Un pamphlet LGBT contro la Chiesa. Il titolo è Sodoma e l’autore Frédéric Martel, un noto attivista LGBT francese. Il libro però è nato in Italia, nel corso di un colloquio tra l’autore e l’editore Carlo Feltrinelli, figlio di Gian Giacomo, l’editore-terrorista morto il 14 marzo 1972, mentre poneva una bomba su un traliccio dell’Enel di Segrate. Sodoma sarà presentato nei prossimi giorni in otto lingue e una ventina di Paesi.
Il lancio ufficiale avverrà il 21 febbraio, in concomitanza con l’apertura del vertice vaticano dedicato agli abusi sessuali sui minori. Si tratta dunque di una possente operazione mediatica, che ha come bersaglio la Chiesa cattolica.
L’autore del libro, Frédéric Martel, presentato dalla stampa con i titoli, di volta in volta differenti di sociologo, ricercatore, storico, ha raggiunto una certa popolarità per il suo ultimo saggio, tradotto in varie lingue, Global Gay, (pubblicato in Italia da Feltrinelli), dedicato all’odierna marcia trionfante del movimento gay in tutto il mondo.
Coinvolto direttamente in numerose associazioni attive nella diffusione dell’agenda LGBT, Martel è impegnato, da anni, in prima linea, nel processo di promozione e “normalizzazione” dell’omosessualità.
La “militanza” LGBT dell’autore di Sodoma lo ha portato ad essere uno dei principali promotori della legge n. 99-944 del 15 novembre 1999 (Dupacte civil de solidarité et du concubinage), i cosiddetti PACS, che introdussero le unioni civili in Francia.
Negli anni seguenti, l’attivista LGBT ha continuato a dare il proprio contribuito alla causa omosessualista dedicando numerosi articoli a favore dell’introduzione del pseudo-matrimonio omosessuale in Francia, fino alla sua completa legalizzazione avvenuta il 18 maggio 2013.
Martel affronta ora la sodomia nella Chiesa, affermando di avere condotto un’inchiesta sul campo, durata 4 anni, intervistando circa 1500 persone in Vaticano e in vari paesi del mondo.
In realtà ciò di cui il libro è carente, è proprio la documentazione. Nulla sappiamo, dopo la sua lettura, più di quanto già non si sapesse sulla diffusione dell’omosessualità nella Chiesa.
Questo gravissimo problema, portato alla luce dalla testimonianza dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, è stato analizzato in maniera scientifica e documentata da due studiosi polacchi, don Dario Oko e don Andrzej Kobyliński, autori di studi che sono stati ignorati dalla stampa internazionale.
Ma Martel non cerca la verità, ha una tesi ideologica da dimostrare e nelle sue pagine non dimostra, ma suggerisce, insinua, calunnia, denigra.
Mons. Battista Ricca, definito da Sandro Magister «il prelato della lobby gay», gli apre le porte del Vaticano. «Mi spiega minuziosamente come passare il controllo dei gendarmi e poi delle guardie svizzere. Incontrerò spesso questo prelato dagli occhi liquidi, un cecchino vicino a Francesco che ha conosciuto la gloria e la caduta. Come vedremo, è a lui che devo di aver potuto alloggiare in una delle residenze del Vaticano».
L’autore racconta di essersi installato a Roma una settimana al mese, «alloggiando regolarmente all’interno del Vaticano grazie all’ospitalità di alti prelati che spesso si sono poi essi stessi rivelati “della parrocchia”; “una quarantina di cardinali e centinaia di vescovi, monsignori, sacerdoti e nunzi (gli ambasciatori del Papa) hanno accettato di incontrarmi. Tra questi, presunti omosessuali, presenti ogni giorno in Vaticano, mi hanno fatto penetrare nel loro mondo di addetti ai lavori».
Tra i suoi informatori c’è il padre Antonio Spadaro «un gesuita considerato come una delle eminenze grigie del Papa, con il quale ho regolarmente discusso presso la sede della rivista La Civiltà Cattolica, di cui è il direttore».
È lui che gli spiega, che «il cardinale Burke è alla testa dell’opposizione al Papa». Il cardinale Raymond Leo Burke, a cui Martel dedica un capitolo del suo libro rappresenta logicamente uno dei suoi bersagli. La sua colpa? Quella di condannare in maniera categorica l’omosessualità.
La tesi di Martel è che dietro ogni “omofobo” si nasconde in realtà un omosessuale, ma poiché nulla di questo genere può essere dimostrato a carico del cardinale americano, l’attivista francese si accontenta di una descrizione minuziosa e caricaturale del normalissimo appartamento cardinalizio.
