« Vaticano, comunicazione a suon di ceffoni » di Riccardo Cascioli

Pur visti con prospettive diverse, i commenti dei vaticanisti più attenti sono concordi: le dimissioni a sorpresa il 31 dicembre del portavoce della Sala Stampa vaticana, Greg Burke, e della sua vice, Paloma Garcia Ovejero, sono l’esito di una guerra intestina all’interno del sistema della comunicazione vaticana. C’è chi parla di schiaffo al Pontefice, chi di semplice reazione alla nomina di Andrea Tornielli a direttore editoriale dei media vaticani dopo quella di Paolo Ruffini al vertice del Dicastero della comunicazione, fatto sta che Burke e Garcia Ovejero hanno capito che ormai erano di troppo.

Possiamo immaginare che soprattutto Burke si senta ora più sollevato. Questi due anni e mezzo alla direzione della Sala Stampa sono stati tutt’altro che facili, appiattito nel ruolo di estensore di comunicati ufficiali, arrivati spesso in ritardo e con una credibilità da Soviet supremo.

Eppure la riforma vaticana della comunicazione voluta da papa Francesco assegna al direttore della Sala Stampa un ruolo tutt’altro che marginale, da vero portavoce non solo del Papa ma dell’intera Curia vaticana, d’intesa con la Segreteria di Stato. Un po’ quello che in effetti era stato Joaquin Navarro Valls per Giovanni Paolo II.

Ma è stato lo stesso papa Francesco che, seppure abbia lui stesso nominato Burke e la Garcia Ovejero, li ha anche aggirati di fatto in mille modi consegnando la pubblicizzazione del suo pensiero ad altri, che considera “amici”.

Tra questi anche Eugenio Scalfari, che ancora recentemente ha attribuito al Papa un pensiero sulla Creazione ben lontano da ciò che ha sempre insegnato la Chiesa e senza che la Sala Stampa abbia mai potuto o voluto smentire certe affermazioni.

Ma chi davvero voleva capire il pensiero del Papa, le sue strategie, il senso di alcuni gesti e parole, in questi anni ha dovuto soprattutto seguire quanto scrivevano alcuni “prediletti”.

Su tutti padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, e Andrea Tornielli, vaticanista de La Stampa e coordinatore del sito Vatican Insider. Non per niente il primo è l’eminenza grigia dietro la nomina del nuovo direttore dell’Osservatore Romano Andrea Monda, e il secondo è stato appena nominato direttore editoriale di tutti i media vaticani, ruolo previsto dallo Statuto del Dicastero per la Comunicazione ma da tre anni rimasto scoperto, ovvero gestito in prima persona dal prefetto del Dicastero.

Di per sé, a norma di Statuto il Direttore della Sala Stampa è indipendente dal Direttore editoriale, è un pari grado. Ma alla luce di quanto visto in questi anni, sotto la guida di Tornielli la direzione editoriale tenderà naturalmente ad estendersi anche verso la Sala Stampa, una concentrazione di potere senza precedenti.

Essendosi Tornielli distinto in questi anni nel dividere la Chiesa tra buoni e cattivi, nell’individuare e mettere nel mirino i presunti “nemici” del Papa (basta porre una domanda di chiarimento per entrare di diritto in questo club), possiamo facilmente intuire che il nuovo assetto nella comunicazione vaticana significherà tra l’altro lotta senza quartiere a quanti non si adeguano alla “nuova Chiesa”.

 

La Nuova Bussola Quotidiana