha pesantemente criticato il sincretismo della kermesse ai Giardini Vaticani e la processione d’ingresso con la Pachamama in San Pietro.
In quanto al nostro novello Pasquino non sappiamo che fine farà, se le autorità vaticane lo scopriranno e lo arresteranno per furto di divinità. Di sicuro dovrà avere dei validi giustificativi dato che lo scagliare oggetti incautamente da un ponte configura la fattispecie di peccato ecologico così come sarà presto sancito. E a nulla varrà la giustificazione che in fondo il legno è biodegradabile.