«Il cardinale – scrive – evoca irresistibilmente nel suo modo di vestirsi e nel suo andamento insolito una drag-queen». Tuttavia, ammette Martel, «Burke è uno dei pochi ad avere il coraggio delle sue opinioni», come peraltro mons. Viganò, che gli appare «come un testimone affidabile e la sua lettera inconfutabile»; «mi sembra tuttavia – egli aggiunge – che il gesto di Viganò sia più irrazionale e solitario di quanto non si sia creduto: un atto disperato, una vendetta personale che è innanzi tutto il frutto di una profonda ferita interna».
Di che cosa sono colpevoli gli ecclesiastici omosessuali? Non di avere violato la legge morale, ma di essere ipocriti e di non avere dato pubblica testimonianza del loro vizio.
«Che sia chiaro che per me, un sacerdote o un cardinale non dovrebbe vergognarsi di essere omosessuale; penso anzi che dovrebbe essere uno status sociale possibile tra tanti altri».
Gli uomini di Chiesa dovrebbero dire: siamo omosessuali, e ce ne vantiamo; la Chiesa dire: ho sbagliato nel condannare l’omosessualità.
È questa la ragione per cui Martel è un sostenitore della “riforma” di papa Francesco:
«Le dimissioni di Benedetto XVI e la volontà di riforma di Papa Francesco aiutano a liberare la parola». «Questo papa latino è il primo ad aver utilizzato la parola “gay” – e non più solo il termine «omosessuale» – e può essere considerato, paragonandolo ai suoi predecessori, come il più “gay-friendly” tra i pontefici moderni.
Ha avuto parole sia magiche che contorte sull’omosessualità: «Chi sono io per giudicare?» E si potrebbe anche pensare che questo Papa non abbia neanche le tendenze né l’inclinazione che sono state invece attribuite a quattro suoi recenti predecessori.
Eppure Francesco è oggi oggetto di una violenta campagna dovuta al suo presunto liberalismo su questioni di moralità sessuale, portata avanti da cardinali conservatori che sono molto omofobi – e in gran parte, segretamente omofili».
«Ciò che non sopporta Francesco non è tanto l’omofilia diffusa, quanto la vertiginosa ipocrisia di coloro che sostengono un’austera moralità pur avendo un compagno, delle avventure e talvolta anche degli accompagnatori.
Per questo motivo fustiga incessantemente i falsi devoti, i bigotti insinceri, i farisei. Questa doppiezza, questa schizofrenia, sono state spesso denunciate da Francesco nelle sue omelie mattutine a Santa Marta.
La sua formula merita di essere posta in primo piano in questo libro: «Dietro la rigidità, c’è sempre qualcosa di nascosto; in molti casi, una doppia vita»».
Martel, come papa Francesco, è convinto che dietro ogni “omofobo” si cela un “omofilo”, un uomo attratto, o ossessionato dall’omosessualità, che la pratichi o no.
«Si potrebbe anche dire che c’è una regola non scritta che è quasi sempre vera a Sodoma: più un prelato è omofobo, più è probabile che sia egli stesso omosessuale».
«Più un prelato è veemente contro i gays, più forte è la sua ossessione omofoba, più è probabile che egli non sia sincero e che la sua veemenza ci nasconda qualcosa».
Lo scopo del libro? Abbattere la Bastiglia della morale cattolica. «Cinquant’anni dopo Stonewall, la rivoluzione gay degli Stati Uniti, il Vaticano è l’ultimo bastione da liberare! Molti cattolici hanno ormai intuito la menzogna ancor prima di aver letto la descrizione di Sodoma».
Passi da seguire sono: appoggiare e incoraggiare la “riforma” bergogliana; squalificare gli uomini di Chiesa fedeli alla Tradizione; impedire che nella Chiesa si discuta sulla piaga dell’omosessualità, soprattutto nel prossimo vertice.
C’è da osservare però che l’appoggio LGBT a papa Francesco non lo aiuterà certo nella situazione di grave difficoltà in cui egli si trova; i cardinali e vescovi demonizzati nel libro, usciranno più forti dopo questo attacco così mal condotto; e se i presidenti delle Conferenze episcopali mondiali non tratteranno il tema dell’omosessualità, quello del 21-24 febbraio sarà un incontro fallito. Ma quello che può considerarsi un fiasco fin da questo momento è il pamphlet di Frédéric Martel.